12 Years A Slave - 12 anni schiavo (S. McQueen, 2014)


http://www.imdb.com/title/tt2024544/

Ho visto ieri sera il nuovo film di Steve McQueen, 12 Anni schiavo, da varie settimane pompatissimo sulle TV e in tutte le sale cinematografiche.

Il cast è fenomenale, uno più bravo dell’altro. Sovrumano Chiwetel Ejiofor nei panni di Solomon Northup, l’autore del libro a cui si ispira il film, nato libero nello stato di New York, ingannato da trafficanti bianchi e reso schiavo per dodici anni sino al 1853. Ragguardevole anche l’interpretazione di Michael Fassbender, il padrone bianco. Brad Pitt, co-produttore, appare in paio di sequenze.

Il film dedica ampio spazio alla rappresentazione delle torture e delle umiliazioni cui sono quotidianiamente sottoposti i poveri schiavi nell’inferno delle piantagioni delle Lousiana. Lunghi piani sequenza indugiano sui colpi inferti dai bianchi sui corpi martoriati degli schiavi. In questo il film mi ha ricordato Passion di Mel Gibson. Ci sono poi insistiti primi piani di Ejiofor, che ha modo di sfoggiare la propria bravura. I paesaggi e i colori della Lousiana sono fotografati alla grande, forse con un compiacimento persino eccessivo che a tratti evoca il film-punizione-per-lo-spettaore per antonomasia, Tree of life di Maliick.

Alla fine 12 anni schiavo ha deluso le mie aspettative. Soprattutto non mi ha coinvolto emotivamente, non sono riuscito ad entrare in contatto empatico con le vittime della furia avida e sanguinaria dei padroni. Anche la rappresentazione idilliaca della vita dei neri negli stati del Nord degli USA negli anni antecedenti la guerra civile mi è sembrata una forzatura storica inaccettabile. Nel film li vediamo frequentare ristoranti di lusso dove camerieri bianchi si rivolgono a loro chiamandoli “signori”. Ma figuriamoci! La guerra civile non è stata combattuta per liberare gli schiavi del Sud.
Infatti il finale della storia, che il regista relega nelle didascalie prima dei titoli di coda, dimostra il livello di ipocrisia delle illuminate menti degli statisti del Nord. Forse McQueen e gli sceneggatori prima delle riprese avrebbero dovuto farsi un giro per i ghetti neri di Detroit, Chicago e New York. Adesso, nel 2014. Altro che “signori”! Ancora oggi se un nero cammina da solo in un quartiere di bianchi rischia di essere ucciso, solo perché ha un’andatura sospetta.

dei film che ho visto di mcqueen questo è per me il più debole…immensi tutti gli attori (fassbender a tratti mi ricordava un giovane franco nero)…la vicenda del schiavo solomon non la sapevo,mi ha colpito…a me ha fatto abbastanza sorridere la vicenda della distribuzione italiana riguardo alle locandine del film che davano ampio risalto a michael fassbender in una locandina e nell’altra a brad pitt (che comparirà nel film per un totale di forse 3/4 minuti…) relegando il protagonista di colore sul fondo della locandina…proteste dagli usa,accuse di razzismo,mea culpa del distributore italiano che si scusa…aveva cercato di attirare anche un pubblico più generalista mettendo in risalto le figure di Pitt e Fassbender (così ha detto)…non mi sento di dare la colpa in toto al distributore italiano per cui un pizzico di pubblicità ingannevole forse ci sta(va) devono pur mangiare no?..personalmente avendo visto gli altri film di mcqueen son andato al cinema soprattuto per il suo nome non certo per fassbender e pitt (che ritengo comunque due ottimi attori imho)…la sala comunque era abbastanza piena ,pubblicità ingannevole o no(il film ad ogni modo concorre agli oscar e anche questa è pubblicità)

Visto venerdì pomeriggio. Cominciamo con una lieve cazzata nella traduzione: leggendo “12 anni schiavo”, penso a un ragazzino dodicenne ridotto in schiavitù. Il titolo andava tradotto con “12 anni da schiavo” o “Schiavo per 12 anni”. Detto ciò, il film mi è piaciuto molto: superiore a “Shame” (ottimo, ma qua e là regia troppo compiaciuta, con alcune sequenze davvero gratuite - i piani fissi al ristorante e la corsa del protagonista), assai ben scritto e interpretato (lode a un odiosissimo Fassbender, meritatamente candidato all’Oscar come non protagonista), forse non eccessivamente coinvolgente a livello mentale (dice bene la recensione su “Nocturno”: “colpisce allo stomaco ma non al cuore”), ma appunto “visceralmente” lascia il segno. Probabilmente si porterà a casa l’Oscar quale miglior film dell’annata: non meritatissimo, ma tutt’altro che usurpato.
P.S. Per Carrasco: io non sarei così radicale, sul fatto del “negro che passeggia con andatura sospetta”. Diciamo che a volte rischiano di essere uccisi, a prescindere dall’andatura, se incrociano dei poliziotti dal grilletto “allegro”, ecco…

La penso come te sui manifesti del film. I nostri distributori sono non tanto razzisti quanto affaristi. Il vero intento era quello di aumentare gli incassi .

