Visto ieri notte grazie alla preziosa segnalazione di @A.N , uno dei pochi action italo-filippineschi che ancora non avevo visto
Come già si capisce dal titolo, è il terzo capitolo della saga (discendente) dell’ormai un pò appanzato detective Malone interpretato da Fred Williamson.
Film praticamente gemello e back to back col secondo capitolo, anch’esso girato a Manila, ma dalla trama un pò più legata blandamente ai war movies alla Bruno Mattei. Molto blandamente, eh.
C’è un cattivone che vuole minacciare il mondo con delle armi anche pesantucce, un agente CIA si addentra nella yungla per scoprire chi ci stia dietro a tutto questo e, visto che lo fanno fuori, i capoccioni dei servizi segreti chiamano un nuovo agente (Forry Smith, un bisteccone qualsiasi all’epoca ancora sconosciuto) che chiederà aiuto proprio al nostro Bob Malone, ex camerata di suo padre e a una ragazza esperta di informatica che non se la cava male neanche nelle scene di guerriglia.
Tutta la seconda parte del film si svolge appunto nella yungla, prima col difficile percorso per raggiungere i luoghi delle malefatte e poi con il consueto spicinìo di soldati filippini che saltano in aria come cavallette finchè non si arriva a scoprire chi tira tutte le file della losca trama. Che - diciamoci la verità - è già abbastanza palese nella prima mezz’ora i giù di lì.
Ci sono alcune ingenuità di sceneggiatura come quando i nostri tre eroi sono in camera d’albergo e il bisteccone della CIA riempie due bicchieri di whisky, uno lo offre a Bob Malone e appena glie lo porge dice: “adesso penso che sia proprio l’ora di andare a letto” e vanno tutti a dormire. Cazzo l’hai versato a fare, allora lo uìschi? Per lasciarlo lì sul tavolo? Vabè.
Comunque… Fred Williamson mi pare un pò sottotono, le battute ci sono ma mi sembra un pò meno carismatico che nei primi due capitoli.
Comunque simpatica la sua entrata con Malone che se ne va tranquillamente in giro dentro un supermercato col suo enorme sigarone in bocca.
A livello di metodi spicci e violenti, a parte la sua bella entrata in scena, mi sembrava un pò più crudo nei primi due capitoli.
Il bisteccone Forry Smith (che in seguito parteciperà - vedo - anche a diversi film e serie di successo) mi pare un pò messo li: uno dei tanti, di bell’aspetto ma poco carismatico.
Tutta la prima parte che si svolge a Manila è di stampo tipicamente poliziesco con le solite facce da criminali filippini pronti ad accoltellare o tendere agguati ogni tre per due, testimoni eliminati prima di aprire bocca… non male ma mi ha lasciato un pò un senso di “si poteva fare di più” (ma forse alle 4 di notte ero io che nun glie la facevo più) e anche Manila non è che emerga o si distingua tantissimo come location esotica. Ecco, forse manca un pò di colore locale: potrebbe essere Manila come New York: diciamo che mi aspettavo un pò di più a livello di location.
La seconda parte diventa invece più una sorta di vietnam-movie con basi segrete nella vegetazione, marce tra fiumi, cascate e sentieri impervi e migliora, soldati e mercenari che zompano fuori di qua e di là.
La fotografia non è male, il master trasmesso era veramente ottimo… diciamo un film godevole che scorre bene ma forse con un pò meno carica che avevano gli analoghi prodotti di Margheriti padre o del contemporaneo Bruno Mattei. Però bisogna dire che era anche il secondo esperimento alla regia di Margheriti figlio e non se l’è cavata male, assolutamente: è un prodotto perfettamente godibile e potabile, più che sufficiente. Se il genere fosse durato ancora qualche anno, avrebbe potuto benissimo dire la sua in questo genere.
Un’ora e mezza comunque piacevole senza grosse pretese come è giusto che siano questi prodotti puramente di consumo.
Ma è ormai chiaro che sia per Fred Williamson che per il cinema action italiano siamo ormai arrivati alla fine di una lunga strada: son film che ormai hanno come mercato di riferimento paesi, appunto, come le Filippine o l’Indonesia tanto che in Italia è rimasto pure inedito.
Il successivo ed ultimo capitolo, senza contare le ulteriori frattaglie rimontate da Pino Buricchi e Vanio Amici in “Sarajevo inferno di fuoco” è sicuramente molto più tragico in termini di realizzazione e risultati.
Voto: 7+