uno spregiudicato hipster dedito al bagarinaggio precipita in una angosciante spirale d’odio da parte dei suoi “clienti” insoddisfatti
l’anno scorso il prolifico Kurosawa ha sfornato ben tre lavori
il mediometraggio Chime , metafisico e angosciante horror d’atmosfera che mi è piaciuto
e il remake francese del suo thriller Serpent’s Path che invece non mi è piaciuto
li menziono perchè questo Cloud è una ideale sintesi dei due.
Parte come un thriller, sfocia in una sorta di John Wick al metadone per parare in territori sempre più impalpabili.
Ritmi sempre da slow-burner, come ormai d’abitudine.
Kurosawa continua nel suo cinema caratterizzato dall’impermanenza ed il vuoto che io seguo sempre con grande interesse
kurosawa è uno di quei registi che segui chiedendoti ogni santa volta il perché. per un’opera interessante che sforna ne fa 5 dal peso specifico micidiale che ti fanno stramaledire di essere spettatore. tutto quel che potrebbe farti secco lo porta al massimo grado di stato gassoso. tutto sempre troppo di testa, in una latenza quasi mai manifesta, refrattario a una concezione di cinema che deve anche (per non dire soprattutto) prendere profondamente allo stomaco e ai nervi e metterteli a soqquadro. gli salvo giusto cure (forse l’unica cosa davvero notevole mai fatta) e seance (l’unico vero sforzo di abbracciare il genere senza rarefarlo), comunque più interessanti che belli; mentre lo bastonerei a sangue per charisma e kairo. questo, da come lo apparecchi, non lo assaggio nemmen pagato una mazzetta da 500 al minuto.
Kurosawa per me è , attualmente, il “più Giapponese dei registi Giapponesi”.
Un tempo si diceva la stessa cosa di Yasujiro Ozu.
Provando un po’ a spiegare il perchè mi garbano i suoi film ti direi che
quando lessi il “libro d’ombra” di Tanizaki, il cui titolo originale dovrebbe essere reso letteralmente come “Elogio dell’ombra”, molte cose di quel paese a mandorla nel quale poi mi sarei addentrato a fondo mi apparvero più chiare.
“Noi (Orientali)…lasciamo che le tenebre c’inghiottano, e scopriamo (in) loro una beltà”
ed è curioso che parli di
è ver(issim)o. per me l’accezione è però in positivo.
qualche sera fa parlavo con alcune persone dei cosiddetti Jōhatsu, persone che volontariamente scompaiono, come se si smaterializzassero, rinunciando ai doveri della loro vita sociale. I personaggi di Kurosawa sono così, una sorta di Jōhatsu incorporei.
per questo per me le ombre di fantasmi che evaporano in Kairo sono invece la summa del Kurosawa orrorifico.
mi piace come adoro i capolavori di Val Lewton alla RKO, in cui l’orrore stava tutto nelle ombre (e nel suono - a proposito di questo, Cure è uscito di nuovo recentemente in sala e mi hanno riferito che è stata un’esperienza).
Non è nemmeno giusto confinarlo al solo genere in questione, essendo un cineasta che ha fatto le cose più diverse (alcuni pinku in cui lui compare come attore sono anche molto carini e singolari)
tornando al film in questione, non è poi neanche così rarefatto (anzi) come gli episodi che citi e che ti hanno fatto venire l’orticaria e quindi se non te l’ho venduto mi dispiace molto