Delitto di Via Poma

Aggiornaci, appena puoi, con maggiori dettagli sul testo…:wave:

Uno scrittore, un giallo - Il delitto di via poma
Via Poma e la fuga dell’assassino di Simonetta
di Giorgio Montefoschi

http://www.corriere.it/cronache/08_marzo_09/simonetta_delitto_via_poma_da50797c-edb3-11dc-9669-0003ba99c667.shtml

PER CHI NON CONOSCE BENE ROMA, O NON LA CONOSCE AFFATTO — E NEPPURE HA MAI VISTO LA ORMAI CELEBRE SEQUENZA CINEMATOGRAFICA DI NANNIMORETTI CHE SE NE VA IN GIRO SULLA SUA VESPA — È DIFFICILE IMMAGINARE LA BELLEZZA DI CERTI SUOI QUARTIERI APPARENTEMENTE ANONIMI IMMERSI NEL PIENO DELLA CALURA ESTIVA. PERCHÉ, CERTO, NESSUNO PUÒ NEGARE CHE IL CULMINE DI QUESTA BELLEZZA SI RAGGIUNGE NEI LUOGHI STORICI DELLA CITTÀ.
Dinnanzi al Colosseo rosso fuoco, fra i ruderi del Foro visitati da solitari turisti inglesi col cappello di paglia in testa e la guida in mano, direttamente usciti dalle pagine di un romanzo di Henry James; o all’inizio della via Appia, con i suoi cipressi e i cippi votivi, assorta nella vampa; o davanti alla Terme di Caracalla che al calare del sole ospiteranno la «Tosca»; o nello specchio abbacinante di piazza San Pietro. Però, è altrettanto vero che alcuni viali geometrici dell’Eur, le strade che scendono dal Gianicolo e costituiscono il quartiere detto Monteverde Vecchio, le strade parallele del quartiere Prati che vanno verso il Tevere, e gli stessi Lungoteveri, le piazze di una periferia storica come la Garbatella, hanno un loro fascino particolarissimo.
L’estate romana
Da dove viene questo fascino, questo «bello » dei quartieri anonimi romani? Dalla combinazione dei colori: l’ocra e il rossiccio dei palazzi e l’azzurro del cielo? Sicuramente. Dal vento di ponente che, anche nelle giornate più calde, comincia a soffiare attorno alle quattro del pomeriggio, scuotendo appena i meravigliosi oleandri rosa, rosso fuoco, e bianchi? Sicuramente. Da quelle aiuole, quei giardinetti comunali spelacchiati al centro delle strade e delle piazze, con la ghiaia impolverata, due panchine, e il coro assordante delle cicale? Certamente. Viene da tutto questo. Ma non solo. Viene anche da un’atmosfera percettibile, che si respira nelle strade semideserte, di abbandono e di oblio; di voglia di vacanza e di mare; di pelle abbronzata e nuda; e, finalmente, di respiro notturno (il respiro notturno che così bene Fellini descrisse in «Roma»): quando il caldo abbandona le facciate dei palazzi, l’asfalto e, appunto, sembra che un grande respiro di sollievo attraversi la città. Insomma, la solitudine estiva romana può essere meravigliosa; invitante; allegra anche: se magari un ragazzo o una ragazza, oltre a godersela, fanno le valigie perché stanno per partire. Insomma, una solitudine non dilaniante, una solitudine che non chiama la morte. In uno di questi quartieri, il quartiere Prati, più precisamente in via Carlo Poma 2, poco più di diciassette anni fa, il 7 agosto del 1990, si è consumato uno dei delitti più feroci e misteriosi del dopoguerra: l’assassinio di una giovane ragazza appena ventunenne, Simonetta Cesaroni. Un delitto che non ha mai smesso di creare inquietanti interrogativi; che ha visto indiziati risultare innocenti; che nello scorso anno è sembrato riaprirsi per un colpo di scena che non ha dato esiti, al momento; che, insomma, a tutt’oggi, è rimasto sigillato nel suo mistero e, forse, è destinato a rimanerlo per sempre.

