A Streetcar Named Desire - Un tram chiamato desiderio (Elia Kazan, 1951)

Un film larger than life, tratto dall’acclamato libro di Tennessee Williams (che vinse il Pulitzer), il sommo (e dannato) Kazan che dirige Brando & Vivien Leigh (che essendo già pibolare di suo si trovò sull’orlo del precipizio con questa interpretazione), un Karl Malden nel ruolo della vita, e lo stesso per Kim Hunter, 4 Oscar e 8 nominations. E un film circolato sempre in versione edulcorata, restaurato nella sua integralità solo nel 1993. Tensione, sesso, miseria e povertà, la disperazione degli emarginati: l’american dream non esiste a queste latitudini.

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Pensare che l’attrice inglese venne imposta dalla WB. Kazan non la voleva. Invece si rivelò perfetta.

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Consacrazione di Brando, a livello attoriale ed erotico. Il suo Kowalski è orrendo dentro, ma bellissimo fuori. L’attore stesso, diceva “Kowalski rappresenta tutto ciò che odio in un uomo”. Il grosso limite dell’edizione italiana, peraltro, sta nel doppiaggio del protagonista. Stefano Sibaldi è assolutamente fuori luogo, sbagliato, ridicolo. Imbarazzante. E vergognoso, nei confronti del lavoro svolto in originale da Brando. Meno male che, alcuni anni dopo, arriverà l’immenso Rinaldi…:heart::sunglasses::ok_hand:

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A rischio di andare fuori argomento, ma Sibaldi faceva parte della vecchia generazione dei doppiatori. Quelli dalla voce impostata, dalla dizione perfetta a dir poco asettica. Ma zero cuore. Questo purtroppo ha portato a pensare il pubblico italiano che tutti gli attori americani recitassero così. Del resto ne ho già scritto.

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Io invece ho detto, in altra sede, che Sibaldi semplicemente aveva la voce da pirla. A prescindere dalla “generazione” a cui apparteneva…:smirk:

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Magari da pirla mi sembra un po’ troppo (anche se effettivamente non mi piace). Certamente non era la voce più adatta su Brando (gli fecero doppiare pure Walter Chiari!).

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