Ovvero “T’inquiète (pas)”, cioè “non preoccuparti”.
Recente film belga sul bullismo, a mio modo di vedere riuscito. Poiché non si limita a raccontare e condannare determinate dinamiche ma inserisce una storia (tratta da un vero fatto di cronaca: una ragazza che sceglie di togliersi la vita come estrema ratio non riuscendo a sfuggire dal muro di ostilità, sfottò, giudizi e shaming a sfondo sessuale che incombe su di lei) estremamente reale e verosimile in una cornice narrativa fantastica (la ragazza giace all’ospedale in coma irreversibile , coi genitori al suo capezzale, ma una sorta di sua proiezione spirituale si materializza, osservando tutto dall’esterno).
Il procedere appaiato di questi due piani rende il racconto fresco ed intrigante e ci accompagna per tutto lo svolgimento del film, facendoci empatizzare con questo spirito privo di memoria che, tramite dei flashback “extrasensoriali” e seguendo le diverse persone che hanno fatto parte della sua vita (amiche, fidanzato, genitori, …) cerca di capire cosa diavolo sia successo e che cosa l’abbia spinta a fare un gesto simile.
Un modo diverso per raccontare una storia comune, che riesce a toccare le corde emotive e lasciare qualche messaggio incisivo.
Il film è appena uscito in sala in Belgio e non so se e quando approderà altrove.