Capturing the Friedmans - Una storia americana (A. Jarecki, 2003)


http://www.imdb.com/title/tt0342172/?ref_=nv_sr_1

Il film
Vincitore del Gran premio della Giuria al Sundance Film Festival del 2003, Una storia americana è il film più avvincente e provocatorio sul quale si è più appassionatamente discusso quest’anno. Nonostante la loro passione per il gingillarsi davanti a cineprese amatoriali, i Friedman erano una famiglia normale della media borghesia che viveva nei sobborghi di New York. Il giorno della festa del Ringraziamento, mentre la famiglia si riunisce in casa per una tranquilla cena del giorno di festa, la porta di casa esplode, fatta a pezzi da un ariete della polizia. Gli agenti irrompono in casa, accusando Arnold Friedman e il suo figlio più giovane Jesse di un crimine spaventoso: pedofilia. Il film segue la loro storia dalla prospettiva pubblica e attraverso straordinarie sequenze filmate della crisi della famiglia vera, girate in casa Friedman. Mentre la polizia indaga e la comunità reagisce, il tessuto della famiglia comincia a disintegrarsi, rivelando interrogativi provocatori sulla giustizia, la famiglia e – alla fine – sulla verità.
Con il libro La fabbrica dei mostri di Fabrizio Tonello.
Negli extra il trailer e un’intervista a Gustavo Pietropolli Charmet, psichiatra, psicoterapeuta, presidente del Centro aiuto alla famiglia in crisi e al bambino maltrattato (Caf)

Il libro La fabbrica dei mostri
Oggi appare quasi inconcepibile sostenere la tesi che i pedofili siano una categoria designata come capro espiatorio di tensioni interne alla società americana. Ci sono stati migliaia di processi, molti di loro erano colpevoli e hanno confessato. Il saggio di Fabrizio Tonello dimostra che occorre distinguere le responsabilità individuali nei crimini commessi dal fenomeno sociale che costituisce l’isteria americana attorno alla pedofilia, oggi arrivata anche in Europa. Un’isteria che, palesemente, si è scaricata su centinaia, forse migliaia, di innocenti. Siamo di fronte a un caso di ciò che i sociologi chiamano “panico morale”.
La caratteristica delle ondate di panico morale è un’esagerazione della gravità della questione portata all’attenzione dell’opinione pubblica nei momenti in cui un’ansia diffusa pervade il corpo sociale: il caso più noto è quello dei processi per stregoneria, ma la ricerca di capri espiatori fa nascere, nella prima metà dell’Ottocento, società e partiti antimassonici o anticattolici, mentre verso fine secolo sono l’alcolismo e la prostituzione a provocare timori di “corruzione” e richieste di interventi legislativi o giudiziari contro i responsabili.
Per esempio, negli Stati Uniti si discute accanitamente del pericolo del rapimento di bambini, magari attirati nella rete da siti internet particolari. Circolano cifre che oscillano fra i 50.000 e il milione di bambini “scomparsi” ogni anno. La realtà, come viene documentato nel saggio di Fabrizio Tonello, è che meno di cento bambini viene rapito ogni anno e quasi nessuno di questi rapimenti ha a che fare con crimini a sfondo sessuale.

Recente edizione del noto documentario conosciuto in Italia con il titolo di “una Storia Americana”. Lo vidi un paio di anni fà, un lavoro dalla struttura pressochè unica (almeno secondo le mie conoscenze). Interviste, riprese amatoriali e riprese processuali. Al di là della colpevolezza dei personaggi coinvolti è pesante ed angosciante il sentirsi all’interno di una famiglia che perde i suoi solidi appoggi. Per chi non lo sapesse, i mebri della famiglia Friedman hanno sempre avuto questa mania di riprendere con videocamere la loro quotidianità e non sono da meno neanche le furibonde discussioni nate dalla vicenda che ha sconvolto un’intero nucleo familiare.

Non ho ancora letto il libro ma vi farò sapere le mie impressioni

Segnalo la messa in onda di questo specie di Documentario-Rashomon sul canale Cult di Sky.
L’ho visto ieri sera subito dopo il doc su Sagawa e l’ho trovato veramente molto ben fatto. Il collage tra intervista, spezzoni di cornaca dell’epoca e home video risulta incredibilmente toccante e mette lo spettatore esattamente all’interno delle vicissitudini “subite” da questa famiglia e, se vogliamo, anche dalle famiglie i cui figli frequentavano i corsi di computer dei Friedman. L’ho paragonato a Rashomon, perchè in realtà ci si accorge che il regista si limita ad offrirci i diversi punti di vista dei protagonisti (spesso lontani anni luce l’uno dagli altri) di questa infame faccenda, senza mai sbilanciarsi verso la colpevolezza o l’innocenza di padre e figlio. Risulta per altro ben chiaro l’accanimento e l’approssimazione sensazionalistica con cui (non) furono svolte le indagini.
Ultimo passaggio (almeno secondo la guida di Sky) stanotte alle 00.15, non perdetelo.

L’ho trovato molto disturbante da vedere; non tanto per l’argomento che tratta, quanto invece per gli agghiaccianti siparietti familiari dei Friedman a pochi giorni di distanza dal carcere… una famiglia che definire inquietante è davvero poco.

Resta un dubbio grosso come una casa da parte mia sulla colpevolezza di padre e figlio, con tutto che il padre era a tutti gli effetti uno attratto dai ragazzini. Il che è una cosa che non necessariamente porta alle molestie o allo stupro. Mah.

Finalmente l’ho recuperato. Davvero bello, e con un grandissimo montaggio.
In effetti mette parecchio a disagio per la quantità incredibile di materiale video originale registrato dentro le mura domestiche di questa stranissima famiglia.
Le liti sono molto sgradevoli, così come l’insensata euforia (che certamente serviva a mascherare l’angoscia) prima dei momenti topici del processo.

È vero che non viene presa una posizione netta sulla possibile colpevolezza dei due ma mi sembra chiaro che, almeno da quello che viene fuori dal documentario, ci sia qualcosa che non va.
Il padre sarà stato anche un porco che consumava abitualmente pornografia con immagini di ragazzi minorenni, ma fa un po’ orrore che, a parte le testimonianze dell’accusa, non ci sia una vera prova contro lui e il figlio.
Una brutta storia davvero e un grande lavoro di montaggio, bravo Jarecki

Esatto, ho pensato chiaramente la stessa cosa. Resta il fatto che il figlio s’è fatto 13 anni di galera, sempre dichiarandosi completamente innocente, e il padre si è suicidato in carcere dopo averne scontati mi pare sei o sette.