Conan The Barbarian (2011)

Titolo: Conan The Barbarian
Regia: Marcus Nispel
Anno: 2011
Nazione: USA
Durata: 113
Genere: fantasy
Cast: Jason Momoa, Stephen Lang, Rachel Nichols, Ron Perlman, Rose McGowan, Saïd Taghmaoui
Produzione: Nu Image Films

Link IMDB

Non esiste mi pare un thread su questo Conan The Barbarian 2.0, quindi mi prendo la briga di aprirlo io…ahi ahi ahi, dolenti note!

Nispel è l’uomo dei remake, visto che oltre a Conan ha (ri)messo le mani pure su The Texas Chainsaw Massacre, Frankenstein, e Venerdì 13). Dopo un’attenta visione in dvd posso sentenziare senza tema di smentita alcuna che John Milius può continuare a dormire sonni tranquilli, nessuno sotto gli 8 anni si sognerà mai di considerare questo Conan il “vero” Conan, ma neppure se paragonato a Conan Il Distruttore (1984) o a Yado, anziché all’originale Conan Il Barbaro (1982). Nispel ha praticamente volgarizzato il personaggio howardiano per i lettori di Moccia. Con tutta la buona volontà del mondo, non c’è modo di salvare una patacca simile. Ogni 5 minuti c’è una citazione (leggi: appropriazione indebita) di qualche altro blockbuster hollywoodiano: Pirati dei Caraibi, Indiana Jones, Il Signore degli Anelli, Il Quinto Elemento, Matrix, persino A Nightmare On Elm Street (le unghie a rasoio della strega Marique).
Ma guardate quella locandina poi, contro chi diavolo sta combattendo Conan, contro dei soldati giapponesi medievali sullo sfondo dello sbarco in Normandia?!

Sconvolgente l’aderenza di Nispel al testo letterario, siccome gli hanno spiegato che Conan è una roba cruenta, epica ma crudele, insomma non puoi fare gli elfi con le orecchine a punta che colgono le margheritine nella prateria a braccetto coi puffi, allora lui ha deciso che ad ogni spadata inferta da Conan (che ovviamente combatte a colpi di taekwondo, arte notoriamente diffusa in Cimmeria) dovevano schizzare in cielo almeno 5 ettolitri di sangue, come se invece che colpire un povero cristo avesse centrato un gavettone di emoglobina.
La credibilità di Jason Momoa, soprattutto se rapportata a Arnold “un uomo nato per essere Conan” Schwarzenegger, è risibile. E’ agghindato come un wrestler di ultima generazione, con le sopracciglia rifinite modello ballerino di Amici, un’epidermide perfetta che fa concorrenza a Paris Hilton, il capello finto-selvaggio in realtà scolpito dai più grandi scenziati dei Laboratoires Garnier, pose da combattimento ultraplastiche, e nonostante questo va in giro a far battute da rude barbaro tipo “ti lamenti come una femmina”. La femmina del film è lui, visto che per ridursi come è ridotto ci vuole un mese di internamento in una beauty farm 5 stelle, altro che Conan.

Eccellente anche la resa dell’alter ego femminile di Conan, una monaca che vive in un tempio un po’ greco un po’ tibetano (si sa, gli americani sulla storiografia son sempre andati un po’ alla come viene viene), che da mille anni predica la pace, la non violenza, il culto della vita e dell’amore tra i popoli. Ecco, questa sacedrotessa dell’armonia universale, dopo 5 minuti che ha conosciuto Conan rotea la spada sulla testa come fosse Xena la Principessa Guerriera, trapassa i nemici godendo come un berserker e li affoga nel sangue senza pietà. Poi si rivolge al suo bellissimo guerriero e gli chiede se anche lui non creda che le azioni degli uomini siano guidate dagli Dei, al che Conan risponde: “m’importa sega”…boom, è amore folle, la rivelazione di un’esistenza altrimenti vuota e inutile, la risposta più romantica che una donna vorrebbe sentirsi dire dal proprio uomo. Cavolo ha praticato l’ascesi per tutto 'sto tempo, e invece la cosa più figa è girare Hyboria sventrando e squartando i buzzurri, yeah!
Chiaro che dopo questa convergenza spirituale avvenga anche l’unione carnale, per cui il saggio Nispel ci piazza lì una copula barbara del tutto gratuita e tutto sommato abbastanza esplicita, visto il taglio caciarone e fumettistico dato al film…ma le tette son tette!

