Cobra Verde (W. Herzog, 1987)

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Siamo a Bahia, durante il XIX secolo, il temibile bandito Cobra Verde, è assunto in una piantagione di canna da zucchero come supervisore degli schiavi di un ricco imprenditore, quest’ultimo subirà un grave torto e per vendetta invierà il malfattore in Africa e tentare di riallacciare rapporti coi locali per la tratta degli schiavi, ferma ormai da una decina di anni, certi di condannarlo a morte nel continente nero, ma le cose andranno diversamente…

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Ispirato al romanzo “Il Vicerè di Ouidah”, come in Aguirre e Fitzcarraldo seguiamo le vicende di un pazzo, di un visionario, un sognatore, che in antitesi con la sua speranza di trovare le montagne della luna e i fiocchi di neve raccontategli dal suo nanesco amico della locanda, si ritrova confinato a vita con sè stesso nel torrido continente nero immerso nella tratta degli schiavi.

Il film segna la fine della conflittuale ma fortunata collaborazione del duo Herzog-Kinski, questa è la quinta ed ultima opera, anche qui il biondino ha rotto i coglioni per tutto il girato, picchiando gli attori e insultando la troupe, pare che qualcuno della se ne andò offeso durante le riprese, Herzog disse definitivamente basta al sodalizio.

DVD RHV, tra gli extras un ricco making of.

Come altri titoli di Herzog (“Fitzcarraldo”, per esempio), la Ripley lo ha rieditato recentemente (un paio d’anni fa), con nuovo master. Film imperfetto, che indubbiamente risente delle tensioni fra il regista e Kinski, ma con momenti di grande forza. La dimensione produttiva è comunque da kolossal o quasi, lo spettacolo è perciò garantito. Un Herzog “minore”, ma per un cinefilo la visione è d’obbligo.