http://www.imdb.com/title/tt0090756/
http://www.cinematografo.it/pls/cinematografo/consultazione.redirect?sch=26107
Venerdi notte su Italia 1
VELLUTO BLU
(Blue Velvet, 1986, USA)
Thriller
Regia di David Lynch
Con:
Isabella Rossellini
Kyle MacLachlan
Dennis Hopper
Laura Dern
Durata: 120 minuti
Trama:
Il giovane Jeffrey trova un orecchio nel prato vicino casa, e denuncia il fatto alla polizia; poi, insieme a Sandy, la figlia del tenente per la quale ha preso una cotta, si immischia un po’ troppo di faccende che non lo riguardano. sbunn
Battute memorabili:
“È uno strano mondo”
Curiosità:
Il film ha ricevuto un unica nomination agli Oscar, per la regia di David Lynch, autore anche della sceneggiatura originale (nominata a sua volta ai Golden Globes, dove anche Dennis Hopper ebbe la menzione per la categoria degli attori non protagonisti).
Il ruolo di Jeffrey (finito poi a MacLachlan) fu offerto ad un giovane Val Kilmer, che lo rifiutò, definendo la sceneggiatura “pornografica”. Una volta visto il film (evidentemente ammorbidito rispetto allo script) ammise il suo errore.
Molti degli attori considerati per il ruolo di Frank (tra gli altri, Robert Loggia) trovavano il ruolo troppo intenso e repellente. Dennis Hopper invece dichiarò: “Devo interpretare Frank, perché io sono Frank!”.
Per il ruolo di Dorothy, Lynch aveva inizialmente fatto un provino a Hanna Schygulla. Quando questa rifiutò, pensò ad Helen Mirren, ma poi ci fu l’incontro fatale con Isabella Rossellini in un ristorante di New York City. sbunn
David Lynch voleva girare nello stato di Washington, ma per ristrettezze di budget il produttore Dino De Laurentiis fece girare tutto a Wilmington, nel North Carolina, dove possedeva uno studio.
La prima scena girata assieme da Hopper e dalla Rossellini fu quella dello “stupro”. La Rossellini era davvero nuda sotto la vestaglia, ma Hopper non lo venne a sapere finché non arrivarono al momento cruciale della ripresa.
I produttori non volevano pagare i diritti della canzone di Bobby Vinton “Blue Velvet”. Preferirono, per risparmiare, farne registrare una nuova versione cantata da Vinton su musiche di Badalamenti, ma Lynch, nonostante la apprezzasse, preferiva comunque l’originale, e costrinse gli Studios a sborsare i soldi per i diritti della vecchia versione.
Quando Jeffrey incontra Sandy, questa si “materializza” dal buio, proprio come il vicino di Henry in Eraserhead (1977).
Nella camera di Sandy c’è una grossa foto di Montgomery Clift.
Roy Orbison inizialmente respinse la richiesta di Lynch di usare la canzone “In Dreams” nella scena del bordello. Lynch trovò un modo legale per usare la canzone comunque, e Orbison non lo venne a sapere fino alla casuale visione del film. Ma apprezzandolo, girò un nuovo video della sua canzone, con immagini dal film e prodotto dallo stesso Lynch.
David Lynch ridusse il film a due ore da un montaggio primario di circa quattro ore. Tutte le scene tagliate però sono con ogni probabilità perse per sempre, e rimangono solo alcune foto a testimoniarne l’esistenza.sbunn
Il ruolo di Sandy fu offerto a Molly Ringwald, ma sua madre si oppose, per i contenuti del film. sbunn
Il produttore Dino De Laurentiis dovette anche fondare una propria casa di distribuzione (la D.E.G), per far arrivare il film nelle sale, dato che nessuna major volle avere a che fare col film.
Una scena in cui Hopper colpiva la Rossellini al volto fu montata in modo da mostrare la violenza fuori scena, per volere della censura (la discriminante era la violenza sulle donne esplicita). Lynch in seguito ha dichiarato che la scena in questo modo è ancora più disturbante.
Dean Stockwell nella scena in cui canta In Dreams doveva avere un normale microfono, ma Lynch gli fece usare la torcia dopo aver visto l’attore tenerne una sul set mentre si sistemavano le luci.
Hopper dice “fuck” (nella versione originale) almeno una volta quasi in ogni sua frase. A parte il suo personaggio, l’unica altra volta che viene usata la parolaccia è nella scena in cui lo stesso Hopper obbliga Dean Stockwell a ripetere una sua frase.
