Delitto di GARLASCO

sabot o cazzuola?
cazzuola o sabot?

A Garlasco non ci casco.

http://213.215.144.81/public_html/esclusivo.html

Sottolineo che per me le K-twins son due shampiste insignificanti.

IO, CHIARA E L’OSCURO: “IO AVREI AVUTO UNA STORIA CON ALBERTO? ASSURDO!”
MEJO DI COGNE! PIÙ SATANICO DI ERIKA E OMAR! SUBITO IN VIDEO VESPA E MENTANA!
DELLA LOGGIA: VELINE FUNEBRI CON LA MORTA (MA LA VERA GALERA È L’ANONIMATO)

1 - MODELLE FUNEBRI…
Ernesto Galli Della Loggia per il “Corriere della Sera”
Ben gli sta alle due cugine di Chiara Poggi, la ragazza di Garlasco uccisa qualche giorno fa. Con quel fotomontaggio appositamente commissionato dopo l’omicidio, che le ritraeva insieme alla morta, si erano esibite tutte commosse davanti alla casa della vittima, attirando l’attenzione delle telecamere che per pochi secondi le avevano mandate in onda sugli schermi. Le due ci contavano. La finta foto con la morta doveva servire appunto a quello: a richiamare su di loro l’occhio fatato della tv, alle cui mirabilie volevano accedere. «Ci piacerebbe fare almeno un provino» hanno confidato secondo le cronache. Allora ben gli sta: adesso vedranno, le due aspiranti veline, quale trattamento sta per riservargli il fantastico mondo dei media in cui volevano mettere piede, quale valanga di devastanti analisi parasociologiche, di ritrattini acidi, di sentenziose moralità, può rovesciarglisi addosso, sol che un caporedattore abbia qualche spazio vuoto in una pagina.

2 – CAPPA E SPADA: “IO AVREI AVUTO UNA RELAZIONE CON ALBERTO? MI SEMBRA DI STARE IN UN FILM.
Paolo Berizzi per La Repubblica

La prima cosa che ti colpisce è la parlantina. “È normale che sia così sciolta, studio per diventare un buon avvocato, un giorno dovrò difendere o accusare”. Poi la lucidità nelle risposte. Come se tutto fosse accaduto un anno fa. Mai un’incertezza, un cedimento, un’emozione. Glaciale no, però, come dire, molto preparata, quasi anestetizzata al dolore per la morte della cugina.

Dev’essere una specie di armatura, un modo per farsi coraggio, per proteggere se stessa e la sorella Paola dai dubbi e dai sospetti. “Chiara è morta, non voglio nemmeno pensare che l’abbiano ammazzata, altrimenti sto troppo male”. Stefania Cappa è una ragazza di 23 anni, porta capelli biondo cenere sfilati, veste alla moda, occhiali scuri e larghi, trucco curato. Per l’università - Giurisprudenza a Pavia, anche il padre è avvocato - ha abbandonato le gare di equitazione.

Negli ultimi giorni lei e sua sorella vi siete molto esposte, qualcuno ha gettato delle ombre su di voi.
“Dovevamo farlo per forza, collaborare alle indagini era un dovere civico. Chi ha insinuato lo lasciamo parlare, risponderemo al momento opportuno”.

In che senso?
“Coi dovuti provvedimenti legali”.

Siete andate in Procura spontaneamente a lasciare il vostro Dna. Perché lo avete fatto?
“Per lo stesso motivo: aiutare gli investigatori a fare chiarezza, togliere ogni ombra possibile. Ci è sembrata una cosa giusta”.

Il vostro atteggiamento però ha fatto venire qualche dubbio: per esempio la fotografia scattata quando Chiara era già morta e che vi ritrae tutte e tre assieme.
“Su questo non dico nulla, fa parte del tentativo di gettare fango su di noi. Mia sorella ed io ci stiamo divertendo a leggere i giornali, tutte le sciocchezza che scrivete”.

