Tuchulcha:
E cosa c’entra? Qua si sta parlando di libertà d’espressione, è altro discorso dalla follia omicida. Rientra nel ragionamento “è lecito consentire sempre e comunque la libertà d’espressione e di satira, anche quando vengono dette cose offensive?”
Dipende, ci sono delle leggi. Se prendi per il culo un rabbino o la religione ebraica va bene, se neghi l’olocausto no. Comunque il figuro è già tornato a piede libero, era stato solo fermato.
Tuchulcha:
Visto che l’argomento mi sta a cuore, mi limito ad aggiungere che, essendo la libertà di satira un concetto più circoscritto rispetto a quello più ampio di libertà d’espressione, il dissenso andrebbe impostato in maniera diversa. Se un’opera satirica ci offende, trovo il boicottaggio più adatto della censura dall’alto: intendo il boicottaggio del pubblico che può decidere di non acquistare il giornale che pubblica determinate vignette e organizzargli pure una campagna contro. Diavolo, ha funzionato pure con le stupidate omofobe della Barilla che non c’entravano nulla con la satira. Se però parliamo di libertà di espressione intesa in maniera più generale e non filtrata dalla satira, il discorso è più grave: ci sono leggi ben precise da rispettare, non posso fare apologia del Nazismo qua in Italia se no (giustamente) mi arrestano e non c’è cavillo pro libertà che tenga. Sembra un distinguo di lana caprina ma per me non lo è: una vignetta satirica anti-semita mi infastidisce ma non auspicherei l’intervento giudiziario che invece richiederebbe l’eventuale editoriale razzista di un quotidiano a tiratura nazionale. Il che non mi impedirebbe di giudicare l’autore della vignetta una merda e invitare i lettori a buttare nella pattumiera il giornale che l’ha pubblicata.
Quoto completamente, mi pare che il pensiero sia comune.