Ma il meglio deve ancora venire; sei arrivato quasi in fondo, c’è lo scontro finale col cattivissimo Khalar Zym (il Thulsa Doom della situazione…e anche qui, il povero James Earl Jones si sarà rivoltato nella tomba), botte, stonfi, spadate, esplosioni a dismisura, finché:

1) Conan abbatte il super ultra stregone semplicemente scalzandogli da sotto i piedi un asse del ponte di legno e facendolo cadere nell’abisso (…eh, tutto qua??);
2) di corsa fuori dalle caverne perché tutto crolla, saluto in 5 secondi netti alla figa appena salvata;
3) arrivo alle rovine del vecchio villaggio di Conan dove lui si inginocchia ripensando al padre ucciso da Khalar Zym e bon, fine. Nispel si è proprio rotto negli ultimi 10 minuti, quindi ha tirato via il più possibile per finire 'sta cosa. La storia con la monaca Tamara pare debba sostituire nell’immaginario collettivo quella di Rossella O’Hara e Rhett Butler, e poi invece i due si salutano come fossero il Mascetti e la Titti all’uscita da scuola: “Ciao merdaiolo, ci si vede ai solito posto domani alla mezza!”.

Complimenti vivissimi a Nispel e ai produttori di questo film, che immagino già stiano lavorando a sequel, prequel e trequel. Arnold ti prego torna, prima che a qualche mentecatto venga in mente di rifare pure Red Sonja con Rihanna.

James Earl Jones è ancora vivo…

Ecco, lo facevo morto…però dopo aver visto questo remake è morto di sicuro dai! :-p

Difficile dire qualcosa in più rispetto alla disanima di D-Fens, che sottoscrivo parola per parola.
Aggiungo che qua e là si nota qualche svarione negli effetti digitali, che siano green screen allegri o estensioni di set poco convincenti. Poi guardi i crediti finali e scopri che il film è stato prevalentemente realizzato in Bulgaria e che la quasi totalità dei tecnici ha un cognome che finisce per “ov”, “ev” e corrispettivi femminili. CG bulgara insomma.

E’ vero pure che ogni due passi finisci sul set di un qualche altro film fantasy/avventuroso a scelta. Nella scena che introduce il villaggio cimmero di Conan, complice il movimento di camera ascendente, l’ameno paesaggio e il flautino soave di sottofondo, pensavo di essere finito al borgo degli Hobbit, il che è tutto dire.

La sceneggiatura è figlia dei tempi, robazza alla Lindelof dove ogni cosa succede se e quando fa comodo che succeda, senza neanche cercare di dare un po’ di organicità al tutto o di costruire dei personaggi che abbiano un minimo di spessore.
Nel film di Milius, Conan cresceva temprato dalla lotta e plasmato dai più grandi maestri d’armi, diventando perciò un guerriero leggendario. In questo remake Conan è invincibile perché “è nato sul campo di battaglia” e a dodici anni ha già sparso più sangue di Andrej Chikatilo in tutta la sua carriera. Peggio ancora, la sacerdotessa strappata al tempio Love&Peace in cui è sempre vissuta rivela d’emblee altrettate capacità di combattimento, senza che alla cosa sia dato un minimo di .rilevanza o di senso.
In sostanza è una logica da supereroi nella forma più banale, i personaggi sono così perché sì, perché c’hanno i superpoteri, e basta.

Per quanto riguarda il cast, Jason Momoa sarebbe probabilmente più a suo agio in una puntata di Ballando con le Stelle. Il villain interpretato dal solito, nerboruto Stephen Lang, con figlia strega e aspirante incestuosa al seguito, ha comunque una sua forza e un suo carisma, anche se certamente l’atlantideo Thulsa Doom sta ad anni luce.

Diciamo che se ci scorda il nome del personaggio principale, il film può passare come uno dei tanti fantasy che girano in sala o in tv e lasciare un discreto divertimento, considerando anche che il genere si porta in allegato qualche robusta truculenza e un discreto cabaret di tette.
Al botteghino il film è caduto di testa sullo spigolo, quindi non credo che i sequel paventati da D-Fens si vedranno mai. Magari fra un anno o due qualcuno se ne uscirà con il reboot, quello magari è probabile.