Il film è pieno di riferimenti alla figura di Lincoln: Jeffrey viene messo in guardia dal recarsi in Lincoln Street; Frank Booth ha lo stesso cognome dell’assassino di Lincoln (John Wilkes Booth); Don Valens viene sparato in testa nello stesso modo in cui morì il presidente. Lynch farà un riferimento a Lincoln anche in Mullholland Drive (2001), quando la donna dai capelli blu nel teatro assume la stessa posizione di Lincoln al Ford Theater.sbunnsbunn
Il personaggio di Frank doveva inalare elio nello script originale, ma Hopper suggerì di fargli usare Amyl Nitrate, che viene usato impropriamente per migliorare le prestazioni sessuali. Solo anni dopo Hopper realizzò che l’idea di Lynch era quella di caratterizzare il suo personaggio con la vocina stridula, e non per la sua mania sessuale.sbunnsbunn
La soundtrack comprende: Blue Velvet (cantata sia da Bobby Vinton che dalla Rossellini, che esegue anche Blue Star); due brani di Chris Isaak (Gone Ridin e Livin’ for your lover); Love Letters di Ketty Lester; Mysteries of love (cantata da Julee Cruise); In Dreams di Roy Orbison; Honky Tonk (Part I) di Bill Doggett.
In Germania circola una versione in cui non c’è la scena del primo stupro.
sbunn
LA RECENSIONE
Ho visto Velluto blu .
E mi ha sconvolto, e mi ha commosso. Ed è bellissimo.
Vorrei essere uno degli spettatori che nel 1986 ignari di tutto videro il film alla sua uscita, e provare le loro stesse sensazioni di sconcerto e disorientamento per qualcosa di sconosciuto e totalmente alieno fino a quel momento.
Il mondo di Lynch resta a distanza di anni bizzarro e “diverso” ad un occhio distratto (e invece no – “it’s a strange world!”), ma vedendo Velluto blu oggi ci si sente quasi rassicurati nel ritrovare in questo film praticamente tutti gli elementi cari al suo autore, che con il passare del tempo verranno riproposti trovando nuovi sviluppi, nuovi sbocchi e nuove strade in opere come I segreti di Twin Peaks, Mulholland Drive ed anche il bizzarro e alieno, ad un occhio distratto, Una storia vera (e invece no – “it’s a strange world!”).
A giudicare da Velluto blu - e limitandomi a giudicare solo quello - per Lynch il mondo è costantemente in bilico tra la beatitudine e l’orrore, l’uno è dietro l’angolo dell’altro, tutto può trasformarsi in qualsiasi momento: è quello che repentinamente scoprirà Jeffrey, nel momento in cui, spinto dalla curiosità, si troverà ad indagare su quell’orecchio trovato per caso nel prato.
L’unica forza capace di unire misteriosamente la duplice natura del mondo è l’amore: amore che anche quando sembra soccombere incredibilmente rinasce, che può essere innocente ed immediato come nei sogni di Sandy, ma che può manifestarsi nei modi più imprevedibili, così come ci dimostra il villain Frank Booth, che a parere di chi scrive, sotto la patina da cattivo sopra le righe nasconde un’anima tormentata dal morboso sentimento per la cantante Dorothy Vallens.
È questo morboso sentimento nei confronti di Dorothy a spingerlo alle efferate azioni che vengono descritte e mostrate nel film, ed è curioso come Lynch lasci alla musica il compito di palesare questo ulteriore contrasto apparentemente inesistente tra l’ennesima facciata ipercarica (ovvero quella magnificamente interpretata da Dennis Hopper) ed una realtà nascosta ben più complessa: con In Dreams di Roy Orbison, interpretata in playback dall’amico Ben, ma soprattutto nel night club, in cui si commuove ascoltando le note di una dolcissima versione di Blue Velvet cantata dalla donna il cui amore sa di non poter mai ottenere.
Dopo tanto dolore e tanto sangue, nel finale del film l’ordine iniziale verrà finalmente ristabilito, e l’amore si ripresenterà nella cittadina di Lumberton nelle vesti mansuete del pettirosso sognato da Sandy: ma ormai sia lei che Jeffrey hanno perduto la loro innocenza, ed hanno imparato che “è uno strano mondo” e che tutto può ritornare all’oscurità da un momento all’altro.
Velluto blu è un film quasi perfetto: non ha sbavature né registiche né soprattutto narrative, e tutti i pezzi dell’universo lynchiano per la prima (e forse unica) volta nella filmografia del regista, convivono in perfetto equilibrio in una struttura che – nonostante tutto – non diventa mai oscura e difficilmente comprensibile come nelle successive opere.
È questo forse il più grande pregio di Velluto blu: il riuscire ad essere personale al 100% in una forma cinematografica che può ancora essere considerata mainstream.
voto: *****