Belluscone - Una storia siciliana (Franco Maresco, 2014)

DVD + BR IT

Presentato in questi giorni al festival del cinema di Venezia. Già il titolo è notevole, ma dal trailer sembrerebbe proprio una cosa paurosa.

Esce il 4 settembre, tra tre giorni.

Film osteggiato da tempo, se non sbaglio sono almeno due anni che doveva uscire, ma non trovava distribuzione(non vorrei ricordare male)…il trailer mi ha messo i brividi. Il problema non sono i brividi in sè, quanto la loro natura: sono brividi di paura?Di sgomento? Di disgusto?
Non importa, quel che importa è che ciò non è finzione, esiste una realtà italiana così, non si può girare la faccia e fingere che non esista, così come l’impresario che ignora l’anniversario della morte di Borsellino.
Spero di vedere presto questo film

Mi auguro di riuscire a vederlo quanto prima. Inoltre, come non ho potuto fare a meno di notare (e come dichiara lo stesso Maresco), è un film che si riallaccia in qualche modo al precedente (e davvero notevole) “Io sono Tony Scott, ovvero come l’Italia fece fuori il più grande clarinettista del jazz” (2010), dove già lì era impossibile non rendersi conto della totale deriva culturale di questo paese.

Forza Italia chiede il ritiro del film di Maresco «Belluscone»
Il senatore Malan: «Ricorreremo alla magistratura per chiedere il sequestro del film per l’immagine negativa che offrirebbe dell’ex premier Silvio Berlusconi»

Il film ha raccolto applausi e un buon giudizio della critica. «Belluscone - una storia siciliana» di Franco Maresco, però, è finito anche al centro di una intricata polemica politica, come ha spiegato il senatore Lucio Malan ai microfoni di «KlausKondicio», il programma di Klaus Davi.

«Ricorreremo alla magistratura per chiedere il sequestro del film - ha detto - per l’immagine negativa che offrirebbe dell’ex premier Silvio Berlusconi». Malan ha proseguito spiegando che «sono tre anni che Berlusconi non è più al governo, bisognerebbe parlare di altro. Il cinema può essere un veicolo eccezionale di promozione, non solo turistica, ma anche economica in generale, ma purtroppo c’è un eccessivo indulgere sulla mafia, sulla mafiosità, come se tutta l’Italia fosse fatta di mafiosi o di realtà delinquenziali». (fonte: LaPresse)

Da corriere.it

Tutta pubblicità gratuita per il film.

Basta che non finisca come con Fahrenheit 9/11 che alla fine in un certo senso ottenne l’effetto contrario di quello sperato.
In questi casi è un rischio sempre dietro l’angolo, purtroppo.

Però a differenza del film di Moore questo di Maresco credo abbia realmente bisogno di pubblicità. Quindi da un certo punto di vista ben venga questa iniziativa del senatore Malan.

Mi viene in mente che anni fa, era forse il 1999, ho lavorato per un certo periodo per Abacus, la società di sondaggi. Ne stavamo facendo uno elettorale, e contattai una signora siciliana sulla settantina che, alla domanda “per chi intende votare alle prossime elezioni?” mi rispose con un meraviglioso io voto a Belluscone!. Ora per regolamento interno, potevamo registrare la preferenza solo se il nome del partito era espresso in modo chiaro, quindi tentai di farle esprimere il concetto in modo diverso, chiedendole “Dunque lei intende votare per Forza Italia?”, almeno tre o quattro volte… ma niente da fare, lei alzava la voce e mi diceva solo No no no no! Io voto solo a Belluscone!

Bei momenti.

“Bisognerebbe parlare di altro”…se Silvio fosse “six feet under”, si potrebbe pure fare! Del film, mi ha fatto ridere la recensione di Caverzan sul “Giornale” di un paio di giorni fa. Poveraccio, VORREBBE tanto parlarne meglio, ma sappiamo bene che “non può”. Ordini superiori, a metà fra Hitler e la Corea del Nord. .
P.S. L’aneddoto di Renato è sintomatico per capire appieno l’intelligenza e la “pulizia mentale” di tanti elettori del signor B.

