Baron Roman von Ungern-Sternberg

Ispirato da questo thread:

ho deciso di documentarmi, beh, il soggetto rientra a pieno titolo in questa stanza. Per citare il buon Bastardnasum, che ha anche letto una biografia sul Barone:

James Palmer - The Bloody White Baron

una delle piu’ emozionanti biografie mai lette recentemente, la storia del barone sanguinario Roman Von Ungern Sternberg che libero’ la Mongolia dai Cinesi e che voleva creare un suo stato panasiatico buddhista sulla falsariga di Gengis Khan. Un pazzo all’ennesima potenza che neanche il Mister Kurtz di “heart of darkness” riuscirebbe ad eguagliare. E tra l’altro e’ esistito veramente… uno di quei personaggi talmente assurdi e incredibili, in bilico tra leggenda e realta’ che uno stenta a credere sia esistito veramente. Ed e’ strano che nessuno ci abbia mai fatto un film su di lui, a parte una breve apparizione nel cartone di Corto Maltese “Corte sconta detta arcana”

http://www.gentedirispetto.com/forum/showthread.php?3844-Which-book-I-m-reading-right-now!&p=291736&viewfull=1#post291736

Per chi volesse approfondire, online c’è abbondanza di risorse:

http://tvtropes.org/pmwiki/pmwiki.php/Main/Ungern-Sternberg
http://www.brightreview.co.uk/ARTICLE-Urga-February-1921.html

Probabilmente questo libro è il volume più adatto per approfondire questa figura interessante

http://www.adelphi.it/libro/9788845926914

Purtroppo l’ho acquistato tempo fa ma devo ancora cominciare la lettura. Sarà il prossimo della lista.

in realta’ di biografie ce ne sono a bizzeffe, quasi tutte esageratamente pro o contro di lui. L’unica testimonianza diretta -anche se parziale e limitata temporalmente- proviene dal libro di Ossendowski “Bestie, uomini e dei”. ma Ossendowski era un contastorie numero uno, quindi non e’ che la sua descrizione del Barone sia da prendere come oro colato. Molte parti sembrano infatti abbastanza romanzate o in contraddizione con la realta’ dei fatti. In un passaggio addirittura, fa dire al barone che “molti dei miei aiutanti sono ebrei”, quando in realta’ il barone era un fervente antisemita. Ho raccolto un bel numero di documenti storici sulla figura del barone e anche in essi -soprattutto i verbali dell’interrogatorio da parte dei Bolscevichi- e’ difficile separare la realta’ dalla fantasia.

Gia’ quando era ancora in vita, e soprattutto nei suoi ultimi 2 anni, dopo la liberazione della Mongolia, circolavano leggende e storie quasi sovrumane sul barone, messe in giro sia in buona fede -a causa della superstizione dei mongoli o dalla mancanza di notizie di prima mano per via della remotezza della Mongolia dell’epoca, sia in mala fede -per la propaganda religiosa buddhista era conveniente far circolare storie sulla figura semi-divina del barone.

Che venisse considerato un essere quasi divino, una reincarnazione di uno spirito illuminato buddhista, o di un dio della guerra, e’ vero, e ci sono testimonianze di come venisse venerato come tale nei templi mongoli quando era ancora in vita. Che era un pazzo sadico, uno che sarebbe andato bene a braccetto con Hitler, e’ vero, ossiesionato dalle profeziie bibliche e da visioni apocalittiche buddhiste.

Diciamo che era un blockhead coi fiocchi: anticomunista e antisemita fino alla paranoia, ossessionato da profezioe divine (cosi’ tanto che invece di consultare ufficiali militari per azioni di guerra si rivolgeva soltanto agli indovini) e dall’idea di creare un impero asiatico dal Giappone agli Urali con lui a capo ovviamente. E ovviamente non conosceva quasi niente dell’Asia a parte la Mongolia e un po’ di Manciuria e Siberia, ma nella sua mente pensava che tutti i popoli asiatici potessero essere uniti, accomunati dalla stessa razza e dalla stessa religione -buddhista- per combattere una guerra santa contro i bianchi e l;occidente marcio e corrotto.

La cosa piu’ sorprendente e’ che non era vissuto nel medioevo, quando ancora si combattevano guerre sante, ma nella prima meta’ del 20imo secolo, ma tutta la sua vita e azioni sembrano essere trsportate direttamente in un’epoca molto piu’ remota e semi-favolistica. La sua piu’ che una guerra di liberazione, era una guerra santa, dove il male -i comunisti e gli ebrei- stava da una parte e il bene -Buddha e la famiglia imperiale russa- stava dall’altra. nella sua visione manicheista del mondo, lo scontro tra comunismo e monarchia era piu’ che uno scontro politico: era una guerra morale, catartica e purificatrice, come il fuoco sacro che avrebbe divorato tutte le empieta’ e i peccatori per rigenerare la razza umana piu’ pura e animata soltanto dallo spirito combattivo divino.

