Due signore della ricca borghesia milanese, in vacanza ad Arenzano, decidono di mettere alla prova il loro potere di seduzione improvvisandosi per una notte prostitute di strada. Una rimane uccisa, l’altra torna a Milano terrorizzata. I mariti, per evitare lo scandalo, preferiranno mettere tutto a tacere.
Trasmesso anni fa al Trevi, ovviamente assente in digitale. Una voglia da morire (1965), segna un’anomalia autoriale nella vasta filmografia di Duccio Tessari, solitamente dedito al cinema di genere.
Alla ricerca dei film dimenticati. Nell’era di dvd, tv satellitari, youtube e muli vari, la Cineteca D.W.Griffith continua tenacemente a riproporre in sala e su pellicola film spariti dalla circolazione, di cui si cominciava a perdere la memoria. L’ultima riproposta è Una voglia da morire (1965) del genovese Duccio Tessari, un film girato in gran parte ad Arenzano, un sarcastico attacco a cinismi e ipocrisie della borghesia italiana negli anni del boom che a suo tempo era stato sequestrato per oscenità, e quando fu sbloccato non ebbe praticamente più una vera circolazione.
Da allora, era diventato un film invisibile, dimenticato da tutti…
La dimostrazione che almeno su una cosa Nanni Moretti c’ha preso: quando in “Palombella rossa” affermava che “le parole sono importanti”.
P.S. A proposito: ultimamente sento sempre più spesso usare “gli” anche quando è riferito a una donna, anziché il corretto “le”. Ignoranza? Sciatteria? O ulteriore eccesso di " politicamente corretto"?
Ogni volta che lo sento avverto un brivido nella schiena… Ma io sono un cultore oltranzista dell’italiano corretto, e ormai se ne sentono (e leggono) di tutti i colori…
io penso che di svarioni se ne leggano tanti ovunque, anche questo forum galleggia su una lingua paraitaliana, quindi chi è senza peccato SCRIVA TUTTO IN MAIUSCOLO!!!1!1!!