Captured Mother and Daughter: She Beast (Nobuyuki Saitô, 1987)

Attratto da questo magnifico poster,


ieri ho visionato questa pellicola di un regista poco conosciuto anche nel magico mondo dei pinku eiga, autore anche di Woman of the Afternoon: Incite!, storia di un’autostoppista in difficoltà, che dalle critiche su internet sembra notevole, o Attacked Female Teacher, forse opera più convenzionale con la “solita” aggressione ad un’insegnante, che é quasi un sotto genere a sé stante.

Ritornando al film in questione, si tratta di una vera e propria discesa agli inferi con protagonista una ragazzina aspirante suicida che entra in contatto con un giovane che prima ne sfrutta le insicurezze, per sviluppare un rapporto di dipendenza decisamente morboso, e poi l’avvia alla prostituzione con un uomo di mezz’età che preferisce che le sue amanti siano testate dal giovane di cui sopra. E la desolazione umana non finisce qui.

Lontano dai toni pop di altre pellicole, questo film é veramente tosto da vedere, tanto nella forma (monocromo e televisivo per accentuare lo squallore, ambientato in una provincia giapponese residenziale ammantata da un freddo permanente) che nella sostanza (i personaggi sono molto ben interpretati con una protagonista femminile remissiva ma capace di comunicare perfettamente il dolore che l’attanaglia ed un protagonista maschile abile manipolatore senza alcuna moralità).

Scena finale, che giustifica il titolo, tremenda ed interminabile ed una frase che rimane impressa nella memoria (“We were dead anyway”) per la sua potenza alla pari di quella finale di Tchau, Amor, perché mi piacciono i parallelismi improbabili :laughing:

Consigliato, se ve la sentite.

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