American Hustle - L'Apparenza Inganna (David O. Russell, 2013)

10 candidature, zero statuette portate a casa. American Hustle è un bel film, magnetico e fatto con accuratezza (soprattutto per quanto riguarda la ricostruzione filologica degli anni ‘70 in ogni loro aspetto, costumi, acconciature, musica, persino i font), ma a mio parere non è questo capolavoro assoluto che si è letto da più parti. E’ “solo” un buon film.
Due sono i motivi secondo me che hanno creato tanto clamore: 1) la trasformazione fisica (reale) di Bale, ingrassato, imbruttito, pelato e imparrucchinato, una roba che fa sempre molto effetto sul pubblico; 2) la riproposizione di un fatto di cronaca che tocca sul vivo gli americani, un po’ come se da noi si facesse un film su Tangentopoli.

Christian Bale gode oramai di uno status aureo, è ritenuto un attore eccellente anche e soprattutto per la sua duttilità e disponibilità a martoriare il suo fisico per i ruoli che deve interpretare (vedi L’Uomo Senza Sonno e The Fighter). In tutta onestà, il talento di Bale mi pare più che altro fisico, poiché non mi è mai sembrato questo mostro recitativo, al netto della sua professionalità e indubbia abnegazione verso il mestiere. Molto più efficace l’interpretazione delle due donne protagoniste, la Adams (fragilissima oltre che bellissima) e Jennifer Lawrence (davvero superlativa). Bradley Cooper ha un ruolo insolito, drammatico e di spessore rispetto alle solite ammiccanti commediole sentimentali stracciapassere; ne esce a mio parere al 50% e 50%, ora calca troppo la mano, ora è intenso e convincente. Di certo c’è che il suo personaggio è di una sgradevolezza unica, mentre tutto sommato si riesce ad empatizzare con quello di Bale.

Il racconto ha un registro quasi epico, nessuna venatura comica, una drammaticità molto accentuata e con delle derive ai limiti del mucciniano (la scena del litigio tra Bale e la Lawrence - l’ultima delle tante, quella della resa dei conti insomma - è urlata e iper recitata, proprio come accadeva con Accorsi e la Mezzogiorno). Molto positivo il fatto che ben 138 minuti scorrano via lisci senza che si avverta la minima fatica di seguire oltre due ore di film. Ruolo contenuto per Robert De Niro, chiamato a fare quello che ha fatto per mezza carriera, il mafioso italoamericano che ti gela con uno sguardo e ti prende a pistolettate con la stessa partecipazione interiore con la quale la De Filippi annuncia la pubblicità.

Secondo me un gran bel film davvero. In linea di massima concordo con quanto scritto da D-fens, tranne su Bale: per me è bravissimo, qui come altrove, al di là della trasformazione fisica. Che resta comunque notevole, la prima scena quando si sistema il riporto è davvero epica :smiley:

Il film è anche abbastanza divertente, pur rimanendo sempre presente un retrogusto amaro. Soprattutto il personaggio di Louis C. K. mi ha strappato diverse risate, ma pure il tizio messicano che fa lo sceicco per finta. Bello anche rivedere un invecchiatissimo Anthony Zerbe nel ruolo del senatore.

Da recuperare la splendida colonna sonora, anni '70 ovviamente.