pur essendo la serie del momento personalmente l’ho trovata molto deludente, per non dire di peggio
dell’inutile sfoggio tecnico (4 episodi = 4 piani sequenza) non me ne frega nulla, non provo più nessuna emozione di fronte a questi virtuosismi
quanto invece alla storia, i primi due episodi li ho trovati molto buoni ma poi negli altri due si va verso una soluzione narrativa che non mi aspettavo per nulla e l’ho trovata addirittura una presa in giro per lo spettatore, ma è certamente un limite mio e ne prendo atto serenamente
a me non lascia tanto perplesso la scelta stilistica in sé, quanto il fatto che la si saluti con l’eclatanza di chi l’ha usata per la prima volta in una serie, dimenticando (o più probabilmente non sapendo) che era già stata adottata - e con indiavolati risultati che dire straordinari è un’insulto - nell’impressionantissima bargain.
di norma le serie troppo chiacchierate hanno l’effetto di respingermi anziché calamitarmi, per cui rinvio il recupero a quando diverrà demodè. quel che su tutto mi preme sapere è: è autoconclusiva?!
sì, poi se un domani faranno altre stagioni non so, ma è data anche formalmente come chiusa
Sono abbastanza in linea col pensiero robbyano.
Parto dal piano sequenza: nel primo episodio ci sta, rende bene la frenesia degli avvenimenti; già nel secondo l’ho trovato un po’ irritante – e anche involontariamente comico: sembrava una di quelle sit-com in cui un personaggio smette di parlare uscendo da una porta e contemporaneamente ne entra in scena un altro parlando a sua volta.
Non so se rendo l’idea.
Devo dire che la mia delusione deriva soprattutto da un’idea errata che mi ero fatto sulla serie; avendo letto pochissimo a riguardo prima della visione, pensavo fosse tutt’altro.
Ho apprezzato il primo e soprattutto il terzo episodio; secondo me reggono di più singolarmente, slegati dalla serie.
In realtà questo si potrebbe applicare anche agli altri due: quindi quattro episodi, più o meno riusciti, più o meno apprezzabili, diversi tra loro, ma la cui somma sembra essere inferiore ai valori singoli.
Boh.
io non ci ho perso le bave né ci sputo sopra. dice come l’incelligence stia garantendo l’insicurezza socio-familiare e quanto basti sempre meno una buona educazione a distanziare dalla cattiva strada. così come è finita ogni age d’or sociologica o psicologica che comprende incasella alloca monitora (il terzo episodio comunque fa di in treatment virtù) e lo dice senza sbrodolii retorici. non giudica né idealizza, non offre soluzioni né scodella risposte monocrome, lascia solo con le giuste domande (i classicissimi e adesso come la mettiamo? e come siamo arrivati fin qui?) e più che provare inutilmente a spiegare preferisce vibrare (un paio di momenti, inutile nascondercelo, sono toccanti). tutto bene, non fosse che spesso oltrepassa l‘esile linea tra sondare e fingere di capire, stalkerando l’estetismo come se fosse il vero protagonista e lasciando indietro l’empatia, così che va un po’ a fottersi allegramente l’idea che 4 ore di piano sequenza bastino a sostanziare drammaturgicamente tutto. il cast si prodiga, ma è in finale quasi sempre asserragliato in un quadro che confonde profondità di campo con spleen da copertina tumbrl. insomma come spesso accade quando un’opera diventa cibo da blatera e opinionismo pubblico, tanto osanna per poco.