Cinema italiano e terrorismo

Ecco bravo, mi era sfuggito…!:wink:

a mio parere LA POLIZIA STA A GUARDARE può essere incluso in quantodietro ai sequestri vi era un disegno eversivo

Sull’argomento segnalerei il libro di Christian Uva “Schermi di piombo. Il terrorismo nel cinema italiano”, Rubbettino Editore, 2007

http://www.cinemavvenire.it/articoli.asp?IDartic=6068

http://www.close-up.it/spip.php?article2773

http://www.radioradicale.it/scheda/230230/schermi-di-piombo-il-terrorismo-nel-cinema-italiano

Come sarebbe che Cavallero non aveva legami con gruppi politici? Cavallero era un militante dell’estrema sinistra e l’ha rivendicato anche dopo i fatti…
San Babila ore 20, un delitto inutile parla dell’eversione di destra

mi riveli la fonte? non mi risultano i suoi trascorsi politici a sinistra.
non mi pare che con le sue rapine finanziasse collettivi o gruppi eversivi.

Cavallero, è cosa nota, era stato iscritto alla Federazione Giovanile Comunista Italiana (la famosa F.G.C.I., per chi ha qualche memoria e conoscenza di queste cose).

in questa paginaun breve sunto dei rapporti cavallero/terrorismo

mi pare che le implicazioni siano evidenti anche se non ho letto il libro

ci sono diversi libri che parlano della militanza politica di cavallero, alcuni sminuendo altri amplificando la portata dei suoi trascorsi nella FGCI e nel PCI sulla sua successiva deriva malavitosa, ad ogni buon conto pare acclarata la sua espulsione dal partito comunista a seguito della sua radicalizzazione rivoluzionaria e dopo le prime uscite fuori dal coro, e che lui con la sua storia abbia comunque precorso i tempi rispetto a molti terroristi venuti alla ribalta una decina di anni dopo credo sia assolutamente vero

la personalissima opinione che mi sono fatto leggendo i vari testi è che comunque nel suo caso come in tanti altri venuti dopo (e anche qui è stato indubbiamente un precursore) la tattica ha finito per sopraffare l’ideale, nel senso che il suo ideale era la rivoluzione e le rapine la tattica per finanziarla, fatto sta che dopo un pò inebriato dal potere dei soldi in saccoccia l’ideale è andato a farsi fottere e lui è diventato un rapinatore tout court

> il libro di Moriondo ha il merito di rappresentare ad oggi praticamente la sola testimonianza editoriale delle iniziative messe a segno dalla Banda Cavallero tra il 1963 ed il 1967.

Poco informato l’autore citato nel link di cui sopra. Dedicato alle gesta del bandito e della sua banda esiste infatti anche un libro, di poco successivo, di Giorgio Bocca: “Cavallero” (Longanesi & c., 1968).

"Ero giunto alla determinazione di attaccare le banche per raccogliere fondi per le future azioni e, nello stesso tempo, compivo un attacco al capitale, al servizio più chiaro del capitalismo finanziario e a quelle forze dell’apparato repressivo, poliziesco, che è al servizio del sistema, per dimostrarne l’impotenza.
C’era la necessità assoluta di portare la nostra sfida a quelli che consideravo i miei avversari: la polizia e il capitalismo».
Pietro Cavallero (udienza in Corte d’Assise a Milano, 1968)

fatto sta che comunque in Banditi a milano del background di cavallero non vi è traccia salvo qualche timidissimo accenno, e credo sia l’unico grosso difetto di un film che a me piace comunque da matti

e se questa lacuna sia stata inevitabile (magari all’epoca del film, girato pochissimo dopo l’arresto della banda, ancora tutto questo non era venuto fuori) o se sia stata voluta (lizzani mi pare di ricordare sia stato sempre molto vicino al PCI) questo lo può sapere solo lizzani

ri-fatto sta che se tutti all’epoca invece di bollare cavallero semplicemente come un pazzo anarcoide sanguinario avessero cercato di analizzare con un pò di freddezza, distacco e anche cinismo la sua vicenda magari ci si risparmiava qualche lutto nel decennio successivo

Infatti:

In Banditi a Milano Cavallero, che ricordiamoci compie una strage anche di innocenti, sembra molto più inseguire la fama di rapinatore “L’America, L’America, l’America anni '30!!!” e la ricchezza " E da domani ci sarà Un Italiano in più con la grana!!!" che alcun fine politico.

E meno male, il film sarebbe risultato terribilmente palloso.

Meglio così

Avrei voluto aprire questo thread un’infinità di tempo fa perchè la stessa domanda (come mai il cinema si interessò poco del terrorismo rosso pure all’epoca dominante nella cronaca) me la sono fatta un milione di volte,essendo uno studioso del fenomeno e degli anni di piombo in generale.
Nella lista manca un film,che,anche se girato nel 1995,riguarda in pieno il fenomeno…sto parlando di “La seconda Volta” di Mimmo Calopresti con Nanni Moretti e Valeria Bruni Tedeschi…potremmo includere inoltre,sempre negli anni novanta, “La mia generazione” di Wilma Labate e “Ormai è fatta” di Enzo Monteleone.

per prima cosa ciao a tutti!

Veniamo al dunque: un paio di anni fa ho visto un film nella solita rassegna estiva di Rete4 in cui i capi della polizia usavano una banda di rapinatori per compiere atti di terrorismo in modo che la gente chiedesse uno stato autoritario.

Alcune scene
1)durante una rapina i banditi uccidono volutamente una donna incinta;
2)nella scena dell’inseguimento in auto i banditi finiscono nella caserma della polizia e vengono uccisi a mitragliate

Non riesco a ricordarmi il titolo qualcuno l’ha visto?

dovrebbe essere:
MILANO TREMA: LA POLIZIA VUOLE GIUSTIZIA
di Sergio Martino
:wink:

Grazie!

Me lo ricordavo diverso dovrò riguardarlo

Aggiungerei anche Una fredda mattina di maggio e il dimenticato Stato d’emergenza di Carlo Lizzani (sul sequestro Dozier)

condivido. soprattutto una fredda mattina di maggio. benchè, nella reatà, è possibile che walter tobagi fu ucciso perchè i suoi assassini (terroristi) furono strumentalizzati da poteri esterni che con la lotta armata non c’entravano nulla.

beh,certamente.il terrorismo purtroppo non ha una sola e unica matrice…e il cinema che ne parla mette in luce anche questo

non sempre. ad esempio nel caso moro la tesi del regista è che le b.r. organizzarono autonomamente il sequestro dello statista. e che solo nel corso dei 55 giorni s’accorsero di sentirsi segretamente “spalleggiati” da un sistema politico che riteneva moro molto scomodo. come se avevano inconsapevolmente invitato a nozze i colleghi di partito di moro e gli americani.

non penso che le cose andarono così.