Anthony Wong con sensuale capello lungo a boccoli è Il vescovo, il fascinoso leader di una setta religiosa pseudosatanica che plagia i suoi adepti promettendo loro la gioia suprema e la vita eterna quando l’apocalisse arriverà (e spogliandoli invece di tutti gli averi ed inducendo le donne alla prostituzione).
Non mancano inciuci coi politici corrotti e con gli uomini di potere.
Sean Lau interpreta un operatore sociale che per salvare una studentessa sulla cattiva strada incappa in questa setta e decide di sgominarla a tutti costi.
Non mancano azione, un po’ di sangue (senza esagerare in trucidità però) e pure una spolverata di sesso (le orge degli adepti sotto l’effetto di allucinogeni).
Il sornione Anthony Wong è estremamente a suo agio nell’interpretare il carismatico e puttaniere capo della setta.
Film molto semplice ma efficace, non si perde troppo in derive sociologiche o introspezione psicologica, l’argomento è trattato in modo un po’ superficiale ma comunque delineato sufficientemente bene da rendere la vicenda intrigante.
Fa specie vedere come una delle ansie e delle incertezze che, sommate ad altri fattori contingenti, portano le persone ad aderire alla setta sia l’imminenza del 1997 e della restituzione di HK alla Cina. Tale evento è visto come catastrofico e potenzialmente esiziale e viene accomunato alla millantata apocalittica fine del mondo allo scoccare del nuovo millennio.
Uno dei tanti film di seconda fascia del sottobosco delle produzioni hongkonghesi, come molti altri fatica a distinguersi dalla moltitudine ma ha comunque un suo perché.