The Man from London (Bèla Tarr)

Chi conosce Bela Tarr sa che si tratta di un cinema lento, rarefatto e pieno di momenti morti, quasi un atto ad imprigionare nell’eternità uno sguardo, un ballo, un sentimento. Quest’ultima fatica di ben 140 minuti è stata decisamente pesante da digestire, siamo a livelli più lenti del solito, più angoscianti e stavolta non è un bianco e nero ma un grigio spesso ed inscalfibile. Musica funerea ma più minimale, camera diretta con lentezza mortifera. Non raggiunge gli apici di Damnation ma regala momenti di spessore emotivo.

DVD UK con sottotitoli in inglese, la pecca è che scompaiono sui dialoghi inglesi (non tantissimi ma tanto valeva metterli)