Se non sbaglio e’la seconda volta che vengono in Italia con questa formazione.Stavolta suonano a 20 km da casa mia e non posso perderli.
Ha ragione Klub 99,sono solo 2 le date
Ho sempre considerato il primo disco omonimo degli Asia la sintesi massima e non perfettibile del suono Anni Settanta con quello più semplice degli Ottanta. Magnifiche le alternanze tra la chitarra di Howe e le tastiere dell’ispiratissimo Downes con un Palmer sullo sfondo a inventare controtempi strepitosi. Il tutto nobilitato dalla voce inimitabile di Wetton e da composizioni di straordinaria freschezza.
Al di là della strasentita “Heat of the moment”, gli Asia di “Only time will tell” sono stati clonati dagli Europe di “The Final Countdown” (e le coincidenze che uniscono i due gruppi, anche escludendo il il nome “continentale” di entrambi, sono altre e quasi inquietanti) e hanno creato con “Without You” uno dei lenti più toccanti di sempre. L’intro di “Time Again” è da brividi, la batteria in “Wildest dreams” pure, ma è la clamorosa varietà strumentale all’interno di ogni canzone a farne un disco irripetibile. Alpha è di nuovo un gran disco (anche se molto meno ricercato strumentalmente) e Astra (senza Howe, e si sente) andrebbe riscoperto, pur nella sua semplicità.
Persisi negli anni con Downes dietro a dischi discutibili e penalizzati da un John Payne che con Wetton proprio non c’azzecca, si sono riuniti da poco nella formazione originale e stanno girando il mondo con una tournee di ottimo successo.
Vedere i quattro mostri sacri di nuovo insieme dal vivo mi ha dato un’emozione fortissima: Wetton è diventato un bue ma ha ancora una voce caldissima, magnifica e potente, Palmer è una macchina, Howe riprende con perizia alcuni tra i migliori assoli della sua carriera e Downes contribuisce a creare quel “wall of sound” che è stato uno dei grandi trademark del gruppo. Insomma, un concerto memorabile (anche se per loro probabilmente solo “standard”) impreziosito da una “Roundabout” stravolta da Palmer, una “Fanfare for the common man” esaltante, una inattesa “In The Court Of the crimson King” (nessuno dei 4 faceva parte dei Crimson all’epoca) e una applauditissima (ovvio) “Video killed the radio star”.
Per il resto quasi tutto il primo album (il disco che ho più ascoltato in vita mia) compreso il B-side “Ride Easy” versione acustica, quattro pezzi da Alpha, Astra ignorato (come previsto).
Fine dell’inutile report, dedicato a un “supergruppo” (li chiamavano così) che ha venduto un sacco col primo disco senza mai riuscire a convincere la critica (che però adesso, in parte, ci sta ripensando) pronta ad accusarli subito di essersi “venduti” agli americani con musichette commerciali di scarso spessore. Mah.
Intanto ringrazio pubblicamente Slogun per avermi spostato qui, visto che cecato come sono non m’ero manco accorto che il post già esisteva. Zagor, ci sei poi venuto? Io ero proprio in prima fila (o meglio seconda) sotto il palco.