Scusi, avete perso vostra cugina pochi giorni fa. Forse dovreste avere altri pensieri.
“In effetti Chiara è la perdita più grande. Eravamo molto legate, ci vedevamo spesso, soprattutto nell’ultimo periodo. Ci scambiavamo le nostre confidenze, problemi d’amore, le cose normali che si raccontano tra cugine o tra amiche”.

Lei conosceva Alberto?
“Si, ma non avevo rapporti diretti. Me ne parlava Chiara. Erano una coppia felice, l’ho detto anche negli interrogatori”.

Ha sentito? Gira addirittura una voce secondo la quale tra lei e Alberto c’era qualcosa di più di una simpatia.
“Ah sì?! No, questa non l’avevo ancora sentita. Assurdo! Ma lasciamo che giri anche questa… tanto ormai non mi stupisco più di niente. Mi sembra di stare in un film. Siamo vittime di una gogna mediatica”.

Non crede che, in qualche modo, con il vostro comportamento, vi siete tirate addosso l’attenzione dei media?
“Sono state dette cose false e incredibili: per esempio che mia sorella ed io sognavamo o sogniamo di fare le modelle o di lavorare nel mondo dello spettacolo. Figuriamoci, niente di più ridicolo. Io sto imboccando la carriera forense, l’unica che mi interessa. Da piccola volevo fare l’amazzone, infatti ho sempre praticato equitazione a livello professionistico. Mia sorella studia scienze della comunicazione allo Iulm, vorrebbe fare l’autrice televisiva, o la regista, ma è un ruolo da dietro le quinte, mica stai sotto i riflettori”.

Che idea si è fatta sull’omicidio di sua cugina?
“Non mi sono fatta nessuna idea. Per me mia cugina è morta e basta, non voglio pensare che sia stata assassinata”.

Lo dicono i fatti.
“Sì, ma preferisco non pensarci, starei troppo male, andrei in depressione”.

In realtà lei sembra molto forte e sicura di sé.
“Cerco di esserlo, dico le cose come stanno, l’ho fatto anche coi magistrati nei tre interrogatori ai quali mi hanno sottoposta”.

Non teme che la iscrivano nel registro degli indagati assieme ad Alberto?
“L’avviso di garanzia è un atto dovuto, a tutela di chi lo riceve. Non mi fa paura. Studio legge, queste cose le conosco bene: in Italia c’è la presunzione di innocenza, un avviso non è una sentenza di condanna. È anche normale che abbiano indagato Alberto, serve per le indagini, non potevano andare avanti tutti questi giorni senza indagare nessuno”.

Finora è lui, Alberto, l’unico sospettato. Pensa che potrebbe avere commesso un delitto così orribile?
“No, non l’ho mai pensato e continuo a non pensarlo. Con Chiara stavano bene, avevano anche dei progetti per il futuro”.

Quando ha visto Alberto l’ultima volta? Quando vi siete parlati?
“Questo non glielo posso dire…”.

3 - IL CORPO SPOSTATO, L’AUTO MISTERIOSA, I TASSELLI MANCANTI AL PUZZLE DEL DELITTO
Piero Colaprico per La Repubblica

Qualsiasi investigatore, senza la polizia scientifica e gli accertamenti tecnici, davanti a una tragedia come quella di Chiara Poggi a Garlasco, rischia di essere frastornato dagli indizi contraddittori. L’analisi dei dettagli dell’omicidio, avvenuto tra le 9.30 e le 11 del 13 agosto, sono davvero di difficile interpretazione.

La fiducia della vittima
Chiara è in pigiama quando apre la porta della sua villetta, dove dorme da sola perché fratello e genitori sono in vacanza. E volta le spalle a chi entra. Lo si deduce dal fatto che non ha alcun segno sulle braccia: non le ha mai alzate per difendersi. Viene colpita da dietro, poi sulla fronte a destra, sulla mascella a sinistra e poi ancora centrata da un fendente al cervelletto. Il sangue sgorga copioso. La fuoriuscita è tale da rendere un po’ difficile la certezza assoluta dell’ora.

