Crimes of the future (David Cronenberg, 2022)

In un mondo in cui l’umanità non prova più dolore, un artista esegue delle performance che consistono nel farsi rimuovere dalla sua assistente, in pubblico, i nuovi organi (dalle funzionalità sconosciute) che il suo corpo produce. Durante i vari incontri che egli ha con le più varie personalità, lo avvicina un uomo che gli propone di eseguire in pubblico l’autopsia del figlio morto, divoratore di plastica…

Un futuro distopico è alla base di questo film dark, funereo e pessimista di Crononberg i cui messaggi sono: pianeta inquinato, umanità desensibilizzata, unica emozione da ricercare: il dolore, annullamento del contatto umano.

Gli stilemi cronenberghiani: associazioni segrete (qui di divoratori di plastica), macchine organiche, spiegazioni scientifiche e filosofiche verosimili, corpo umano che muta contaminato dall’ambiente e dalla tecnologia.

Un film da vedere, ma IMHO, un po’ soffre del basso budget, della fotografia digitale, degli FX di make up senza personalità.

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per me al di là dell’elemento tecnico-estetico (l’opera un suo fascino lo ha, e su questo poco da discutere) soffre soprattutto del fatto che anziché essere un film prefigurativo e lungimirante (e spiazzante) come sempre è stato, è un’opera di riflusso che ribadisce anticaglie teoretiche che inducono allo sbadiglio, e che anziché precorrere i tempi di 20 anni, guarda indietro a quelli di 20 e passa anni fa. forse una nuova carne non la riteneva più possibile e tanto valeva riflettere sulla vecchia o su quello che è oggi il cimitero della nuova. insomma, dai, la metafora sulla metafora della performance estrema che si commistiona e si prostituisce a tutto: all’industria della morte, alla spettacolarizzazione del dolore, alla pornografia del(la fragilità del) corpo (postorganico, transorganico, mutante, ibrido, liquido), al rapporto tra chirurgia, sistema della rappresentazione, genetica, al connubio (vah che cosa nuova nuova, proprio) sesso-dolore o dolore-estasi mistica (forse qua la cosa interessante ma purtroppo solo appena accennata è il rapporto tra degenerazione fisiologica e sonno) e al fastidio reazionario per tutte queste cose (il personaggio di Cope, che a mio avviso rispecchia il punto di vista definitivo del regista): sono cose che erano già fruste a metà anni 90 (in cui si blaterava di primitivismo moderno e venivano sdoganati dal sottobosco piercing e scarificazioni, oggi del tutto destituiti di ogni potenza simbolica e resi una griffe vuota alla portata del settantenne che vuole rincorrere una seconda adolescenza) e soprattutto sono, spiace dirlo da amante di david, rimasticature di rimasticature, retaggio di una tutto sommato ingenua teoria della neo-body art che va da orlan a flanagan passando per stelarc, tutti ampiamente citati (fino al plagio del sarcofago autoptico usato da flanagan nel censurato video di happyness in slavery) e immessi in un contesto da exystenz 2.0 - e che a loro volta, ironia della sorte e del circolo vizioso, sono stati influenzati dalla sua poetica.
performance come quelle elaborate nel film (vedi l’uomorecchio) te le scodellavano una serata si e l’altra pure all’ingresso del cocoricò nel 93 (e poco più avanti, al link di bologna), dove ormai non ti faceva più caldo né freddo entrare e vedere gente appesa a ganci di macelleria con bocca e palpebre cucite.
già allora si era stanchi di sentirsi dire che la vera radicalità si nascondesse in questi che tutto sommato erano/sono fenomeni di costume, buoni tutt’al più per il sociologo che si occupa delle problematiche-dei-giovani.
(oh, avesse davvero fatto un film intitolato cocoricò sul cocoricò sarebbe stato sì un trip!!.. ma con tutt’altro sguardo ci hanno a loro modo già pensato refn e noè)

e poi sentire la chirurgia è il nuovo sesso 15 anni dopo che ce l’ha già più dimostrato che detto un nip/tuck (il problema di crimes of the future è di essere un film a cui importa più dire dire dire che mostrare) porta a concludere che questo è un film nato stanco e sciaguratamente ritardatario (per non dire posticcio) di un regista dall’immaginario sorpassato, rimasto fermo all’apocalypse culture d’antan e alle teorie di Stiegler e di Bertiaux che sarebbe stato potentissimo se escogitato (anche così come è a basso budget) a fine anni 80 (quando durante e dopo la visione di un suo film non sapevi mai bene che dire, che pensare: oggi lo precedi dopo 10’) e che oggi ha un suo fascino o forza per chi ancora nulla sa dello scenario culturale di quell’epoca (possibile?) o per chi vede casualmente cronenberg per la prima volta. non so, forse sarebbe stato più onesto e centrato intitolarlo crimes of the past.

per carità, sarei stato anche contentissimo di questo suo rientro in carreggiata fisiologica, se solo fosse riuscito ad aprire a scenari imprevedibili, o a illustrarli in maniera inattesa, levando la sedia da sotto il culo anziché renderla più comoda e sicura con cuscini presi al mercatino dell’antiquariato. altrimenti meglio continuare a esplorare la nuova psiche, come fatto da spider a cosmopolis (e ciò detto da chi non ha apprezzato questa seconda fase).

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Oh, ma qualcuno del forum è andato poi a vederlo in sala, questo film?! Giusto per curiosità… :roll_eyes:

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Io l’ho recuperato in DVD.

A me e’ piaciuto! :slight_smile:

Ciao!
C.

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