Ma poi alla fine non l’ha visto nessuno?

Io l’ho recuperato ieri in dvd e l’ho letteralmente adorato, l’ho trovato meraviglioso.
Certo, è agghiacciante, mostra un universo di subumani che fa realmente paura perché sono tutti autentici, ma quest’accozzaglia di freak fa solo da cornice a una storia ancora più ributtante.
Perché il rischio è che ci si faccia stordire dalla parata di casi umani che Maresco mostra con grande intelligenza (e non poca furbizia) per poi trascurare cose come l’allucinante intervento di Dell’Utri (che poi lui è un freak come gli altri, ma vabbeh).

Tramite il personaggio meraviglioso (e ripugnante) di Ciccio Mira, impresario di orrendi cantanti neomelodici acclamati da orde di disperati, Maresco racconta un mondo che purtroppo esiste davvero, fatto di omertà, ignoranza, mafia, miseria, intrecciando il tutto con la classica domanda “Ma dov’è che Berlusconi ha trovato i soldi?”. E anche se la risposta ormai è arcinota, Maresco affronta il tema con grande originalità ma anche con un’innegabile amarezza per tutti i bastoni tra le ruote che continua ad avere mentre cerca di fare il suo cinema.

E il suo è ancora un cinema di facce, di mostri che vengono mostrati con insistenza o quasi di sfuggita (tipo la ragazzina che si è fatta tatuare “#31#”, titolo di un’allucinante canzone del neomelodico Vittorio Ricciardi, anche lui tra i protagonisti del film), trattati in maniera impietosa ma comunque anche con un certo affetto.
Durante le interviste Maresco è di una bravura unica, interviene sempre al momento giusto, con precisione chirurgica ma anche con pesantezza edilizia, e riesce sempre a farsi dire quello che vorrebbe (o spererebbe) sentirsi dire. Le risposte sono spesso terribili, specialmente quando ci sono domande esplicite sulla mafia o argomenti simili, e c’è anche un gran lavoro di montaggio che costruisce quello che Ghezzi ha giustamente definito “un perfetto girone infernale concentrico, una canzone leggera fatta con elementi pesantissimi”.

Poi il film è fatto molto bene, visivamente c’è una gran cura, è stato fatto un bellissimo lavoro sulla fotografia e sulla postproduzione, quasi a voler ingentilire un film durissimo e terribile che in fondo ha toni da tragedia, di quelle cupe e senza speranza.

Il dvd contiene circa un’ora di scene non montate che sono state rimontate apposta per essere inserite negli extra. C’è materiale meraviglioso, si passa dal sublime allo sconvolgente, dall’orrore puro alla tenerezza più commovente, davvero un gran lavoro.
E poi gran finale con il leitmotiv del film, il videoclip della canzone di tale “Erik” dedicata a Berlusconi, che riassume tutto il film ma anche tutto un modo di vivere e un mondo (che sarebbe bello vedere polverizzato):

//youtu.be/Ev0sdU-sXTI

Comunque, ripeto, un film davvero bellissimo (e spaventoso). Avrebbe meritato maggior fortuna, lo consiglio a tutti, il dvd è ottimo.

Acquistato e visto non appena è uscito in dvd.
Con tutto l’amore per l’idea di cinema di Maresco, l’ho trovato deludente. Anche il David di Donatello vinto mi sembra un risarcimento per quanto non ottenuto ai tempi di “Totò che visse due volte”.

