Un Sogno Chiamato Florida (The Florida Project - 2017) - Sean Baker

Sullo sfondo di una zona degradata di Orlando direttamente adiacente a Disneyland, si svolgono le avventure della piccola Mooniee e dei suoi amichetti. Parallelamente si dipanano le difficili esistenze della giovane mamma di Mooniee e di altre donne, sole come lei, alle prese con la sopravvivenza, più ancora che con l’esistenza.

Lo dico subito, se ci fossero stati un bel 20 minuti in meno, il film ne avrebbe giovato alla grande. Alla lunga i quadretti da cui è composto il film diventano un po’ troppo ripetitivi e arrivati ad un certo punto, un occhiata all’orologio è inevitabile. Baker gira un film per lo più ad altezza bambino, dove spesso le teste dei grandi sono tagliate dall’inquadratura e dove il larger than life dell’american way appare davvero molto grande, in confronto alle piccole, e talvolta misere, esistenze che ne fanno da corollario. La parabola distruttiva della mamma di Mooniee, porta il film ad un finale non dico telefonato ma forse quasi inevitabile, con la fuga finale della bimba dalle assistenti sociali, che finisce nel castello della Bella Addormentata di Disneyland. Molto bello ed umano il personaggio del manager del residence in cui vivono Mooniee e gli altri, un Willem Dafoe davvero bravo.

Altro film per cui i critici anglosassoni si sono entusiasmati. Mi ispira e incuriosise, questo ritratto degli States “minori”, con bianchi ignoranti e poveri, disillusi ma non domi. Curiosità: a parte Willem Dafoe, il resto del cast è composto da non professionisti. La ragazza protagonista, addirittura, è stata “pescata” su Instagram!
P.S. A proposito, Dafoe era candidato come miglior non protagonista agli ultimi Oscar. Avrei tanto gradito vedere lui premiato, anzichè Sam Rockwell (vincitore per “Tre manifesti…”). Che è ancora abbastanza giovane, poteva aspettare. Dafoe invece è del '55. Non vorrei vederlo “premiato” con la statuetta alla carriera, magari fra vent’anni, magari pochi mesi prima di morire…