Africo

Sarà stata la visione di ZeroZeroZero, sarà lo stare a casa, ma ho volato un po’ sulla Calabria con google maps, ogni tanto mi torna in mente la storia dei Mig libici che andavano a fare revisioni da Tito e facevano un pitstop tecnico in un aeroporto “fantasma” in Calabria, mi ha sempre affascinato sta cosa, ma non ho mai trovato nulla al riguardo.
In compenso però mi sono imbattuto nelle rovine di “Africo” un paesino dell’aspromonte ormai abbandonato, divorato dalla natura, dove in piedi rimane solo la Chiesa di S. Nicola:

Curiose, affascinanti e terrificanti le sue storie, riporto testualmente daWikipedia:

Le condizioni sociali ed igieniche di Africo nel periodo interbellico erano disastrose. Il meridionalista Umberto Zanotti Bianco, coadiuvato dal giovane Manlio Rossi Doria, eseguì un’inchiesta su Africo nella quale riferiva come il paese fosse annidato su case dirute per il pregresso terremoto, isolato geograficamente, afflitto da tasse indiscriminate e da malattie, fosse privo di medico, di aule scolastiche (le lezioni si svolgevano nelle stanza da letto della maestra); gli abitanti si nutrivano di un immangiabile pane fatto con lenticchie e cicerchie[8][9].Il 20 gennaio 1945 la popolazione di Africo assaltò con armi da fuoco e distrusse con bombe a mano la locale caserma dei carabinieri, costringendo i tre o quattro militi presenti a rifugiarsi negli scantinati e liberandoli solo dopo averli disarmati[10]. In questo periodo si costituirono nel paese la sezione del Partito socialista, quella del Partito comunista e la Camera del lavoro[11].
Nel marzo 1948 il settimanale “L’Europeo” pubblicò un reportage da Africo a firma del giornalista Tommaso Besozzi, corredato da alcune fotografie di Tino Petrelli; tale reportage (che faceva parte di un’ampia inchiesta sulle condizioni del Mezzogiono promossa da Arrigo Benedetti) mostrava come le condizioni del paese non fossero sostanzialmente migliorate rispetto a quelle descritte vent’anni prima da Zanotti Bianco[12].

Per approfondire:

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ci hanno girato Anime nere

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Le fotografie di Tino Petrelli citate sopra:

Pare che il pit stop tecnico non fosse necessario, come nemmeno entrare nello spazio aereo Italiano, si passava per il Canale d’Otranto:

A pagina 7 e 8.

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Finalmente, ottimo ed esaustivo, (spezialmente pagina 8) in effetti un aeroporto fantasma per aerei a reazione in pieno aspromonte era decisamente improbabile.