Il cinema di Franco Maresco è da difendere, da proteggere anche nei suoi insuccessi. La luce che emana, anche per poche sequenze, dà speranza a chi crede in un cinema italiano meno pacato e ligio.
Sono infatti brevi momenti, folgoranti intuizioni, a dare senso a “Belluscone”, a renderlo amabile, nonostante la sua scarsa riuscita, nonostante il film sia debole e prevedibile sotto molti aspetti. E’ un cinema sconfitto, ma non solo dall’apatia della realtà italiana, ma soprattutto dalla crisi del suo autore.
Tatti Sanguineti che ricerca l’introvabile e depresso Maresco, e l’impossibilità di realizzare il film sui rapporti tra Berlusconi e la sicilia, sono le intuizioni più suggestive dell’intera opera, capaci di rimandare agli universi di Welles e di Herzog, dove il cinema fa sbandare la vita personale. Tutto ciò emerge però solo a frangenti, seppur fulminanti ( si veda la bellissima e dolente immagine sgranata di Maresco, da solo sulla spiaggia ), e non riesce a dare forma ad un film che resta stentato e, purtroppo, scontato.
Se Maresco non riesce a dire nulla né su Berlusconi né sulla sicilia, nemmeno la deviazione sui cantanti neomelodici diventa qualcosa di significativo, al punto che un episodio de “Il testimone” di Pif, sul medesimo argomento, riesce ad essere più penetrante. E anche i personaggi più potenti come l’impresario Ciccio Mira (ulteriormente delineato in uno degli extra del dvd), tra trasformismo e mafia, sono figure già viste, a partire dal lontano “Enzo, domani a Palermo!”.
Ma è soprattutto il linguaggio ad essere il punto dolente del film. Delude, in quanto standardizzato. Sia nella riproposizione, ormai ovvia, delle interviste in b/n ai soliti freak, coi soliti bisticci linguistici, con la solita beffarda voce fuori campo di Maresco, sia nella piattezza della parte documentaristica, allineata su un modello più televisivo che cinematografico.
Anche l’inutile partecipazione di Ficarra e Picone diventa simbolo di un maldestro tentativo di omologazione, di disperata ricerca di un pubblico boccalone. E l’imbarazzata, e fuori contesto, apparizione del celebre duo fa rimpiangere quello che sarebbe potuto essere un incontro tra Ficarra e Picone con Maresco in un film tutto loro, dove due forme così differenti di talento avrebbero potuto dare vita a una comicità di largo respiro.
E’ l’emarginazione di Maresco che fa male. In un mondo del cinema, non solo italiano, giusto e riconoscente, film come “Totò che visse due volte” sarebbero stati esaltati, portati a simbolo di eccellenza, più di una Comencini o di un Luchetti qualsiasi. Invece Ciprì e Maresco sono stati spinti all’implosione e poi alla separazione, rendendo entrambi innocui. Uno (Ciprì) riparato in un cinema mainstream che riesce solo in minima parte a rendere proprio, l’altro (Maresco) ridotto alla marginalità più totale e disperata. E, inoltre, incapace di leggere la realtà contemporanea. Come dice Sanguineti, a chi può interessare oggi di Berlusconi e della sicilia, di Dell’Utri e della mafia dietro Forza Italia? Maresco, inseguendo da solo un cinema puro e personale, ha smarrito se stesso e la forza del suo lavoro. Invece di raccontare l’Italia contaminata, sopravvissuta e mutata in un nuovo orrore, rincorre figure tragiche ormai sviscerate all’infinito.

Molto interessante anche se non concordo.

Sono però d’accordo sulla parte relativa a Ficarra e Picone che oltretutto è eccessivamente finta nel momento in cui si mostra la presunta riconciliazione tra i due orrendi cantanti.
Tante cose sono ovviamente finte e messe in scena in questo film di Maresco ma questa è l’unica che mi ha fatto davvero storcere il naso.

Anche sentire Ciccio Mira che alla fine invita a “non fare entrare la mafia nelle nostre case perché non è più quella di una volta” è un artefatto così come ce ne sono tanti altri nel film (e nei lavori di Maresco in generale). Però trovo che alla fine siano diventati stile e in qualche modo pure linguaggio. Il breve segmento con Ficarra e Picone invece mi sembra troppo goffo.

