Visto stasera in sala, introdotto da un dinamico Gomarasca e dal responsabile di trucco ed effetti speciali Pietro Tenoglio.
Deluso un po’ dal fatto che mi aspettavo di vederlo in una certa maniera, essendo la copia proiettata una stampa 35mm… oltretutto Manlio ha sottolineato ad inizio proiezione che si tratta di un positivo nuovo di pacca, realizzato qualche anno fa per una rassegna della Cinematheque Française a partire dal negativo originale… Che però era in 16 mm! (questo Manlio non l’ha detto, l’ho scoperto qui sul forum esclusivo che fa opinione).
E infatti la grana e la definizione erano quelle di un 16mm.
Per carità, l’esperienza cinematografica è stata cmq super piacevole!
Venendo al film in sé, chiaramente l’ho visto parecchie volte. Nessun effetto sorpresa ma il ricostrursi della memoria che, col procedere della visione, pian piano ha tutto più chiaro e mi anticipa l’affresco di quello che sto per vedere.
È vero che come in molti fate rimarcare il film è povero ed ha tanti difetti, ma è anche vero come dice @Tuchulcha che in fondo si lascia guardare volentieri; nel piatto ci sono molti degli ingredienti base dell’exploitation di D’Amato, ed anche se il tutto sicuramente poteva essere cucinato meglio, in fondo, dai, si può mangiarlo anche così, come snack senza pretese ci può stare.
Il perché sia assurto a questo stato di culto secondo me è presto detto: la presenza di due scende davvero estreme, ancor prima che per la realizzazione per il concetto in sé, che andavano davvero “oltre” il comune limite di ciò che ci si poteva aspettare di trovare in un film horror dell’epoca: sto ovviamente parlando dello spuntino fetale e dell’abbuffata di trippe. Roba che a livello visivo resta decisamente impressa nella memoria dello spettatore.
Non ci fossero state queste due scene il film non se lo sarebbe ricordato nessuno.
Oltretutto la scena finale è ripresa ed editata proprio sbrigativamente, in modo povero e sciatto, avrebbe potuto essere molto più suggestiva e visionaria. Ma probabilmente Aristide sapeva che infondo non era così importante girarla bene, bastava mostrarla una cosa così per superare quel limite del visibile a cui si è abituati e di conseguenza colpire indelebilmente chi sta guardando il film.
Tra parentesi, ho sempre pensato che la stessa scena ripresa nel poster è molto più suggestiva e lirica, col mostro sulla spiaggia, al tramonto, che sbrana avidamente le sue stesse intestina… Che gli costava a Joe D’Amato girarla anche lui così?!?
Pigrone!
Una ultima chiosa sulla percezione di questo film da parte di un pubblico che gli si approccia una quarantina di anni dopo la prima cinematografica: a parte qualche risatina qua e la per le scene più ingenue o gli effetti speciali più smarzi (ma cmq una cosa discreta e rispettosa), la cosa che ha suscitato più ilarità in assoluto sono alcuni degli orriderrimi brani del maestro Giombini al sintatizzatore (lo sottolinea anche @Zardoz in un suo commento). Se in alcune musiche si percepisce una certa verve e voglia almeno di mettercisi un po’ di impegno (la melodia dei titoli di testa si fissa nel cervello e un paio di altri brani sono buoni), in certi altri casi sembra addirittura che il compositore, più che sperimentare le potenzialità del nuovo strumento elettronico, stia proprio giocando quasi premendo tasti a caso sulla tastiera come un bambino ai primi approcci con un Grillo Fonillo
Applausi a scena aperta per il feto divorato, che è stato sicuramente ciò che ha maggiormente impattato il pubblico in sala.