Lo studio del commercialista
Anche Simonetta Cesaroni sarebbe partita, dopo il 7 d’agosto, con ogni probabilità, perché quello era il suo ultimo giorno di lavoro. Che le piacesse il mare, si desume dalle due fotografie più note che, dal giorno della sua morte, hanno fatto il giro dei quotidiani: in una, è distesa con un costume bianco sulla riva; in un’altra, ha dei pantaloncini sopra il costume, e i piedi in acqua. In entrambe le fotografie, guarda con un piglio deciso l’obiettivo: una bella ragazza, con un corpo sensuale e già adulto, lunghi capelli neri. Viveva, insieme a sua madre e a suo padre, Claudio Cesaroni, impiegato nella Cotral, l’azienda tramviaria cittadina, e sua sorella Paola, con la quale aveva molta confidenza, nel popolare quartiere di Don Bosco. Un quartiere parecchio diverso da Prati. Don Bosco, è un quartiere popolare, l’abbiamo detto; Prati è il quartiere storico della borghesia romana: il cosiddetto «generone romano», benestante o ricco, saldamente ancorato all’ombra della vicina San Pietro, cioè di santa madre Chiesa. Ma non solo. Prati, se un tempo era solo zona residenziale, adesso, e già da parecchi anni nel 1990, era quartiere di avvocati e notai, grazie alla vicinanza del Tribunale, della sede della Corte dei Conti; quartiere di studi medici e professionali; il quartiere in cui ha sede la Direzione generale della Rai, con tutti gli annessi e i connessi, e i tanti bar o luoghi di ritrovo che, soprattutto in estate, sono frequentati dagli aspiranti attori, dalle aspiranti attricette in cerca di un ingaggio o di una comparsata.
Simonetta,non aveva nulla a che fare con costoro: lavorava come segretaria contabile presso la Reli Sas, uno studio commerciale dalle parti della Casilina, gestito da Ermanno Bizzochi e Salvatore Volponi (ma il Volponi si occupava anche di una tabaccheria della moglie alla stazione Termini). Tra i suoi clienti, la Reli Sas aveva l’Associazione Italiana Alberghi della Gioventù: Aiag. Dal primo luglio Simonetta lavorava per due pomeriggi alla settimana, dalle 16 alle 19.30, il martedì e il giovedì, nella sede dell’Aiag, in via Carlo Poma 2. Eccoci, dunque, al giorno del delitto. La mattina, nella sede della Reli Sas, in via Maggi 406, Simonetta discute delle sue ferie con Salvatore Volponi. Il pomeriggio lo passerà in via Poma. Alle 18.30 lo chiamerà per dirgli come va il lavoro. Alle 15, accompagnata in macchina da sua sorella Paola, Simonetta esce di casa per andare a prendere la metropolitana che, dopo un tragitto che di solito ha una durata di una quarantina di minuti, la porterà alla fermata cosiddetta Lepanto, a una decina di minuti di cammino da via Poma. Alle 16, più o meno, Simonetta è in via Poma. Lo stabile di via Poma è una costruzione piuttosto imponente, articolata in vari palazzi che insistono su un cortile quadrato, al centro del quale c’è una fontana. L’ombra è garantita da un nespolo e delle palme. In quell’ombra, di solito, a quell’ora, i portieri dello stabile se ne stanno a chiacchierare e a mangiare il cocomero. Nessuno di loro ha notato personaggi sospetti. Simonetta entra, sale al terzo piano, interno 7, della scala B. In quella stessa scala abita l’anziano architetto Cesare Valle, autore del progetto del palazzo. Ha ottantotto anni ed è bisognoso d’assistenza. Gliela garantisce il portiere: Pietrino Vanacore, un personaggio che presto diventerà centrale, nella vicenda.
Sono le quattro, allora: Roma deserta, i portieri, Simonetta al terzo piano. Cosa succede in quel terzo piano? Non lo sappiamo. Simonetta ha acceso il computer. Alle 17.35 l’ultima prova che è ancora viva dovrebbe venire da una telefonata di lavoro che le fa una certa Luigia Berrettini. Invece, alle 18 e 30 Volponi non riceve nessuna telefonata. Alle otto, i familiari di Simonetta non la vedono tornare a casa e cominciano a preoccuparsi. Alle nove e mezzo, Paola, la sorella, è preoccupatissima: evidentemente non immagina neppure che Simonetta abbia fatto tardi di proposito, sia rimasta a mangiare fuori con qualcuno. No: ci sono, evidentemente, delle abitudini precise che la mettono in allarme. E così si mette in contatto con Volponi per sapere il numero di telefono e l’indirizzo degli uffici in cui lavora sua sorella. Perché lei non li conosce. Ma neppure Volponi conosce il telefono e non sa dove è esattamente ubicato l’ufficio. E questo, francamente, è molto strano. E’ il primo vero mistero di via Poma: nessuno sa dove lavora Simonetta. Ad ogni modo, accompagnata dal fidanzato, Antonello Barone, Paola preleva Volponi e suo figlio Luca nella loro abitazione e tutti e quattro si recano in via Poma. Qui, attorno alle undici e mezzo, si fanno aprire il portone dalla moglie di Vanacore, entrano nell’ufficio dell’Aiag, e trovano Simonetta stesa per terra.