E nonostante la sua paranoia anticomunista e antiebraica, le sue torture, esecuzioni sommarie, sadismo e atti di violenza gratuita, era sorprendentemente tollerante di tutte le religioni, un panteista che poteva amalgamare perfettamente cristianesimo, islamismo, e buddhismo in un’unica concezione spirituale del mondo. Non si era mai pentito delle sue atrocita’ che secondo lui erano necessarie e sanzionate divinamente per il processo di purificazione del mondo.

Come militare, i suoi -limitati- successi erano dovuti piu’ alla forza bruta e disperazione, che a piani strategici prestabiliti. Infatti, come ho detto, basava tutte le sue imprese di guerra in Mongolia sui consigli ediviniazioni di indovini. Coraggioso e temerario fino all’incoscienza, destava letteralmente terrore tra i suoi uomini e i suoi nemici, anche a causa della sua crudele disciplina.

da Ossendowski e Hugo Pratt viene descritto come un’eroe romantico, filosofo e colto, cosa che magari lo e’ stato veramente, anche se perennemente confuso tra tradizioni medievali mitteleuropee e superstizioni religiose asiatiche.

Dai nazisti odierni viene considerato un traditore, dato che esaltava la superiortita’ delle razze asiatiche su quella europea, anche se 15 anni prima dei nazisti, il Barone usava gli stessi metodi delle SS e la stessa eliminazione metodica degli ebrei e avversari politici comunisti. Dai mongoli veniva dapprima considerato un’eroe e un dio, per poi cadere in disgrazia ed essere tradito dallo stesso popolo che piu’ di tutti amava. Da tutti veniva considerato unanimanete un pazzo sangunario, mistico e reazionario. Insomma come dice lui stesso: “il mio nome e’ circondato da tale odio e paura che nessuno puo’ dire quale sia la verita’ o la menzogna, quale sia la storia e quale il mito”

Il libro “The bloody white baron” e’ esaltante, un viaggio in una terra e in tempi lontani, quasi remoti, anche se accaduti meno di 100 anni fa, sempre in bilico tra magia, superstizione, religione, politica, massacri, tradimenti, torture, fame, sporcizia, eroismo e atrocita’.

Il fim che ho visto il trailer su youtube sara’ pronto chissa’ quando… i mongoli sono cosi’… a un certo punto finiscono tutti i soldi in bevute colossali e difficilmente riescono a terminare un progetto.

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Libro disponibile gratuitamente sul Project Gutenberg:

Esisterebbe anche una corposissima raccolta di tutti i suoi scritti, lettere, scambi di corrispondenza con militari e lama, dal titolo “в документах и мемуарах” (V dokumentakh i memuarakh, edito da Сфера Евразии/Sfera Evrazii) ma che io sappia è solo in russo e mongolo e non dovrebbe essere mai stato tradotto in inglese. Gli davo spesso una occhiata quando ero in Mongolia e, pur essendo un mattone incredibile di oltre 700 pagine - potrebbe gettare luci importantissime sui suoi rapporti con personaggi semi-divini come Boghdo Kahn (l’alcolizzato e vizioso Lama capo di tutta la Mongolia, terzo Lama in ordine di importanza nel mondo buddhista) e il Dalai Lama tibetano stesso…

ma al di là di tutto quello che il Barone è stato ed ha fatto, rimane comunque affascinante il periodo storico e l’ambientazione delle sue gesta, là dove riorganizza la sua “Orda Mongola” per riconquistare le steppe asiatiche: la Mongolia degli anni ‘20 del XX secolo è un paese totalmente estraneo alla modernità, completamente immerso in una realtà religiosa, mistica, superstiziosa come ai tempi del medioevo. Non è un caso che fino alla liberazione della Mongolia da parte del Barone, non esisteva neanche una vera città. Urga (come allora era chiamata Ulaan Bataar) era ancora un villaggio itinerante di ger (le tradizionali tende mongole) che si spostava di valle in valle a seconda del ciclo di stagioni. Quindi in pieno XX secolo la Mongolia ancora non aveva conosciuto nè urbanizzazione nè sedentarietà: era un popolo ancora nomade e totalmente impregnato di religione, superstizioni, organizzazione sociale e politica totalmente dominata dalla religione buddhista. I capi erano signori della guerra, piccoli e corrotti principi locali spesso comandati da monaci lama altrettanto corrotti o viziati. Come il Tibet, evoca un mondo completamente fuori dal tempo dove ancora su ogni montagna regnano gli spiriti malvagi e gli indovini divinano con sconcertante precisione la fine di una vita umana. Non è che oggi la Mongolia sia poi cambiata così molto, fuori da Ulan Bator…così come il Tibet (che ha sempre tenuto legami strettissimi e profondissimi con la Mongolia, loro storica protettrice spirituale, religiosa e militare contro il materialismo del confucianesimo cinese) sono ancora posti densi di mistica spiritualità.
E’ questo che - al di là di tutto - affascina nella figura del Barone e in quelle epoche storiche che sono poi avvenute neanche 100 anni fa. E forse, già in XX secolo ampiamente cominciato, non era poi così assurdo ragionare e vivere ancora come ai tempi di Gengis Kahn e delle grandi orde mongole che avessero (ri)conquistato il mondo…

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Del film, ovviamente, non ne ho saputo più niente…

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