The young ones aka Half past 15 years old (Siu-Kei Lee, 2001)

Ma cavoli, la cinematografia di Hong Kong è davvero una miniera sterminata, e più scavi raschiando il fondo del barile, più può capitarti di imbatterti in inaspettate sorprese.

Ad esempio non mi capacito di come questo Half past 15 years old possa essere una pellicola così anonima e sconosciuta… Se lo stesso film fosse stato realizzato in europa avrebbe fatto il giro dei festival e probabilmente sarebbe stato uno di quei casi sui quali amano soffermarsi per qualche breve lasso di tempo i giornali ed i media.
Ad Hong Kong invece la produzione era tale e tanta che tutto finiva nel marasma e se non c’erano dietro registi o attori di richiamo anche opere dall’indubbio valore artistico rischiavano di non venire intercettate dalla critica e dal pubblico (secondo hkmdb il film nelle sale incassò il corrispettivo di circa 7400 euro), specie se non si trattava di pellicole di genere ma di film drammatici… Non c’è da stupirsi che un sacco di titoli qui in occidente non li abbiamo neppure mai sentiti nominare.

Anche se siamo nei primi anni 2000 Hong Kong è immortalata ancora attraverso l’iconografia della new wawe, con tutte quelle inquadrature notturne e sghembe di neon, flash e luci sbarluccicanti che mi fanno struggere ogni volta che le vedo.
Il film è un’ennesima variazione sul tema “gioventù sbandata in HK”, focalizzandosi sulla vita di quattro ragazzine borderline di 15 anni e mezzo.
Una vive con dei genitori poco presenti perché dipendenti dal gioco d’azzardo, che non la accudiscono ed anzi la coinvolgono nelle loro attività poco lecite; la seconda vive con un padre sempre al lavoro ed una “matrigna” che non la sopporta, e reagisce diventando estremamente bugiarda ed opportunista; la terza vive con un padre gravemente malato, un fratellino disabile ed uno zio che mantiene tutta la famiglia mandando però a monte gli equilibri relazionali perché si tromba (con il doloroso ed implicito assenso di tutti) la madre; la quarta ha una situazione familiare normale ma si lascia trascinare dalle amiche.

Le quattro BFF non hanno dei principi etici e taccheggiano negozi, ricattano uomini adulti estorcendo loro beni materiali sotto la minaccia di denunciarli per molestie sessuali (mai avvenute), a scuola si prendono gioco dei professori e degli assistenti sociali ridicolizzando la loro autorità.

Ben presto però le cose precipitano:
una di loro (la bugiarda) viene molestata sessualmente dallo zio e non venendo creduta dal padre scappa di casa; al tempo stesso un’altra (quella col padre malato) viene fatta ubriacare dai ragazzetti di una gang del quartiere e poi violentata, e per la vergogna pure lei non vuol più tornare a casa e lasciano la scuola.
Finiscono a casa del cugino della gambler, che spaccia ecstasy e che gestisce un giro di vendita di VCD piratati.
Le ragazzine vengono ospitate da lui, che le ingaggia anche per vendere i film taroccati per strada, (s)vestite in modo sexy per attirare un maggior numero di clienti.
Sembra andare tutto bene quando il padre malato ha un tracollo e viene ricoverato, può salvarlo solo un’operazione costosissima che la famiglia non può permettersi. Ecco che allora la figlia sente di non avere più nessun’altra alternativa e si mette a prostituirsi.
Sulle loro tracce però si mettono due poliziotti e un assistente sociale.

Da qui inizia un tracollo verticale che porterà le quattro amiche a toccare il fondo venendo coinvolte in una vicenda macabra dalla quale è difficile uscire…

Il film riesce a dipingere molto bene l’affresco, caratterizzando in modo efficace gli ambienti, i personaggi, la violenza, il sottobosco umano laido e criminale, le difficoltà delle famiglie proletarie che vivono in situazione di povertà, i giovani che non hanno riferimenti validi a cui aggrapparsi e che perdono i valori.

Davvero inaspettata la svolta finale, per una volta tanto il film non finisce in tragedia ma le ragazze vengono accolte in una struttura tipo casa famiglia, in grado di dare loro quelle attenzioni, quell’ascolto, quell’affetto che per un motivo o per l’altro le loro famiglie d’origine non erano state in grado di fornire.
Peccato però per la scena finale estremamente buonista e stracciamutande, di un melenso esasperato, forzato, falso e superficiale, che fa deragliare il film dai binari del cinema di qualità compromettendo in parte l’efficacia della pellicola.

Una colpa non di poco conto, ma se si è disposti a scendere a compromessi con questo svarione conclusivo si potrà fruire di un bel film sconosciuto ai più e decisamente valido.

Il regista ha firmato un altro paio di pellicole altrettanto ignote e cadute nell’oblio (tra cui un CATIII) ma come attore ha all’attivo più di 100 film.

La pellicola si segnala anche per uno dei manifesti più brutti dell’intera storia del cinema. Guardando la copertina del dvd mi sono chiesto con un certo malessere che razza di acquisto avessi fatto, visto che non avendo trovato trame online me l’ero comprato a scatola chiusa incuriosito dal titolo: a giudicare dall’immagine sembrava davvero una roba da prendere e buttare nella spazzatura :scream:

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