Ci sono film che costano quasi quanto il prodotto interno lordo di un
paese e non fanno altro che reiterare all’infinito le stesse
meccaniche, guardandosi bene dallo scostarsi dai binari che conducono
ad un facile successo. E poi ci sono film fatti veramente con due
soldi, girati con un telefonino, senza operatore alla macchina, girati
con un gruppo di sodali come attori, in due camere senza neanche la
cucina e che puntano solo su un’idea per provare a portarsi al di
sopra della media delle altre pellicole. Questo film rientra -a mio
avviso- pienamente nella seconda categoria. Rivelare qualcosa (anche
minima) sulla trama sarebbe qualcosa di simile ad un delitto; posso
dire che l’azione si sviluppa
in alcuni (per forza di cose, come
scoprirà chi vorrà vedere il film) falsi piani sequenza, senza
scossoni o affaticamenti; forse solo la soluzione del paradosso
risulta un po’ deludente ma chissà se si poteva fare di più.
Sono convinto che qualcosa nella storia non funzioni fino in fondo
(a
parte che in Giappone pare abbiano i cavi di alimentazione più lunghi
del mondo!) , ma io non me ne sono accorto e francamente non voglio
neanche saperlo!
Onore al merito va reso alla third window films che -direi
eroicamente- va a scovare da anni questi piccolissimi gioielli
proponendoli ad un pubblico occidentale in forma fruibile, film che
probabilmente non sarebbero mai arrivati.
Il DVD che contiene il film propone anche il corto che ha ispirato
l’opera principale, un dietro le quinte e un’intervista al regista.
Grazie agli amici di Third Window, il film in Italia si era visto se non altro in sala al Fantafestival 2021, dove ha vinto il Pipistrello d’Oro come miglior film (premio che si va ad aggiungere ai tanti ricevuti in giro per il mondo).
Provo a tenermi informato, ma non conoscendo altra lingua al di fuori dell’italiano (neanche troppo bene!) è diventato piu’ difficile di prima. Peccato sia ormai defunto il forum di asianfeast; chissa’ dove sono andate a finire le persone che lo animavano?
Si sono spostati tutti su fb e altri social. Non avendo i social però non riesco a rendermi conto di quale possa essere il livello di interazione, sicuramente inferiore a quello di un forum mi sa…
più che altro è dispersivo e vale sull’attimo. non funzionando per classificatori e tassonomie, è quasi impossibile recuperare vecchi interventi a meno di essere in un gruppo a tema. è uno dei (tanti) motivi per cui ne faccio un uso il più risicato e frivolo possibile.
vi sto scrivendo da quel futuro che è il passato che è il futuro nel presente per dirvi che è il looptime-movie più spaccacervello di sempre. davvero fuori come una cannuccia. più si ha l’impressione di aver razionalizzato il meccanismo, più quest’ultimo ti lascia in tredici. e più sembra di non capirci niente più è tutto chiaro o almeno così si crede. o almeno si crede di crederlo. comunque se siete dei cultori del paradosso temporale anguillesco un’esperienza imperdibile.
ci vediamo negli scorsi quattro minuti prossimi quando mi risponderete da 10 anni prima!
Mah, insomma. Giusto un film da festival. Riconosco un buon ritmo e attori simpatici, ma era già stato tutto detto in THE ADJUSTMENT BUREAU (in Italia I GUARDIANI DEL DESTINO) di Philip K. Dick del 1954.
Il manifesto contiene una forzatura. La ragazza a destra (colei di cui il protagonista è probabilmente innamorato) non è così importante ai fini della trama e per buona parte del film non compare. Il titolo originale vuol dire ‘Noi alla fine del [l’effetto] Droste’.
Io di film cosiddetti mindfuck - con viaggi nel tempo, paradossi temporali - ne ho visti tanti.
Ma proprio tanti.
Alla fine più o meno mi piaciucchiano tutti, dai – perché in fondo sono un boccalone, e mi basta veder violato il principio di causalità e, be’, sto al gioco.
Ma boccalone quanto mai, lo vedo chiaramente che questi prodotti hanno tutti gli stessi pregi e gli stessi difetti, e spesso oltre al gioco (giochino) non c’è granché.
Tuttavia mi sento di attribuire a questo filmetto (dura solo 70 minuti) un paio di spunti che se non inediti sono comunque rari.
Per prima cosa il mindfuck non è insistito; c’è, ce lo presentano, cercano anche di spiegarcelo finché è possibile, ma poi cessa di essere l’oggetto della trama per diventare invece strumento che serve alla trama per svilupparsi – trama che è sicuramente esile, ma comunque c’è.
Insomma: per me questa è una commedia, forse addirittura una commedia romantica, che per caso ha sullo sfondo un mindfuck di paradossi temporali.
L’altro spunto è il finale.
Di solito in questi casi c’è sempre lo stesso tipo di finale – in sospeso, irrisolto - e ammetto che mi ero preparato mentalmente un lungo post/invettiva contro questa tendenza (ma fa niente, lo conservo per un’altra volta, so che non mancherà occasione), invece qui la conclusione è coerente con l’impostazione di cui dicevo prima: una commedia, forse addirittura una commedia romantica, che per caso ha sullo sfondo un mindfuck di paradossi temporali.