Chi ha ucciso trascina il corpo di questa ragazza minuta per mezzo metro. Poi la solleva, ma per poco e l’abbandona a metà delle scale che portano in cantina. Perché questo comportamento dell’assassino? Perché ritiene quello che sta facendo una fatica inutile? Perché è debole (una donna) e non ce la fa più? Ma il punto è anche un altro: che cosa avrebbe mai fatto una ragazza descritta così semplice e normale per meritare una morte simile?

La ferocia dell’assassino
Chiara ha aperto la porta a un lupo travestito da agnello. Un lupo che la conosce da molto tempo e da molto tempo la odia: forse perché lei è perfetta e chi l’ha uccisa no. È a questo “teorema” che pensano i detective. E questo discorso non fa pensare affatto al fidanzato (si amavano), ma a qualcuno o qualcuna che non sopportava lei e il suo modello di vita umile e vincente.

L’auto in fuga
Una vicina nota che la mattina del 13 le finestre di casa di Chiara - “Le apriva sempre seguendo lo stesso ordine” - restano chiuse. Nota una bicicletta nera da donna (sinora la ricerca è stata vana). Ma - e questa testimonianza i carabinieri l’hanno tenuta segreta - c’è anche un’altra donna che nota qualcosa. Sta in casa e sente l’inconfondibile rumore di una macchina che fa manovra a tutta birra, un’inversione in fondo alla strada cieca dove si affacciano le villette. Non vede il modello, ma ricorda l’ora: più o meno, tra 11,30 e le 11,45. Chiara è già morta. È questa testimonianza che determina le indagini sulla Golf di Alberto, la Bmw e la Berlingo dei genitori. Ma anche il comportamento del ragazzo, da “cuore in inverno”, impressiona i marescialli dell’Arma.

Niente sangue sulle scarpe
Alberto lascia la fidanzata a dormire da sola nella casa deserta. La mattina, quando non la sente, non si agita. Chiama, chiama, lei non risponde al telefono e lui va a vedere di persona solo alle 13.45. Arriva, scavalca, entra. Lancia l’allarme immediato, ma non si avvicina al corpo. Sotto le suole delle sue scarpe non c’è traccia di sangue. Il sangue, certo, è secco. Ma ce n’è tanto. Possibile che non resti neanche un’inezia?

L’alibi da verificare
“Non ho niente da nascondere, facciano tutti accertamenti del caso”, dice lui. E ai carabinieri dice anche che l’ha vista, Chiara, ed era “pallida”. Ma in realtà il viso di Chiara è ormai coperto dal sangue uscito dalle ferite: è uscito ora che il cadavere è stato messo in un’altra posizione, con la testa più in basso del busto. Che cosa ha visto dunque Alberto? E dov’era la mattina? Dice a casa a studiare. Ma a Internet non s’è mai collegato. Il suo computer sta per essere analizzato: forse non sa che anche dei file cancellati resta traccia. Alle 10.30 ha ricevuto una telefonata da sua madre. Inutile l’analisi sui cellulari: su Garlasco c’è un’unica cellula del satellite. La telefonata fatta a casa di Chiara, secondo cui qualcuno sembra rispondere, pare sia frutto di un guasto sulla linea.

Gli estranei nell’ombra
I nuovi compagni di lavoro di Chiara sono stati rintracciati dai carabinieri: tutti in vacanza o lontani da Garlasco. Quindi, se non è stato qualcuno di famiglia, o qualcuno che lei conosceva, chi poteva essere in confidenza tale con Chiara da farsi aprire la porta di casa dalla ragazza in pigiama? Al momento, negozianti e vicini sembrano esclusi. E non risultano amicizie di cui non fossero a conoscenza i parenti e il fidanzato.

L’attesa dei Ris
Nei telefilm americani ogni investigatore ha i risultati di esami complessi in un paio d’ore. In realtà servono giorni, se non mesi. Tutti i Dna repertati in questi giorni saranno utilizzati per capire anche se chi ha ucciso, dopo essersi sporcato di sangue, abbia fatto una doccia a casa della vittima (gli scarichi spesso rivelano dettagli importanti, come avvenne nel caso della famiglia Carretta scomparsa a Parma). Il problema è “datare” i reperti in una casa dove forse la vittima, tante volte, ha offerto da bere e da mangiare a chi l’avrebbe uccisa con una determinazione parente più della follia che dello scatto d’ira.

