Ken Loach
2023, 113’, colore
TJ Ballantyne, un uomo di mezza età, gestisce un pub in un sobborgo inglese. Quest’ultimo era un tempo località mineraria, ma da molti decenni è stato condotto ad un inevitabile declino economico e sociale dopo la deindustrializzazione del paese, durante gli anni '80. Anche il pub di TJ non se la passa benissimo, avrebbe bisogno di manutenzione; così come il proprietario, il cui unico scopo nella vita sembra essere tirare a campare e prendersi cura della cagnetta: “marra”.
Essendo il pub l’unico punto di aggregazione per il vicinato, l’apertura all’interno di una cucina solidale - che vede la partecipazione anche di alcuni rifugiati siriani, da poco arrivati nel quartiere - non viene vista vista di buon occhio da quegli abitanti in cui alberga più di un pensiero xenofobo: cosa succederà?
Personalmente è sempre bello vedere un film di Loach (gli ultimi felici scampoli di comunismo). Qui però mi sembra che talvolta la storia pecchi un po’. Intanto ci sono degli aspetti della trama che vengono abbandonati a loro stessi, monologhi mal inseriti (forse gli autori si sono lasciati influenzare da Barbie? ) che appiattiscono i personaggi, in favore della morale che il film porta. Strano perché alla sceneggiatura c’è quel Paul Laverty che ha tanto collaborato col regista e che nel film precedente spiegava la sua tesi attraverso le azioni dei personaggi, non con i monologhi.
Finale insolitamente ottimista.
Comunque nulla di insopportabile, il film non ne soffre troppo e l’ho visto con grande soddisfazione.
Ciao!
C.