Antichrist [2009 - Lars von Trier]

Regia di Lars von Trier da non confordersi coll’omonima pellicola di De Martino :lobster:

Nelle sale a partire dal 22/05/2009

Con Willem Dafoe e Charlotte Gainsbourg

trama: Una coppia che sta cercando di superare il lutto della morte di un figlio (tipo Stanza del figlio di morettiana memoria), si rifugia nell’Eden, la loro isolata casa nei boschi, nella speranza di risolvere i loro problemi e salvare il loro matrimonio sperando che il contatto con la natura lenisca la tremenda ferita. Ma le cose vanno di male in peggio, perché il “creato” forse non sottostà al creatore cui tipicamente si pensa, ma al suo rivale: il demonio…

Il controverso regista danese sarà in concorso a Cannes
con “Antichrist”, un film che si preannuncia molto scandaloso
“Ho fatto un horror pornografico
per sfuggire alla depressione”
Pellicola con due soli attori, Charlotte Gainsbourg e Willem Dafoe. In Italia uscirà il 22

http://www.repubblica.it/2009/04/sezioni/spettacoli_e_cultura/cannes-2009/von-trier/von-trier.html

Sono veramente curioso di vedere quel che ha tirato fuori Lars. So che molti no lo soppartano, per me, nel bene o nel male, è sempre uno da tenere d’occhio. L’ultimo “Il grande capo” era ad esempio una commedia molto carina.

Se é “esoterico” anche solo la metà di “The Kingdom”,allora sarà da andare a vedere…

grazie di averne parlato,non ne ero a conoscenza :smiley:

Ohhh, acquolina in bocca, adoro Trier come regista, è un sadico, un po’ misogeno, ma è uno strafottutissimo genio, tra i miei preferiti. Poi Charlotte Gainsbourg e Willem Dafoe… voglio dire…

18/5/2009 (7:15) - SCANDALO
Von Trier choc, Satana alla Croisette
Fischi e anche risate per “Antichrist” che stupisce con amplessi e mutilazioni

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cannes/200905articoli/43823girata.asp

Von Trier+Dafoe=imperdibile A PRIORI
P.S.Fischi e risate a Cannes?ME NE FREGO!!

quoto in pieno

‘Cazzo ci avevano da ridere, vorrei sapere. Io lo sconsiglierei vivamente a chi è in terapia, che il regista fosse depresso si vede eccome. Torbido e disperato come pochi; un incipit che è poesia pura seguito da una parte centrale un po’ troppo statica per i miei gusti ma riscattata da una volata finale degna dei dipinti di Bosch quanto a sublimazione dell’orrore puro. Ma già, il pubblico di cannes va preso sul serio in quanto dichiara “finito” Quentin Tarantino… :-p

pure io

Prima di tutto è necessario fare una premessa: di scene che giustificassero svenimenti in sala ce ne sono giusto un paio e in particolare una risulta abbastanza forte, ma non particolarmente lunga. Quindi tutto questo al lupo al lupo mi sembra piu un’esagerazione ed una montatura che la reale reazione del pubblico.
Detto questo il film di Lars Von Trier è, come quasi tutte le sue pellicole, stratificatissimo e complicato, sia a livello visivo che contenutistico. Non ho tempo per scrivere molto ma vorrei riportare anche qui un paio di considerazioni che vengono fatte ovunque e che sono evidenti a chiunque veda il film. Un prologo che che a livello tecnico si mangia tutto il resto del film, pochi minuti in cui LVT in cui eros e thanatos sono più vicini che mai, ripresi con una sensibilità poetica e visionaria degna di pochi. Poi: renato si stancherà ad enumerare i vari echi bergmaniani. La Gainsburg coraggiosissima. Angoscia angoscia e ancora angoscia. A chi conosce la biografia del regista ed in particolare il tipo di educazione ricevuta dalla madre, hippie e libertaria allo stato puro da una parte e chiusa e mendace dall’altra, riuscirà molto più facile capire il sentimento che lo lega alla figura della donna in generale e quindi il perchè di tanta sofferenza addossata alla figura della gainsburg.
Comunque non mi ha convinto del tutto.

E’ un film estremo. Estremo parecchio, parecchio, parecchio e ancora parecchio.

Un film portato a destinazione da una persona che sta (stava) male. Che soffre (soffriva) parecchio.

E’ talmente estremo che chi è abituato a lumarsi Siffredi che gioca a giro-banana con Sandy o chi è sempre a caccia di snuff pecorecci potrebbe interrogarsi a lungo sul significato di quel “v.m. 18” che, appunto, campeggia sulle tipologie visive qui citate. Questa pellicola, per quanto mi riguarda, potrebbe essere vietata a qualsiasi età. Visto che, ridere per quanto qui viene rappresentato, è certamente sintomo di una visione del mondo alquanto incerta, di un equilibrio non ancora raggiunto.