Dagospia 22 Agosto 2007

Illuminante (e inquietante) intervista a Stefania K, una delle cugine
http://www.repubblica.it/2007/08/sezioni/cronaca/ragazza-uccisa-pavese/parla-cugina/parla-cugina.html

nuova incongruenza nel racconto del fidanzato
http://www.repubblica.it/2007/08/sezioni/cronaca/ragazza-uccisa-pavese/indagini-22-agosto/indagini-22-agosto.html

http://img63.imageshack.us/img63/2988/barbiedeathcampug4.jpg

La foto «risale a 5 anni fa, all’unica vacanza che abbiamo fatto insieme»
Garlasco, incongruenze nel racconto di Paola
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/08_Agosto/22/chiara_paola_incongruenze.shtml

Ma questa qui vive in una fiction!!! Ma come si fa a raccontare queste falsità ad un giornale e pensare che poi non vengano smascherate???

Inoltre se non avevano altre foto insieme alla vittima da arrivare a ‘costruirne’ una artificiosa e artificiale significa che poi non erano così unite alla loro cugina come vogliono far credere… no?

Per me è stata la zoccola con il caschetto.

Certo che la cosa diventa più agghiacciante se pensiamo che è riuscita pure a lucrarci sopra, vendendo il servizio a Oggi.

Oggi c’è la novità del capello biondo di 5 o 6 cm: la soluzione potrebbe arrivare da lì.
Intanto il fidanzato, dopo 9 ore di colloquio, non crolla anzi conferma la sua estraneità.

Coinvolte o non coinvolte il loro bisogno di protagonismo sembra davvero eccessivo. O sono talmente ciniche da sfruttare questo evento per secondi fini (la notorietà) oppure talmente sicure di se stesse nel nascondere il loro coinvolgimento nel delitto. Il fidanzato a pelle sembra molto fragile per commettere un simile atto ma la psiche umana è spesso imprevedibile. Ma alla fine… perchè? Il movente è stato stabilito?

Mah, la prima ipotesi è assodata; la seconda, se effettivamente sono coinvolte-è possibile.
A me non ha dato l’impressione di fragilità, perlomeno non gliel’ho letta in volto, che anzi mi è sembrato piuttosto duro. Ed in effetti sta comunque fisicamente reggendo agli strenui interrogatori, colpevole o innocente che sia, e questa non mi pare fragilità.
Il movente è ancora oscuro, come quasi tutto ancora, del resto.

Parli di te o di Venticello? :almayer:

Ci stiamo preparando… :smiley:

alè

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/08_Agosto/23/corona_garlasco.shtml

proprio in un posto di merda viviamo

adesso manca solo che trovino il colpevole così arriva taormina a difenderlo dicendo che è tutta una congiura

Spettacolo, sono già state battezzate le gemelle “K”

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Sperando che il colpevole sia gay così arriva Sgarbi ad insultarlo…

Se poi il colpevole è parente alla lontana di Prodi, scatta la congiura dei cattocomunisti.

Cazzo, ci son riuscite! Pollanet, era quello che volevano in fondo…
Se fossi il padre di queste due scellerate non so che farei…

Saresti indeciso tra suicidio e omicidio plurimo? :smiley:

(Fra l’altro, con un volto così, lo vedrei bene a fare il caratterista in una commedia italiana anni '70 )

Soppressione delle due all’istante, però qualche domanda-come padre fallito- me la farei…

faccio un pò la linguamerda però pure lui non mi pare in fondo così insofferente di trovarsi sempre davanti alle telecamere, vien quasi da pensare che si registra tutti i telegiornali e si riguarda la sera per vedere se è venuto bene

poi la lettura di nord-est di carlotto pure se questo è nord-ovest mi ha lasciato un segno che è un brot lavurir…

Si, in effetti…

ma no, purtroppo non è un fatto geografico…penso che il billionaire-style-of life (tanto per far capire il concetto) colpisca purtroppo molti, al di là di confini fisici e sociali…