Addio mamma (Mario Amendola 1967)

Curioso drammone che sembra girato da Matarazzo almeno 15 anni prima.

E invece siamo nel 1967, e il film è pure a colori. La storia è abbastanza classica, per il genere: Patrizia è una cantante di night club che una sera incontra un ingegnere (Alberto Farnese): i due si innamorano, ma lei non può sposarlo. Infatti a metà film si scopre che lei è già sposata con un balordo (Sergio Ciani), che è ar gabbio a scontare l’ergastolo. Farnese non lo sa, ma se la piglia in casa comunque e ci fa pure un figlio insieme, il piccolo Bruno. A quel punto lui evade e inizia a ricattare la donna: ma Farnese scopre tutto, così Patrizia decide di entrare in convento (!) in modo da poter vedere il figlio, che va all’asilo proprio dalle suore. Si ripresenta il marito però, armato e pronto a tutto: arrivano i carabinieri e nella colluttazione Ciani uccide la moglie/suora, che prima di morire si sente dire dal figlio le parole del titolo: addio, mamma!

In tutto questo delirio c’è pure la narrazione secondaria di Michele, il famoso cantante, vecchia fiamma di Patrizia, che riappare giusto il tempo di cantare un paio di canzoni (Dite a Laura che l’amo è una) e poi crepa, senza che nessuno ne senta troppo la mancanza. Anzi, francamente ci si chiede dall’inizio che cazzo ci stia a fare nel film. Boh.

Il film è rintracciabile in una vetusta vhs estera con audio italiano, di quelle per emigrati in Svizzera o Germania, ma credo sia passato anche su Iris in una copia che presumo fosse ben migliore di questa.

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