Come al solito c’è chi ha la sensibilità per coglierne tutto l’orrore o quasi tutto. Ma spero siano in pochi - e lo spero per loro - ad essere in grado di captare tutto il dolore che qui è cuore di ogni cosa.

Chi ha guardato il lungometraggio pesando sperma e sangue, beh, ha preso la tangenziale per arrivare in piazza del Duomo. Una settantina di chilometri in più per non vedere manco la Madonnina da lontano. Turisti per caso.

Chi guarderà il film, cercando invece di vedere, uscirà comunque dalla sala potendo spremere litri di buon succo dai dubbi che si porterà in tasca per qualche giorno.
Tanto per farvi capire quanto la pellicola si presti a sovra-intendimenti ed incomprensioni senza fine, vi fo giusto un esempio. In sala, seduti esattamente alle mie spalle, ci stavano il primario di un ospedale cittadino e due suoi psichiatri. Questi tre signori, certo non di cultura media, si son lanciati in tali conclusioni e supponenze che sì, lì ci sarebbe stato forse anche un po’ da ridere.

Io, con alle spalle solo la mia piccola tesi in psicologia sociale ed il mio background prettamente artistico, almeno la rappresentazione del quadro di Bosch, quella l’ho colta immediatamente. E tutti quelli che han studiato arte sanno che Bosch = Dolore, Peccato, Inferno.

La prima parte del film, così incensata da molti, a me non ha convinto pienamente. Rimane la porzione dell’opera più patinata ed accettabile ma è troppo intenta a rincorrere una certa poetica del girato digitale che con me non va mai a nozze certe. E così i due protagonisti, più che esprimersi al loro massimo, qui fluttuano nel delirio onirico di una fotografia notevolissima e, fra tutte quelle slow-motion strascicatissime, si pigliano pure delle belle boccate di cinefilia spinta (il film omaggia Tarkovsky, Sokurov, l’“espressionismo” nordico e pure dell’altro).

Ma poi arriva la pesantezza.

Arrivano i tempi lunghi.

Arrivano i primi piani esasperati.

Arrivano i dialoghi al cemento, i sussurri & le grida, il livore ambientale, una cappa di dolore a soffocare ogni cosa.

Arriva, insomma, il Posto Delle Fragole E Del Sangue.

Eccolo, è arrivato il cinema nordico certificato iso9999.

E non c’è più scampo.

Ed ecco che sbocciano in pieno i tre protagonisti: il Dafoe, la Ginsbourg e Madama Natura. Madama Natura che Regna e che da il titolo al film.

Ma mentre quasi tutto il pubblico ha compreso la pregnanza dei due attori (difficilissimo trovarne due più azzeccati), quasi nessuno si è accorto delle virate di Verde che la pellicola andava sempre più assumendo. Il Verde diviene pian piano il protagonista assoluto e spiace leggere quà e là di critici ed osservatori prezzolati intenti nella numerazione delle apparizioni dei genitali senza accorgersi di dove veramente Antichrist stava andando a parare. E così spiace di leggere come in molti abbiano colto come estreme le sequenze in cui è la carne umana a farsi protagonista. Non accorgendosi che l’estremo, tutto l’estremo di questo mondo, stava altrove: la testa della donna che muta nel colore delle felci, le urla ancestrali dagli abissi dei tempi, il daino, le ghiande, la volpe, il girato otticamente distorto della foresta, gli omaggi iconografici al Fiammingo.

Il Verde, la Natura, la reggia di Satana, l’Anticristo Assoluto.

Un film non perfetto credo, ma assolutamente da vedere. Ma senza gli occhialetti 3-d, alla ricerca di effettoni da luna park domenicale. Perchè qui non c’è bisogno di nessuna terza dimensione. Il significato così drammatico, l’interpretazione così spinta dei due (la Ginsburg che si masturba selvaggiamente è roba che manda al Mariuccia col ciucciotto qualsiasi Jenna Jameson lavori oggi nel cinema hard) bastano e di molto avanzano per attraversare pure la quarta dimensione.

Sentite un po cosa ne pensa il caro Mereghetti
[flash]http://www.youtube.com/v/6PEYJKbnzUI&hl[/flash]

Inutile dire che non sono assolutamente d’accordo con lui.

molto bella la prima mezzora poi però si pianta un po’ e si fa abbastanza fatica a seguirlo
in ogni caso merita la visione

non sono un fan di von Trier… ma devo ammettere che questo film mi è piaciuto (anche se spesso ha tratti deliranti che nemmeno Polselli:D).
certo c’è tutto quello che solitamente non mi piace nei film del regista -per esempio il compiacimento estetizzante, è troppo artista lui, preferisco i cinematografari) però in questo caso mi ha convinto.

il bluray è molto buono, consigliabile!

IL CAOS REGNA