Regia: Alfio Caltabiano Con: Anthony Ghidra, Angelo Infanti, Anthony Freeman, Al Northon, Dan May, Monica Teuber Ivan Scratuglia, Lanfranco Ceccarelli, Peter Jacob, Hermann Nelson, Ellen Schwiers, Fernando Sanchez Polack, Giovanni Cianfriglia, Nicola Balini Soggetto: Alfio Catlabiano Sceneggiatura:Alfio Caltabiano, Ernest R. Von Theumer Musiche: Marcello Giombini Data di uscita italiana: 19/04/67
Curioso film di Alfio Caltabiano con Antony Ghidra e Angelo Infanti, con qualche strizzatina d’occhio al sexy. Da riscoprire.
Gustoso filmaccione. Serie B all’ennesima potenza: preso un modello (in questo caso “Per qualche dollaro in più”) ne vengono esasperate tutte le caratteristiche. Leone ci mette dieci morti? Caltabiano ce ne mette venti. I cattivi di Leone ammazzano donne e bambini? I cattivi di Caltabiano freddano pure i cani. Particolarmente spassosa l’imitazione alla buonissima dei dialoghi “a sentenza” tipici di Leone, con battute recitate con toni stentorei del tipo “Al mio mulo non piace la violenza”, “E’ un uomo che ha sincronizzato la sua pistola col pensiero”, il cattivo al direttore di banca durante una rapina: “Questi soldi erano tutti tuoi. Ma il paradiso appartiene ai poveri. Te ne faccio dono…” e lo ammazza. E via così. Cinema popolare allo stato più grezzo insomma, ma divertente. Caltabiano era un stuntman che aveva collaborato con Leone e qualcosa dal maestro l’aveva imparata più di altri registi blasonati. Sa dove mettere la cinepresa e come creare inquadrature di una certa suggestione, sa dirigere le scene d’azione e soprattutto riesce a far sembrare il film molto più ricco di quello che era; anche grazie ad una fotografia molto bella e curata, non c’è quell’atmosfera povera che penalizzava molti nostri western di seconda fila. Dove Catalbiano si dimostra invece totalmente inetto è nella direzione degli attori, con attori impalati che fanno pause agghiaccianti tra una battuta e l’altra, sottolineandole con gesti ed espressioni da filodrammatica dell’oratorio. Il regista si lamentava degli attori che gli erano capitati, ma visto come recita lui stesso nella parte del cattivo dubito che da altri attori avrebbe saputo cavare fuori qualcosa di diverso. Alla fine però l’aria catatonica degli attori diventa quasi una cifra stilistica, sembra di vedere un cartone animato. Lo slavo Anthony Ghidra è talmente fuori posto come protagonista, con quella faccia da beccamorto, che ne vien fuori quasi un personaggio originale.
Curiosità:
Caltabiano sostiene che Leone per “Giù la testa” gli rubò l’idea del tizio maniaco delle esplosioni con il gilè pieno di dinamite. Secondo me piuttosto Leone potrebbe aver ripreso per “Il mio nome è nessuno” l’idea dei riflessi di specchi che segnalano dov’è la dinamite.
Nelle prime scene nel saloon tra le comparse è ben riconoscibile un giovanissimo Flavio Bucci.
In uno dei suoi rari western Angelo Infanti non smentisce il suo personaggio di latin lover neanche in questo film dove fa il gelido, dato che si attarda con una prostituta nella stessa stanza in cui ha appena infilzato uno con una sciabola.
Dice tutto del tono ruspante del film il plateale errore grammaticale sull’insegna dell’ufficio dello sceriffo, più volte inquadrata: “Marchall’s Office”
Darth, ho appena visto questo film. Tu che te ne intendi…per caso è stato girato sui luoghi Leoniani di “Per qualche dollaro in piu’”? Mi sembra di riconoscere la città western. Anche le ambientazioni mi sembrano dell’ Almeria…con qualche capatina al Canalone di Tolfa…
scarno ma godibile e con un cast che, pur con tutti i limiti già segnalati, si apprezza sicuramente
dvd 01 ai limiti dell’accettabilità, letterbox e con una prima parte molto mal messa, ma si trova a pochissimo, come tutti gli altri dvd di questa collana