Non è, però, nella stanza in cui lavora: in quella di fronte. E’ seminuda. Ha i calzini, il top e il reggiseno sollevati; nient’altro. Le scarpe da ginnastica sono, invece, allineate in ordine vicino al muro: se le è tolte da sé o il suo assassino, quello che poi ha portato via i vestiti e i pochi oggetti d’oro, le ha messe lì in ordine? E’ un dettaglio che lascia interdetti. Simonetta ha una forte ecchimosi sulla tempia: il trauma cranico per il quale è morta, e ventinove coltellate in tutto il corpo, di cui quattordici al basso ventre e ai lati dei genitali. Sul capezzolo, ha una ferita che potrebbe derivare da un morso. Il pavimento è stato pulito con degli stracci sui quali poi non saranno trovate tracce di sangue. Tracce di sangue, invece, verranno trovate, subito dopo e negli anni a seguire, sulla maniglia della porta dell’ufficio, nell’ascensore e nel lavatoio di via Poma all’ultimo piano del palazzo. Più tardi, la polizia dirà che non ci sono segni di violenza sessuale. Nella stanza di Simonetta, viene rinvenuto un appunto, su un pezzo di carta. C’è scritto: «CE», accanto un pupazzetto a forma di margherita, e un’altra frase: «DEAD OK». Cosa è accaduto, dunque? Un uomo—che già era nell’ufficio, o al quale, fidandosi magari, Simonetta ha aperto — l’ha aggredita e colpita con un oggetto contundente o le ha fatto sbattere la testa. Voleva avere con lei un rapporto sessuale e non ci è riuscito e, per frustrazione, l’ha uccisa, completando l’opera con ventinove colpi di una lama che potrebbe essere un tagliacarte? Oppure, c’è stata una violenta lite e in seguito è stato simulato il delitto a sfondo sessuale? Questa è anche una ipotesi; anche se più improbabile, perché ventinove coltellate presuppongono un raptus. Iniziano le indagini. Si scava nel mondo della ragazza. Simonetta aveva un fidanzato: Raniero Busco, operaio dell’Alitalia. Non aveva nemici. Se avesse avuto un’altra relazione, o il problema di una persona che la assillava, vista la confidenza fra le sorelle, Paola lo avrebbe saputo. Quindi, il primo a fare le spese del «vuoto» in cui è sospeso il delitto è il portiere dello stabile, Vanacore che, nell’ora del delitto, si sarebbe assentato, secondo gli altri portieri, e ha due macchie di sangue sui pantaloni. Vanacore è accusato e finisce in carcere. Ci rimarrà ventisei giorni e ne uscirà prosciolto (le macchie sono di sangue emorroidale).
La rivelazione dell’austriaco
Chi è stato, allora? Mistero. Passano un paio d’anni. Nel 1992 entra in scena un personaggio parecchio ambiguo, un austriaco di nome Roland Voller, vicino ai Servizi, che tira in ballo Federico Valle, il giovane nipote dell’anziano architetto, figlio di Raniero Valle. Voller dice che è entrato casualmente in contatto con la madre di Federico, separata dal padre Raniero, la quale gli avrebbe confidato che quel giorno Federico è andato a far visita al nonno e poi che è tornato a casa sporco di sangue. Questa «rivelazione» fa riemergere la figura di Vanacore: il ragazzo, preso da un raptus, o geloso per una presunta relazione del padre con Simonetta, l’avrebbe uccisa; per devozione nei confronti dell’anziano architetto, e magari quattrini, Pietrino ha fatto sparire le prove. Le indagini, i confronti ematici, i raffronti di ogni tipo,mostrano che il racconto è una gigantesca balla. Quindi, di nuovo, si sprofonda nel vuoto. Chi c’era in quell’appartamento? E cosa voleva dire quella scritta? Entrano in scena testimoni del mondo virtuale. Pare che Simonetta fosse attratta da un personaggio con il quale chattava di nome Death e pare che quella sera stessa, nel Videotel, sia comparso questo messaggio. «Hai visto l’ho fatto, ho ucciso Simonetta», seguito da una macabra veglia funebre di chattisti. Ma niente.

