Visto oggi in libreria… chi l’ha letto? spulciandolo qua e là non mi ha convinto al punto di comprarlo alla cieca senza feedback prima
Verrà presentato da Umberto Lenzi alla Piola Libri di Bruxelles il prossimo Lunedì, io l’ho appena ricevuto, appena lo leggo aggiungo una rece.
In attesa dell’efebico emigrante, posto le mie impressioni.
Roma 1940, Bruno Astolfi è un investigatore privato, ex commissario di polizia radiato in quanto ostile al partito fascista. Ad un party incontra e fa la conoscenza della coppia di divi cinematografici dell’epoca Luisa Ferida e Osvaldo Valenti i quali lo incaricano di scoprire chi minaccia la vita della Ferida.
Comincia così un indagine che farà muovere Astolfi all’interno di Cinecittà fra le varie produzioni dell’epoca da “La corona di ferro” a “San Giovanni decollato” tra la “comparsa” di attori e registi del calibro di De Sica, Blasetti, Totò, Alida Valli e Amedeo Nazzari.
Personalmente ho molto gradito questa vicenda tra il thriller e l’hard boiled all’amatriciana, intendiamoci non certo si può urlare al capolavoro, in fondo Lenzi non fa altro che dare fondo a tutto il suo bagaglio di esperienza accumulata fra i “generi” e amalgama tutto insieme (bene) tirando fuori un prodotto per certi versi ingenuo, ma originale quantomeno nell’ambientazione e decisamente godibile nello sviluppo dell’intreccio.
Astolfi è un detective un po’ Sam Spade, un po’ Commissario Betti/Tanzi, con una spruzzata di Poirot, ma del resto Lenzi non esita a farci conoscere le sue ispirazioni letterarie quando, nella parte centrale del libro, Astolfi incontra su un treno Cesare Zavattini che, oltre a dare all’investigatore la chiave di volta per risolvere il caso, cita appunto Hammet, Rinehart e Agatha Christie.
C’è parecchio cinema ’70 comunque all’interno di questo libro, a partire dall’immancabile citazione di tutti i prodotti di consumo dell’epoca, l’equivalente se vogliamo di tutte le inquadrature su sigarette, liquori e acque minerali. Ci sono diversi momenti di suspense e qualche scazzottata in perfetto “Merli Style” (Astolfi dice di essere un ex campione dilettante di boxe). E volendo calcare la mano, verso la fine abbiamo un gigioneggiante Totò in versione Gennarino che imperversa in una memorabile apparizione al commissariato.
A questo punto avrei molte cose da chiedere al Maestro e spero di poterlo fare in quel di Cattolica. Lettura sicuramente consigliata.
ma devo dire l’articolo che hanno dedicato a questo libro sul venerdì di repubblica (e alla storia più o meno vera da cui si ispira) mi ha incuriosito una cifra, nonostante non mi appare essere proprio il mio genere preferito
Non ho letto la recensione a cui ti riferisci, ma di vero ci sono alcuni personaggi e il contesto storico, non certo i fatti narrati (precisazione del resto fatta anche da Lenzi stesso)
c’era un articolo e neanche piccolo sul venerdì di repubblica di 2-3 settimane fa, l’ho intraletto molto rapidamente e poi l’ho ovviamente perso (l’articolo)
mi sono molto stupito del fatto che ci fosse tanto spazio e attenzione per sto libro qua, e difatti si parlava di quello ma anche di un certo contesto a cui lenzi si è andato a ispirare
se non ricordo male e se ho intraletto bene parrebbe che subito dopo la nascita di cinecittà ci fu davvero un omicidio o un duplice omicidio nell’ambito dello ‘star system’ di allora, messo a tacere dal regime fascista che non poteva subire un affronto simile in termini di pubblicità negativa
ma magari dico una cazzata e questa è la trama del libro :pollanet:
Volevo aggiungere che mi scordai di dire che all’interno del romanzo trova spazio anche una telefonata tra il protagonista e Scerbanenco (non Dario).
A proposito invece al ruolo di Zavattini ed al fatto che Astolfi lo incontri proprio in treno, ho ritrovato proprio oggi all’inizio de “L’avventurosa storia del cinema italiano” di Faldini e Fofi, proprio una frase di Zavattini in cui sostiene “Da quando registi e produttori hanno smesso di prendere l’autobus, sono finite le idee” riferito al modo talvolta del tutto casuale e inconvenzionale in cui nascevano i film. Chissà se Lenzi lo ha “messo” sul treno pensando a ciò.
Ho terminato oggi la lettura. Complimenti al maestro Lenzi. Che fosse un gran narratore, in celluloide, a voce e di brevi racconti scritti, è cosa nota.
Ma qui dimostra di sapere gestire alla grande anche i tempi di un romanzo “lungo”. Scrivere un romanzo e pubblicarlo è di per sé già difficile. Avere la voglia di esordire - e farlo in questo modo - alla sua età, è una cosa straordinaria, assolutamente da sottolineare.
Scritto e costruito bene, documentatissimo (come solo un cinefilo e uno storico possono fare), rende benissimo il fascino del mondo del cinema di quegli anni e non solo quello…
Ora spero vivamente che questa nuova carriera del maestro Lenzi abbia ulteriori sviluppi.
Ieri, Lenzi, era da Luca Crovi a Tutti i colori del giallo.
Se volete ascoltare la puntata, questo è il link:
http://www.radio.rai.it/podcast/A0032802.mp3
Il bel libro di Lenzi è in gara al premio Scerbanenco.
Ecco il link per votarlo: www.noirfest.com/cerba.asp
È sufficiente cliccare accanto al titolo, che si trova alla posizione 60.
Cerchiamo di far girare un po’ la voce e votiamolo in tanti perché il libro merita davvero.
Se qualcuno ancora non ha letto i romanzi di Umberto Lenzi può recuperare comprando i primi 4 a prezzo ultraridotto (3 euro l’uno…) su Thrauma:
Dopo il fallimento di Coniglio Editore era molto difficile trovare questi libri, adesso potete recuperare (se vi sbrigate)
Segnalo che il primo romanzo di Lenzi sta per essere ristampato da I Gialli Mondadori e sarà in tutte le edicole tra qualche giorno.
Eh si, l’ho visto oggi al carrefour e l’ho preso.
Letto in un paio di giorni la prima avventura di Bruno Astolfi (se non sbaglio per ora i libri usciti sono 5 con il sesto probabilmente in uscita per febbraio/marzo 2015), impressioni:
Molto dettagliato con descrizioni di marchi ecc. gustose citazioni, interazioni del protagonista con personaggi reali(anche se a volte tipo la telefonata a Scerbanenco un tantino esagerata… ) insomma ci si immerge benissimo e pienamente nel 1940. questa è la cosa migliore del libro
Ritmo non troppo elevato(il protagonista cade troppe volte in punti morti) diciamo che una trentina che ne so di pagine in meno avrebbero aumentato il ritmo.
La vicenda molto poliziesca non mi ha appassionato troppo se non nella parte finale ma diciamo che sono piu’ legato sicuramente ai tradizionali gialli inglesi
In conclusione a mio avviso un buon libro, sicuramente interessante
Più avanti acquisterò il secondo volume
Letto un paio di settimane fa, trovato abbastanza buono. Lenzi è stato abile nel rievocare certe atmosfere, andando avanti nella lettura lo immaginavo proprio come un vecchio film in rigoroso bianco e nero. L’intreccio giallo è gradevole, onestamente non ho trovato le lungaggini che altri vi hanno scorto ed è già un romanzo abbastanza corto, tagliare ulteriormente…