Welcome - Philippe Lioret

“Difficile trovare titolo più ironico e amaro per un film secco ed efficace come pochi, che concentra una tragedia dei nostri giorni in un pugno di figure e conflitti tanto essenziali da togliere davvero, rieccoci, il respiro. Che un film così incassi 20 milioni di euro in Francia è forse una magra consolazione. Ma è già qualcosa.” (Fabio Ferzetti, ‘Il Messaggero’, 11 dicembre 2009)

Visto l’altra sera in dvd, bellissimo questo film di Lioret sul tema dell’immigrazione, asciutto e diretto come un bisturi, con un grande Vincent Lindon. Ambientato in una Calais livida, punto di arrivo di molti disperati che da lì provano a passare in Inghilterra, braccati da una polizia nazistoide e implacabile, che se la prende anche coi cittadini francesi che cercano di aiutare i migranti. Un film che bisognerebbe far vedere nelle scuole.

“‘Welcome’ di Philippe Lioret è un film che in Italia non saprebbe fare nessuno. E il paragone non vuole essere il solito ‘cahiers de doleances’ dei difetti nostri e dei pregi altrui. Il punto è che di fronte al tema ‘immigrazione’, come per qualsiasi tema etico delicato, agli italiani, quelli bravi che hanno studiato storia, cinema e sociologia, mancano gli attributi. Lioret, invece, propone una versione di cinema contemporaneo militante che sa di autentica immersione nel reale. Una documentazione altamente antispettacolare del vero per mostrare l’angoscia, la fuga, l’inferno dei migranti. La macchina da presa di Lioret non dà mai segni di cedimento: prende una giusta distanza dai soggetti, sembra non invadere e/o condizionare lo spazio dell’inquadratura, fino ad amalgamarsi coi corpi e i luoghi ripresi (si veda il ricorrente esterno spiaggia davvero ispirato). I tre sceneggiatori (lo stesso Lioret, Emmanuel Courcol e Olivier Adam) disegnano una robusta linea principale di dialogo tra Simon e Bilal: dapprima maestro con allievo, poi padre con figlio, infine mimesi tra adulti innamorati di due donne che paiono irraggiungibili. Quest’atmosfera malinconica che permea un presente amaro per Simon e disperato per Bilal, diventa naturale fronte comune davanti ai soprusi della polizia e alle delazioni dei vicini di casa. Perché il sadismo della nuova legge francese anti immigrazione prevede pene severe anche solo per chi rifocilla, senza permesso delle autorità, un clandestino. ‘Welcome’ è così uno sfregio bello grosso alla gabbia dei pregiudizi sociali; cinema intenso, compatto, politico, mai rinunciatario. Tra guardie giurate di colore che spintonano ‘fratelli’ clandestini di colore fuori da un supermercato e un presidente della repubblica francese che appare in tv dicendo: “mi assumo ogni responsabilità di ciò che ho detto e fatto”. Ad ogni paese la sua bella faccia di bronzo. E le sue intense, tragiche facce di abbronzati.” (Davide Turrini, ‘Liberazione’, 11 dicembre 2009)