Lunedì 26 marzo alle 23.55, rete 4
recentemente rivisto nel non troppo esaltante BD Paramount imho è invecchiato proprio male: questo film ha non pochi difetti, a cominciare dal personaggio di Richard Gere che viene raffigurato quasi come un eroe: è vero che si fa pagare, ma va a letto solo con donne che hanno tanto bisogno di amore ed è pronto a farsi anni di gabbio per salvare la reputazione della moglie di un politico influente. Poi ci sono anche delle cosette razzistelle (il cattivone è negro e omosessuale). Tutto tanto, troppo patinato e gli scorci notturni e gli interni dei locali per soli uomini sono troppo pulitini (quelli di Taxi driver e Cruising erano ben altra cosa!) e che alla fine l’amore trionfa su tutto è davvero ruffiano.
Veramente cambiati i costumi in questi trent’anni: cosa c’è da giustificare la X della censura americana o il vm 18 nostrano ?
Pur se imperfetto a me continua a piacere, anche negli anni. E’ un film, come Ufficiale e gentiluomo, fatto ad hoc per esaltare Gere, che era IL nuovo sex symbol dopo un periodo di ricambio generazionale. Nel suo squilibrio funziona bene per me, la moda, la musica, yuppismo, Beverly Hills, la depravazione, tutto con la venatura gialla sotto. Alcune sequenze, come la vestizione dopo il fitness, sono “storiche”, simbolo di un’epoca.
Rivisto un paio di mesi fa, non sarà un grandissimo film, però a me piace sempre e non solo per il buon cast, trama e regia, pure per la colonna sonora e tanti particolari che, secondo me oramai son diventati “di culto”, come l’inizio a cui faceva riferimento Jack Carter!!!
A me il personaggio di Kaye non pare per niente eroico. Inizialmente è antipatico e orgogliosamente epicureo, ma progressivamente tutto cambia. Oltre a prendere consapevolezza del suo status di “peccatore” - parallelamente all’arrivo nella sua vita del vero amore - si dimostra un piccolo uomo, debole e con poca spina dorsale quando al cospetto di Bill Duke si offre di fare qualsiasi cosa per lui pur di essere salvato; dargli l’esclusiva dei suoi servizi, essere pagato solo il 30%, andare anche con omosessuali e pervertiti a vario titolo. Una umiliante sottomissione, assoluta e totale, altro che eroismo e nerbo.
Così come nel personaggio di Duke non ci vedo necessariamente del razzismo. Gay pederasti ce ne saranno stati anche tra i neri; il fatto che il personaggio in questione sia di colore non comporta automaticamente un giudizio di valore sulla gente di colore tout court.
Per il ruolo del gigolò la prima scelta fu quella di Christopher Reeve; comprensibile, chi meglio di un Superman. Reeve non accettò, e si passò a John Travolta, che neppure firmò il contratto. Quindi il ruolo lo accettò Gere, a suoi dire per la sottotraccia gay che il personaggio celava (…Travolta non se ne era accorto?). Non aveva mai esplorato il mondo gay come attore e quella gli sembrò l’occasione giusta. A dirla tutta, il dubbio ti sfiora mentre vedi Julian Kaye compiere le sue imprese. E’ un copulatore incallito ok, ma sembra non fregargliene mai veramente granché. Il suo boss è un gay che spesso gli propone lavoretti omosessuali, sempre rifiutati con molto sdegno, troppo. La camminata di Kaye, gli occhiali (femminili) da sole che indossa, la sua “delicata” maschitudine, qualche equivoco lo fanno sorgere… Nel 2007 Schrader gira The Walker, che lui ritiene una sorta di prosecuzione/evoluzione di American Gigolò, ovvero uno sguardo gettato su ciò che sarebbe potuto diventare il personaggio di Julian Kaye (notare che stavolta qui il protagonista, un altro accompagnatore, è apertamente gay).
Il film ebbe in America la R, non la X (questo ultimo visto censura - equivalente a un vm 18 - lo ebbe in Gran Bretagna, dove fino al 1982 avevano le lettere, anzichè i numeri, come simbolo di divieto). Il vm 18 da noi? Mi sa tanto che, semplicemente, alla commissione censura nostrana non piaceva l’immagine di un marchettaro, bello e “realizzato”, come Gere. Notare come pochi anni prima, da noi, la prostituta dodicenne interpretata da Jodie Foster, più un bagno di sangue finale come pochi nella storia del cinema, “fruttarono” a “Taxi driver” un semplice vm 14. Strana gente, i censori…
Visto back to back con Lo spacciatore (1992), IMHO due film che riflettono l’impianto classico di Paul Schrader: due personaggi outcast, che guadagnano illegalmente ma con una loro etica… attraverso di loro lo spettatore esplora dei sottoboschi che non conoscono della metropoli ma che IMHO credo siano accurati, dato che Schrader crea degli studi dei personaggi molto realistici dopo molta ricerca (e sotto questo punto di vista, mi ricorda W. Friedkin). Sono comunque personaggi infelici e dopo un evento delittuoso che in qualche modo li coinvolge, cercano e trovano redenzione nell’amore (e le scene finali di questi due film sono identiche… a quanto pare ispirate a Bresson).
Per quanto riguarda Gigolo, musiche eccellenti, grandi movimenti di camera e la scena IMHO cult di un dialogo con alle spalle un poster gigante di I guerrieri della notte.
La cosa curiosa è che nel film di Schrader Lauren Hutton rimane vestitissima (al massimo in lingerie), mentre in Permette? Rocco Papaleo sfoggia un breve ma spettacolare nudo integrale frontale. Eppure quel film non venne vietato. Sì penso anch’io che diede più fastidio ciò di cui parlava che altro.
Il film segue l’impianto narrativo di Schrader: un incedere lento per la discesa negli inferi di un emarginato catapultato in un mondo che non gli appartiene, che lo fagocita e lo vomita quando non gli serve più. L’inferno della gabbia dorata di un’America che si preparava a essere reaganiana più che mai: cinismo, edonismo, abiti di Armani, vecchie miliardarie viziose, borghesi annoiate, maitresses, lenoni, politicanti di facciata, il tutto in un’atmosfera flou e quasi lisergica che diventerà un must delle produzioni erotiche del decennio successivo.