Con colpevole ritardo ho visto il film solo ieri. Ammesso che interessi a qualcuno, dico che ne penso.
Premessa: sono tra quelli a cui i tanto vituperati Il Cartaio e Ti Piace Hitchcock? non sono affatto dispiaciuti, anzi.
Premessa: detesto (professionalmente) Asia Argento, ma spezzo volentieri una lancia a suo favore nel caso della Terza Madre. Stavolta recita, a modo suo, ma recita.
Premessa: va molto di moda negli ultimi anni sparare a zero su Dario Argento, a prescindere dal reale valore delle sue pellicole. Ci può essere qualcosa di buono, qualcosa di meno buono, ma bisogna dire che Dario si è rincoglionito. Fa molto “intenditore”, e quindi questa è l’opinione prevalente nell’intellighenzia di celluloide.
Premessa: 'sta storia della trilogia delle Madri è una gran bufala. Diciamoci la verità, Argento manco per il cazzo aveva pensato ad una trilogia quando girava Suspiria ed Inferno. A scopo meramente pubblicitario - e magari pure per carenza di idee - si è inventato l’esistenza di questa presunta trilogia di film. Si sa, adesso le trilogie vanno che è un piacere. Se non ne giri almeno una non sei nessuno. La Terza Madre è certamente stato scritto e pensato in relazione ai precedenti due film (e questo è il suo limite più importante), ma i precedenti due film non avevano affatto un impianto articolato su più capitoli; nessuna omogeneità o esplicito legame tra di loro. In poche parole, non c’era nessuna intenzione di scrivere una trilogia, all’inizio.
Il dunque: senza voler offendere nessuno, il mio parere è che La Terza Madre sia un tantino imbarazzante. Brutto e carente. Inutile attaccare Argento sui punti deboli del film, i suoi “difetti” sono sempre gli stessi. Recitazione degli attori inesistente; trama assente ingiustificata, in totale subordine alla potenza della rappresentazione visiva; cambi di scena improbabili; dialoghi talvolta ridicoli. Storicizzando il lavoro del regista si può affermare che i suoi “difetti” sono diventati dei punti di forza, ossia dei veri e propri trademark che rendono Argento riconoscibile tra mille. Il suo approccio al cinema era e rimane naive, fanciullesco, ingenuo, sincero, spontaneo. C’e sempre dell’entusiasmo in ogni progetto che Dario mette in piedi, è palpabile, arriva fino in sala. Questo crea un rapporto di affetto inscindibile con lo spettatore, disposto a seguirlo anche nella consapevolezza che l’ultimo decennio ha portato un netto calo qualitativo nelle sue produzioni. In nessun caso un film di Argento è totalmente da buttare, completamente privo di spunti. C’è sempre qualche frammento geniale, interessante, creativo, originale. C’è sempre un motivo di interesse, e così è pure per La Terza Madre.
Si potrebbe stare una giornata ad elencare inesattezze e passi falsi di questa opera. Per dire, personalmente mi hanno infastidito la gratuità delle scene pseudo-lesbo, la piattezza del buon Simonetti (di solito una freccia in più all’arco di Argento), la ruffianeria di un personaggio come la strega nipponica che fa tanto “moda”, le streghe acconciate Dolce e Gabbana, Mater Lacrimarum che, tra i suoi accoliti, sfila sulla pedana con tanto di zeppe modello Canalis, eccetera … Ma tutto ciò non toglie alcunché al piacere di sedersi in sala per assistere al “nuovo film di Dario Argento”. Se esce un suo film e non lo vado a vedere mi dispiace, ci sto male. Devo andare, comunque sia. Non fosse altro perché ha contribuito a costruire la mia adolescenza. Non fosse altro perché è una parte della mia formazione. Non fosse altro perché ha scritto alcuni tra i più bei film della storia del cinema e, per rispetto, gli devo almeno il biglietto per ogni sua nuova fatica. Si fosse anche rincoglionito, come qualcuno dice, dal 1970 al 1980 ha realizzato ciò che infinite schiere di registi non saprebbero realizzare in una intera carriera.