trattasi di un africa-movie che già covava in fieri, con molta più spudoratezza rispetto al precedente africa segreta, tutti gli aspetti gli umori e i temi del successivo cinema dei castiglioni. lo si può considerare il prozio di quello che sarà il loro canto del cigno, africa dolce e selvaggia.
già nel 1971 ci davano infatti particolarmente dentro (e assai più che nel successivo magia nuda) con insistite scene di infibulazione, circoncisione, limature rudimentali degli incisivi, scarificazioni (regolarmente eseguite dagli aborigeni con modernissime lamette da rasoio - la domanda è sempre quella: chi gliele ha date??), animali uccisi a freddo o torturati, sadicamente mostrati col culturale paravento etnologico e un commento (scritto da guerrasio e letto da cucciolla) particolarmente razzista e strafottente con i capì tribù grottescamente doppiati/denigrati in siciliano e il solito gioco delle tre carte con due carte false e una vera.
Reputo comico, nella lista delle “attrazioni”, il fatto dei “pederasti nomadi”. Sarebbe esattamente? Forse finocchi che per prenderlo in quel posto, se ne vanno in giro per il mondo? La fantasia malata di chi faceva questi documentari era veramente illimitata…
Mica è detto che lo prendevano soltanto, potevano anche… mi hai capito.
Comunque sia a questa gente che diceva di amare tanto l’Africa non interessava andare a vedere altre cose che non fossero quelle legate al sesso e alla violenza. D’accordo era quello che il pubblico voleva vedere, ma io onestamente questi film li trovo rivoltanti e basta.
Infatti il genere “mondo” l’ho sempre evitato. Trovo squallido e triste, il puntare quasi esclusivamente su sensazionalismo, morbosità, disgusto ed ipocrisia (dei realizzatori, e di tanti spettatori). Praticamente, equivale a guardarsi in tv la puntata media di un qualsiasi programma condotto da Mario Giordano, o dalla D’Urso. Altra cosa superflua, nella vita…
non ricordo un simile eccesso (che allora non era recepito nemmeno come tale, comunque non con la medesima isteria di oggi), in compenso durante il processo a un’adultera il doppiaggio si abbandona a coloriture dialettali sicule con il verdetto “buddana, buddanissima è!”. magari in sala allora avranno pure riso, io lo trovai agghiacciante.
I Castiglioni vorrebbero presentarsi come dei seri accademici, ma in effetti ho avuto diversi riscontri che nell’ambiente accademico invece fossero ahi loro marginali ed un po’ sputtanati, proprio a causa di questi mondo con i commenti così nazionalpopolari. Va detto a loro difesa che successivamente hanno provato a raddrizzare il tiro - in Africa dolce e selvaggia il commento è firmato dal quotatissimo e stimatissimo prof. Guglielmo Guariglia, un punto di riferimento all’epoca nell’ambito dell’etnografia - ma ormai i due omozigoti cineasti erano marcati dal segno del disonore e, seppur essendo riusciti ad inserirsi nel giro universitario, apparentemente sono sempre stati considerati delle figure di secondo piano.
Invece io credo che il loro lavoro vada stimato e rivalutato, passando sopra con benevolenza alle concessioni che in passato fecero a certe scelte commerciali e guardando alla lungimiranza delle loro imprese, delle loro spedizioni, delle loro ricerche, in epoche nelle quali non era così facile trovare finanziamenti e supporto logistico per fare tutto ciò che hanno fatto.
A Varese hanno aperto un piccolo museo (ora che entrambi sono passati al regno dei più è gestito da Marco, il figlio di Angelo) che in qualche modo riesce a dare la misura della rilevanza degli aspetti più prettamente etnografici delle loro spedizioni, cosa che nei film in parte viene tradita e falsata, appunto per la necessità di realizzare un prodotto commerciale, che facesse cassetta al botteghino e permettesse loro di trovare produttori cinematografici che finanziassero le successive spedizioni.
Io questo non lo so non conoscendo la storia personale dei fratelli Castiglioni, però se per vendere un film dovevano arrivare a doppiare in siciliano degli africani permettimi di dire che la cosa è un filo discutibile.
se intendi quello cinematografico come appendice etnologica sarei anch’io per l’insomma. perché è in buona parte posticcia. viceversa, restano notevoli per il riuscire a spacciare il posticcio per vero, a mischiare il vero col falso mettendo ambedue in un’interzona dalla quale talvolta è molto difficile fare uscire la serietà di uno studio come la fregnaccia. sono stati indubbiamente degli abilissimi bari, avvallati tuttavia da una competenza in materia che climati e morra potevano giusto sognarsi. è in questo che secondo me sta il valore del loro operato filmico. per il resto non se ne usciva, ricadevano in tutto quel che era il brodo e formaggio del filone. e tanti cari saluti alla sincerità d’approccio etnologica.