Non avevo letto la recensione di Nocturno. E’ un piacere e un onore sapere che ho avuto la stessa impressione dello staff di Nocturno, che considero tra i massimi conoscitori di cinema a livello mondiale.

E’ vero, in America il pericolo non riguarda solo i neri, ma chiunque. Del resto è un paese nato da un genocidio (dei nativi americani) e cresciuto sulla schiavitù nel modo che ci mostra 12 anni schiavo. Ci sono oltre 280 milioni di armi da fuoco in giro (quasi una a testa, lattanti e moribondi compresi) e oltre 30.000 morti ammazzati ogni anno in sparatorie. Un’ecatombe. Non ho sottomano statistiche attendibili sui feriti. Quasi l’1% dei maschi adulti è in carcere, un record mondiale, altro che Cina e Corea del Nord (fonte J. Stiglitz, Il prezzo della disuguaglianza). Di questi, ovviamente, la stragrande maggioranza sono neri e ispanici.

Nel 1955 Rosa Parks fu arrestata per non aver ceduto il posto ad un bianco sull’autobus. In quegli anni grandissimi artisti jazz come John Coltrane e Miles Davis erano rifiutati dagli alberghi e dovevano essere ospitati da amici per non dormire all’aperto.
Negli anni Sessanta il grande Muhammed Alì non andò a combattere in Vietnam perché, così disse, “nessun Vietcong mi ha mai chiamato sporco negro”. Anche se c’è Obama alla Casa bianca la strada per una vera integrazione è ancora lunga.

Sarebbe bello se anche in Italia si girasse un film sulla schiavitù cui sono sottoposti i neri africani nelle campagne della Campania e delle Puglie durante la raccolta dei pomodori. Adesso, non nell’XIX secolo. Nelle mani giuste potrebbe venirne fuori un soggetto eccezionale, neorealistico.

P.S. per Zardoz
Mi permetto di farti notare che io ho scritto “nero” e non “negro”. In questo seguo alla lettera le indicazioni di Malcom X, che voleva essere chiamato “nero”, così come noi siamo bianchi. Rifiutava espressioni come “di colore” o “afroamericano”, coniate dalla borghesia bianca benpensante e ipocrita.

Tutto molto giusto e interessante, Don, niente da dire.
P.S. Io uso “negro”, del resto c’è la parola precisa uguale in inglese, e di per sè non ha affatto connotati razzisti, nemmeno in italiano. Tutto dipende, semmai, da come viene pronunciata. “Nigger” invece equivale a “negraccio”, e di solito non viene tradotta correttamente dagli adattatori e dialoghisti nostrani (vedi Jules in “Pulp fiction” che la usa spessissimo, o - errore ancora più grave - quando Cassius Clay/Will Smith nel film di Mann dice “Nessun vietcong mi ha mai chiamato negro!”). Per la precisione…

E comunque alla fine della fiera ha portato a casa la statuetta più importante, miglior film (oltre a quella assegnata a Lupita Nyong’o come miglior attrice non protagonista)

E infatti non mi è affatto dispiaciuto, vederlo premiato come miglior film. L’opera in sè è sacrosanta e necessaria, perfino indispensabile, dal punto di vista didattico-culturale. E infatti pare diventerà ufficialmente “materia di studio” nelle scuole yankee. Fosse solo per questo, grazie a McQueen e a Brad Pitt (produttore, non scordiamolo mai)…

L’ho visto pure io, che dire, certamente non mi ha esaltato, indubbiamente è fatto bene ed alcuni momenti raggiungono vette di alta commozzione , però non è scattato il feeling giusto, carino ma non imprescindibile a mio avviso, però ammetto che fatto vedere alle scuole, esempio elementari e medie potrebbe avere un ottimo valore didattico.

Mi ha lasciato molto freddo, devo dire.
Non ho avuto molta empatia col protagonista (strano a dirsi ma a volte sembrava che non me ne fregasse nulla di quello che gli stava accadendo) e anche le scene forti mi hanno lasciato abbastanza indifferente.
Strano, comunque…

Una scena, però, è tecnicamente da applausi, quella delle frustate alla donna. Un lungo piano sequenza con trucco live e una buona tensione. Quella mi è piaciuta tantissimo anche perché immaginavo il lavoro che c’era dietro.
Per il resto boh… Qualche buona interpretazione (qualcuna anche ottima) ma alla fine non mi ha lasciato granché.

Il tema mi sembra che sia stato trattato con maggiore incisività in altri film (Addio Zio Tom in primis).

Il blu ray italiano ha un master che non mi ha convinto nelle scene notturne ma ha degli extra davvero belli e ben fatti.
Nota di demerito ai sottotitoli italiani che non si possono togliere dalla versione inglese nonostante nel menu ci sia l’opzione.