È il periodo Edo. Alcuni giovani samurai fanno sesso con la lasciva Tsukihime (principessa della Luna) e si ammalano uno dopo l’altro, misteriosamente.
Un monaco buddista si adopera per porre fine al massacro di cavallereschi membri virili e sigilla l’ammorbante principessa in un urna per 300 lunghi anni.
Non si sa bene come, l’urna finisce - attraverso un vortice spazio temporale causato da un terremoto (?!) - nell’odierna Tokyo sconvolta dalle cronache dei primi casi di AIDS. Una corporation di salaryman ingrifati entreranno in possesso dell’antico scrigno, liberando la principessa che giustamente dopo 300 anni vuole trombare. Tutti finiscono sotto le grinfie della loli-cortigiana e puntualmente si ammalano di…AIDS… (leggi - diventano zombie con dei dildo neri al posto del pene - escamotage per aggirare la censura del fogging invasivo ed entrare in competizione con il mercato degli Adult Video che sta per dilagare)
Un discendente del monaco buddista che orginariamente imprigionò la principessa si appresta ad affrontare Tsukihime a colpi di duelli teledildonici e battojutsu tra la calca di Shinjuku.
Il titolo originale su per giù sta per Spazza via l’AIDS, ragazza rosa pazzerella
Mototsugu Watanabe, veterano del pinku, ne ha firmati a vagoni di filmettini idioti come questo, che a momenti sembra un incrocio soft porno tra Storie di fantasmi cinesi e La Casa, il cui unico pregio è quello di essere a tratti talmente gonzi e offensivi da rasentare il sublime.