Concordo in pieno con la bella recensione di Giorgio Brass, e invito anch’io a guardare le scene eliminate che valgono tanto quanto il film.

Aggiungo solo una cosa: il film non e’ affatto su Berlusconi, ma solo sul modo in cui è percepito in Sicilia. E, minuto dopo minuto, si assiste sgomenti alla dimostrazione (che appare addirittura facile) di cosa i siciliani pensano di Berlusconi. O peggio ancora, di cosa sanno. Tutto quello che per il resto del paese resta un sospetto, sembra essere per i palermitani una realta’ ovvia. Per carita’, lo scrivo senza alcun fine di polemica politica, beninteso.

Ho appena letto il thread su “Colpi di fortuna”, e mi è venuto la tristezza a pensare a come e’ ridotto il cinema italiano. Poi ho letto questo thread, e mi sono consolato. Ce ne fossero, di menti frizzanti come quella di Maresco, a lavorare - avendone la possibilta’ - per il grande schermo…

Sì, certo, dire che questo film è soltanto su Berlusconi sarebbe come fermarsi a guardare il dito di chi ti sta indicando la Luna.

Visto anch’io
Sono d’accordo con cio’ che ho quotato
E mi fa specie (e sottointendo la considerazione che faccio tra me e me) che ci sia stato qualcuno si e’ messo a parlarne bene. Un prodotto sorprendentemente stantio

visto fuori tempo massimo, non ricordo come mai me lo persi visto che amo questo regista, forse mi ero rotto di storie su Berlusconi
fatto sta che oggi me lo sono goduto moltissimo, anche se è discontinuo e disorganico, preso senza grandi pretese ci si diverte tanto
solo le interviste ai neo melodici e soprattutto a Ciccio Mira valgono il prezzo del biglietto :sweat_smile:
è su Prime

1 Mi Piace

Per me un piccolo gioiello meta-cinematografico e postmoderno (talmente meta che travalico’ sul serio il grande schermo: vedasi la polemica -vera, finta, chissa’- tra l’autore della canzone e la produzione del film, su youtube). Quello al quale assistiamo e’ un film sul (finto) tentativo di recupero di
un film (forse vero, forse fittizio anche questo) mai completato.

Valga per tutte il dialogo in cui Sanguineti parla alla macchina da presa chiedendosi dove possa essere andato Maresco scomparso che, molto probabilmente, si trova proprio dall’altra parte dell’obbiettivo.

Certo che l’episodio del rappacificamento e’ volutamente falso (c’e’ pure un montaggio alternato, mi pare) ma se crediamo che il conflitto con l’autore della canzone ci fu allora dobbiamo anche ammettere che un chiarimento tra cantante e autore ci sia stato veramente (non in quella forma ma, ma ci sia stato) visto che la canzone e’ presente tra le scene della pellicola.

Se, quindi non si puo’ mai essere sicuri della storia raccontata (e non e’ un difetto, per me) non si puo’ invece dubitare della verosimiglianza delle “storie” che vengono narrate, invece; mi rimase impressa -ad esempio- la scena del dialogo in macchina tra Maresco e Mira, in cui -in dialetto- discutono della strategia da attuare per riallacciare i rapporti con l’autore della canzone dopo che quest’ultimo ha minacciato di revocare i diritti (cosa che avrebbe eliminato una delle colonne su cui il film incompiuto -se e’ esistito!- poggiava). Autentica oppure finta anche questa? Sicuramente veritiera della natura di certi rapporti umani in terra di Sicilia e’ la frase che pronuncia Mira alla fine della scena: “tu digli che fuori c’e’ ciccio, solo questo” (vado a memoria eh).

Non a caso il sottotitolo del film e’ “una storia siciliana”.

Ciao!
C.

1 Mi Piace