Civiltà del vizio - The evolution of snuff aka Confessions of a blue movie star (Andrzej Kostenko e Karl Martine, 1977)

con tutti i trucchi e gli inganni del mondo-movie, una sorta di mocksexymentary ante litteram che tra continui saliscendi di serissimo e di ultrafaceto si propone di indagare le dinamiche attorno alla costruzione di un set/film porno e annessa fenomenologia del genere, con annessi e connessi sui ballottini legali per la partecipazione delle minorenni (sonja embriz la si era già vista in lolite supersexy e porno market; la fielers era già allora una consumata veterana) e le conseguenze psicologiche dell’essere pornoattori (con tanto di suicidio della protagonista nel mirino delle interviste).

siamo ovviamente al frusto gioco delle tre carte con due false e una vera di un falso documentario che cavalca furbescamente il boom del filone, ma considerato il periodo di realizzazione e il genere inforcato, resta blando sul fronte dello choc (relegato allo snuff finale, che è in realtà un reel tagliato al montaggio de l’ultima casa a sinistra) che su quello del porno, di cui vediamo quello che con ogni probabilità, data la natura generale dell’operazione, è solo un fugace insert posticcio (da cui il tentativo di spacciarlo da noi in veste di hard a 360°).

è comunque interessante in quanto antesignano del cine-mito della morte in diretta quale diretta conseguenza del mercato pornografico più sottobanco, qua presentata già in tempi al di fuori di ogni sospetto e moda (se escludiamo gli stessi snuff, last house on dead end street e hardcore), prima cioè che la tarantella del metatutto aveva via via dato la stura a tutto un ventaglio di generei e sottogeneri (il torture porn, il mockumentary, il pov, il found footage) che oggi vanno a formare una vera e propria cosmogonia di centinaia di titoli.

tra i bluff tipici del genere che avranno fatto sicura presa sull’astanteria più credulona, lo scomodare ricorsivamente fromm, il giocare la carta ancipite della dicotomia (la censura? Il Male!; il permissivismo? peggio pure!), un’intervista a roman polanski (con puntuale refuso del cognome nei flani/manifesti) presa da chissà quale altro contesto e ridoppiata mettendogli in bocca dissertazioni sullo snuff e quella non meno finta del “vero” regista dello snuff (che è poi la scena del film di craven di cui si è detto), che blatera sugli annessi e connessi del fenomeno con un sacchetto di cartone in testa. detto tutto.

anzi no: merita menzione la didascalia finale che ammonisce the end - and the end of all humanity. ma per favore!! :rofl: :rofl:

nemmen dirlo, dopo questo il duo registico non azzarderà altre mosse né in tandem né in solitaria

s-l500

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