Anchorman dice la sua sui Mondo + intervista a Jacopetti

E dunque, cari amici appassionati trovo che sia opportuno approfondire ulteriormente l’argomento dei sexydocumentaries, puntando su di uno specifico aspetto e precisamente

                       I SEXYDOCUMENTARIES E LA LORO LINEA EVOLUTIVA

Sexydocumentaries dunque… questo filone aureo, magico, superlativo del genere mondo…
Gia’ in altre occasioni, avevo posto il tema del rapporto tra censura e mondo e illustrai a voi, sempre cosi’ attenti e puntuali quale fosse stata l’atmosfera culturale in cui i sexy si svilupparono.
Ma e’ opportuno, chiarire un punto fondamentale:a mio avviso, e sono certo che vi sentiro’ numerosi, quando si parla di sexydocumentary, si fa riferimento ad un prodotto cinematografico che ha determinate caratteristiche, vuoi storiche, vuoi narrative e tecniche.
Un sexydocumentary, per poter possedere degnamente questo attributo, deve essere stato realizzato negli anni 60,possedere una struttura filmica impregnata sul sesso a livello poetico ed artiistico e soprattutto, deve essere caratterizzato da una certa recitazione da parte degli attori o attrici dancers stripteaseuse.
Ma mi spiego assolutamente meglio, poiche’ qui potrebbe nascere una polemica che tra noi appassionati, non deve sussistere.
Nella loro iniziale fase aurea, i sexydocumentaries, propongono l’avventura sessuale umana a livello altamente creativo e poetico.
Facciamo un esempio.
Esaminiamo brevemente il monumentale mirabile Sexy al neon di Ettore Fecchi
e precisamente la sequenza in cui una procace e giovane sposa, durante il viaggio di nozze in treno, nottetempo, mentre il marito e’ andato a prendere acqua, inizia uno stiptease illuminato dai bagliori delle luci notturne esterne ed interne alle gallerie.
Che cosa c’e’ in evidenza, amici…
C’e’ una fortissima provocativita’ da parte della sposa nei confronti dello spettatore, ma e’ una provocativita’ autenticamente sottopelle, poiche’ le movenze della donna sono cosi’ provocanti e performanti da indurre reazioni e pulsioni non indifferenti da parte dello spettatore.
Ma c’e’ qualcosa di piu’…
La donna, mentre esegue lo strip, ha sul volto rivolto verso l’alto un’espressione estatica:sta sognando rivolta verso l’infinito…
siamo cioe’ di fronte, amici, alla glorificazione dell’esperienza sessuale.
Sempre nello stesso film, abbiamo una giovane e poderosissima dancer in bikini arancione la quale dopo aver danzato si inginocchia sotto un riflettore ad occhio di bue e resta immobile con le mani protese in avanti ed anche qui lo sguardo rivolto verso l’infinito.
Abbiamo cioe’ la sublimazione delle capacita’ performatiche della dancer stessa.Quella donna ha sul volto l’infinito.
Quindi un esempio mirabile di sexydocumentary nella sua forma piu’ elevata.
Andiamo avanti nel tempo di qualche anno con Inghilterra nuda.
Certamente abbiamo un sexydocumentary, ma il messaggio che riceve lo spettatore e’ diverso:comincia cioe’ a mancare quell’alone di fascino e di verginale purezza recitativa, che caratterizzava i sexy degli anni precedenti.
Ci sono nel film performances sessuali, ma manca la componente emotiva vedasi, per esempio, le ragazze impastate verso il finale:una scena sexy, ma senza stimolazione emotiva verso lo spettatore.
Avanziamo ancora nel tempo ed arriviamo agli anni 70 con Mondo di notte oggi.
E qui, siamo alle soglie del porno.
O meglio…
ci sono alcune sequenze ancora valide, vedasi la ragazza che esegure lo strip
a tempo di una ritmatissima musica da discoteca, ma attenzione:di sentimento emotivo, neanche l’ombra; cosi’ come abbiamo la scena dello strip nella vasca di vetro con il delfino; belle quelle movenze,bel fisico…questa scena forse regge ancora.
Ma cio’ che ci mette sulla cattiva strada e’ una scena sadomaso ambientata in un naziclub dove, ahime’ anche se non palesemente. si intravedono genitali maschili in controluce.
Ora…
potremmo ancora andare avanti nel tempo, ma ci allontaneremmo sempre di piu’ da quella superlativa condizione iniziale che caratterizzo’ i sexydoc nelle lorio forma piu’ suprema.
Per Africa sexy apriro’ prossimamente un thread apposito, poiche’ qui siamo di fronte ad un caplolavoro che sintetizza mirabilmente tutte le prerogative sexydocumentaristiche di quegli anni irripetibili.
Erano queste, cari amici, le fondamentali riflessioni sulla valenza artistica o meno dei sexydocumentaries.