Ora c’è un indagato. E’ Alberto Stasi, il 24enne fidanzato di Chiara Poggi, la 26enne ammazzata nella sua villetta di Garlasco, in provincia di Pavia. Sembra essere un atto dovuto, per consentire al giovane di difendersi. Il ragazzo, uno studente iscritto a Economia e Commercio alla Bocconi, è stato portato in caserma. I carabinieri hanno anche perquisito la sua abitazione e sequestrata la sua auto.
GLI INDIZI - Gli indizi sono numerosi, ma di prove ce ne sono poche e quindi gli inquirenti si devono affidare ai Ris per qualcosa di concreto. Perchè le testimonianze sembrano sgretolarsi, una dopo l’altra, in uno stillicidio di incertezze. L’ultima a crollare, di segnalazione, è stata quella del sindaco di Garlasco. Enzo Maria Spialtini, il primo cittadino del paese di neanche 10mila anime, aveva riferito di una bicicletta abbandonata nella piazza della cittadina. Poteva essere quella vista lunedì scorso vicino alla casa di Chiara, poco prima che fosse uccisa. Ma così non è stato. La bicicletta era di un anziano che ne aveva anche denunciato la scomparsa.
L’ARMA - Quella della bicicletta dell’assassino sembra l’unica pista credibile, segnalazioni di ritrovamento a parte. Manca ancora l’arma, anche se si sa che è un oggetto di ferro con una punta. Magari un piccone, o uno strumento da cucina. In ogni caso un corpo contundente che ha permesso all’assassino di colpire la giovane quattro volte sfondandole letteralmente il cranio, con una violenza tale da far schizzare materia cerebrale sulla scala che porta in taverna, dove Chiara cercava di rifugiarsi dopo il primo assalto.
IL MOVENTE - Manca anche il movente. Non è stata una rapina, visto che non manca nulla dalla villetta della famiglia Poggi. E probabilmente Chiara conosceva il suo assassino, al quale ha aperto la porta. Ma anche su questo ci sono incertezze, perchè era abitudine della giovane lasciare socchiuse le porte per far entrare e uscire i gatti. Potrebbe non essere un delitto passionale, visto che il fidanzato di Chiara, Alberto, aveva - a quanto risulta - una relazione stabile e felice con la giovane. L’unica incongruenza notata dagli investigatori nel racconto del ragazzo, il primo a trovarla morta, riguarda il volto della vittima, che Alberto riferisce come “bianco”, mentre era completamente insanguinato. Questo avrebbe potuto portare all’iscrizione nel registro degli indagati da parte della pm Rosa Muscio.
A questo punto, solo i Ris potranno fare un po’ di luce, con l’analisi delle tre impronte trovate e del materiale organico rinvenuto. I Ris hanno ispezionato meticolosamente il luogo del delitto rivenendo orme e tracce di materiale organico ed ematico anche nella doccia, come se l’assassino si fosse ripulito prima di lasciare l’appartamento. Un altro ‘mistero’ è poi quello di una telefonata che Stasi ha fatto alla fidanzata il giorno dell’omicidio. Qualcuno, secondo i tabulati, avrebbe risposto, ma a quell’ora la ragazza era già morta da un paio d’ore.
Ad alleggerire la posizione di Alberto gioca il fatto che si sia sottoposto volontariamente al test del Dna, senza alcun timore nè paura. Resta il mistero sulla bicicletta appoggiata al muretto di casa Poggi. Una vicina l’avrebbe vista, notando anche il cancelletto aperto. Ma è sul giorno, che è confusa: “Non ricordo se è stato venerdì o lunedì”. Ora si aspetta l’esito delle analisi dei Ris. Ma un nome, perlomeno, c’è già.