Christian è un piccolo malavitoso agli ordini del boss di Città-Palazzo, alveare di cemento armato nella periferia romana. Come picchiatore è incaricato di recuperare crediti concessi a strozzo o di far sloggiare inquilini regolarmente assegnatari dagli alloggi popolari che il suo capo distribuisce agli abitanti del complesso come meglio ritiene. Durante una delle sue azioni però gli iniziano a far male ed a sanguinare le mani. E’ la comparsa di stimmate che da quel momento in poi cambiano drasticamente il suo destino e quello di Città- Palazzo.
Edoardo Pesce continua stupirmi nonostante in quello che ho visto finora non si sia mai discostato dal personaggio corpulento e violento. Regge i sei episodi di questa serie “soprannaturale” con un’intensità che buca lo schermo. E’ anche vero che è aiutato da uno dei cast più azzeccati ed eterogenei che abbia visto recentemente. Strano a dirsi ma il pur bravo Claudio Santamaria, qui nei panni di un postulatore del Vaticano molto tormentato, non spicca sugli altri, anzi. Ho adorato la tossica Rachele di Silvia d’Amico e lo spregevole boss Lino interpretato da un grande Giordano De Plano ma anche tutti gli altri sono bravissimi (occhio al cinico veterinario).
Grande merito anche del soggetto che scava nel profondo di ognuno dei protagonisti e li caratterizza compiutamente permettendo quindi all’attore di dare il meglio in termini di recitazione. Il montaggio riesce poi a dare la giusta collocazione a tutte queste storie individuali, fili preziosi dell’ordito generale.
E’ una serie cupa, in alcuni casi claustrofobica ma che tiene sempre alta l’attenzione per le brillanti invenzioni di sceneggiatura (definirli twist non è azzeccato). Il filo conduttore è l’ambiguità e l’indeterminatezza. Nulla è bianco o nero, è tutto molto più complesso e più fluido come viene esposto in una scena iconica dell’ultima puntata.
Qualcuno ha accostato questa serie a Gomorra. Sarà per l’ambientazione (lì Le Vele di Scampia, qui il Serpentone di Corviale) ma secondo me è più vicina al Jeeg Robot di Mainetti.
Immancabili i semi gettati nell’ultima puntata per far germogliare un’eventuale seconda stagione che, stando al successo di pubblico e di critica, non dovrebbe mancare. Io l’aspetto con ansia.