Un libro sul cibo che tutti dovrebbero leggere!

Questo:
http://www.internetbookshop.it/ser/serdsp.asp?feature=cover&isbn=8806173065
Garantisco che è sconcertante.
E sopratutto a ME ha aperto gli occhi più di quanto non li avessi già aperti.
Straconsigliatissimo.

Lo terrò in considerazione, magari così smetto di mangiar e solo schifezze

Ma che avrebbe di sconcertante questo libro?

Copio incollo e riporto:

Recensione de L’indice (Il più autorevole periodico italiano di recensioni e informazioni sul mondo dei libri.)

"Spaghetti, pollo, insalatina e una tazzina di caffè? Se sulla pastasciutta Felicity Lawrence non si pronuncia (e, tutto sommato, c’è di che essergliene grati), il resto del pranzetto rischia di restare sullo stomaco al lettore. Già, perché la carne del pollo – un disgraziato mutante ignoto a Linneo – può facilmente contenere, oltre a oceani d’acqua, proteine bovine e suine, e magari anche qualche virus, specie se a commercializzarla è un tizio dall’evocativo soprannome di “Pete il Cagnotto”. Quanto all’insalata, magari è stata coltivata sotto ettari quadrati di plastica, a suon di pesticidi, anche grazie al sottopagato ausilio di un esercito di sventurati che, letteralmente, abitano nelle avvelenate discariche della nostra opulenta Europa, avvolti nella plastica anche loro, come cavernicoli del ventunesimo secolo. Il prezzo del caffè nella tazzina, dal canto suo, provocherebbe lacrime di costernazione in più di un produttore ugandese.

Cambiare menu può produrre risultati altrettanto inquietanti sulla digestione, se si pensa che i gamberi nel proprio piatto in certi casi hanno assunto più farmaci di un club di ipocondriaci, o che la frutta di una coppa di macedonia forse ha totalizzato più chilometri dell’Apollo 11. Beviamoci sopra. O magari no, sapendo che almeno un’azienda “ha trovato il modo di trattare il fumo di quercia rendendolo liquido per aggiungerlo al vino” e che, a detta degli incaricati, “tutti sono molto entusiasti del sapore”. L’unico problema, chissà come mai, è la legge.

E adesso, non facciamo gli italiani. È inutile trincerarsi dietro il fatto che Lawrence è una giornalista inglese e che non sempre le situazioni che descrive ci appartengono del tutto. E altrettanto inutile è innalzare barricate di tortellini, pizza, pesto o tiramisù amorevolmente preparati in casa, a mano, da schiere di nonne, mamme o amici cari. A voler essere onesti, spesso anche da noi cucinare significa in realtà “sbattere” per due minuti della “roba” nel microonde. E chi mai, se non forse un chimico, ha voglia di leggere quelle sfilze fitte fitte di ingredienti, sigle, additivi sul retro delle confezioni? Si corre a far la spesa, mica in biblioteca. Anche da noi impera la comodità globalizzante del supermercato, perché ci si trova sempre tutto e perché si riesce magari a risparmiare qualcosa (sapere dell’esistenza del lardo di Colonnata o di altre consimili squisitezze non significa potersele permettere). Anche da noi, infine, le accidiose abitudini al precotto, pretagliato, prelavato stanno dilagando. Quelle al gassato, fritto e salato sono già da tempo un dato acquisito specie, ed è allarmante, fra bambini e ragazzi.(…continua)

Tu pensa, me l’ha regalato un’amica un mese fa, lo sto leggendo. Basta pollo in Inghilterra. Iperconsigliatissimo, la tipa è una veramente con le palle.

Ho mangiato poco tempo fa un chicken tikka masala ad Edimburgo…(per la serie: anche qui mi devo preoccupare?).
Lo comprerò 'sto libro, mi fido di :almayer:(e ovviamente anche di Agente)

Grazie caro.
Se ti fidi del tuo Inglese:

Consigli anche “Quattro sberle nel piatto” e “Siamo fritti”(quest’ultimo un po sempliciotto e romanzato, ma qualche spunto lo suggerisce pure lui).