E’ la celeberrima sequenza dell’occhio in Un Chien Andalou. Inizialmente avevo pensato di metterla in copertina, ma secondo voi è troppo forte? Più che altro secondo me rende bene il senso di tutto il cinema di Bunuel… altrimenti potrei adottare l’approccio <<ortodosso>> e mettere in copertina solo il suo faccione, che dite?
Poi un’altra domanda: nell’analisi di L’Age D’Or, ho ricollegato la repressione della società contro il sentimento dei due protagonisti allo scontro che si ha nella filosofia di Nietzsche tra l’impulso al vitalismo (i due protagonisti) e la morale prestabilita antivitalistica e illecitamente universalizzata (la madre della ragazza, che tenta di separare i due perchè la figlia è nobile). A me è parso di vedere nel film una netta distinzione tra vita e impulso vitale = i due; morte (associata al formalismo e all’esistenza <<meccanica>> basata sulle convenzioni sociali) = nobili + borghesia (il secondo nel <<discreto fascino>>). Che poi è secondo me anche il senso complessivo del <<fantasma della libertà>>: il surrealismo che svincola la realtà dai condizionamenti della mente razionale, che invece porterebbe l’uomo a vivere come un automa, perchè soggetto a una vita <<meccanica>> e acritica.
Sì, mi sono stati a sentire per fortuna! A quanto pare la tesina è anche piaciuta molto.
Ho anche avuto una fortuna notevole, perchè ho scoperto che uno dei miei interni Bunuel lo conosceva e lo apprezzava molto, quindi in parte ho giocato in casa.
L’unico rimpianto è l’immagine dell’occhio che alla fine ho deciso di sostituire…
Comunque mi sa che alla fine la tesina ha premiato…
Sono passato con 100 e ancora non ci credo.
Ringrazio Bunuel, il cinema, e soprattutto ringrazio l’esame (strano ma vero!) per avermi fatto conoscere più approfonditamente questo genio straordinario.
P.S. Ieri sera ho visto “I figli della Violenza”: assolutamente straordinario, di un realismo incredibile (ma il vecchio Luis non risparmia comunque alcuni inserti surrealisti) e pessimista fino al midollo. Era parecchio tempo che non vedevo dei personaggi così veri in un film; non credo di bestemmiare se dico che puo’ tranquillamente competere con i grandi film del neorealismo italiano (tra l’altro a me ha ricordato molto, per affinità tematica, l’Accattone di Pasolini, ma a mio avviso il film di Bunuel è ancora più nero e disperato). Credo che Bunuel sia ormai diventato in assoluto il mio regista preferito.