L’ora del delitto
Il padre di Simonetta non demorde. Invece, niente. Vengono fatte ulteriori indagini, più sofisticate, sul sangue e sul Dna di tutti i possibili sospettati o coinvolti, e di nuovo niente. Poi, anche Claudio Cesaroni muore. E passano gli anni. Finché, appena un anno fa, la trasmissione televisiva «Matrix» di Enrico Mentana risolleva clamorosamente il caso. In che senso? Nel senso che le sofisticate indagini scientifiche hanno rivelato che sul reggiseno e sul top di Simonetta è stata trovata una traccia di saliva che corrisponde al Dna del fidanzato, Raniero Busco. Ma Busco non ha difficoltà a confermare che, effettivamente, il giorno prima del delitto, lui ha avuto un rapporto intimo con Simonetta e il suo alibi, per le ore del delitto, continua a reggere. Niente ancora. Da ultimo: ci sarebbe una nuova perizia, secondo la quale Simonetta, invece di esser stata uccisa fra le 17 e 30 e le 18, sarebbe stata uccisa fra le 15 e 30 e le 16. Se questa perizia fosse vera, cambierebbero tutti gli orari dei vari spostamenti. E, in più: con chi avrebbe parlato alle 17.30 al telefono la Berrettini? Rimane il mistero. Il mistero di un delitto ancora senza un movente definito; particolarmente efferato; compiuto da una mano che a tuttora rimane nascosta. Un delitto che, naturalmente, non poteva non suscitare una morbosa curiosità. E che ha un risvolto crudele che si richiama a quella «bellezza» della giornata d’agosto. Perché Simonetta Cesaroni era una ragazza sana, che sarebbe andata al mare. Una ragazza di periferia che, in un pomeriggio luminoso, pieno di promesse, è andata a morire in un quartiere che non era il suo. Nel quale, con ogni probabilità, ancora si nasconde la mano oscura che ha troncato la sua vita.

Giorgio Montefoschi
09 marzo 2008

a chi interessa il caso,qua’ puo leggere tantissime cose:

http://www.crimelist.it/index.php?option=com_fireboard&Itemid=136&func=view&id=22&catid=2

http://www.crimelist.it/index.php?option=com_fireboard&Itemid=136&func=view&id=413&catid=2

http://www.crimelist.it/index.php?option=com_fireboard&Itemid=136&func=view&id=1134&catid=2

Via Poma, forse dell’ex sangue sulla porta dell’ufficio
mercoledì, 16 luglio 2008 5.13
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ROMA (Reuters) - Potrebbe appartenere all’ex fidanzato di Simonetta Cesaroni parte del sangue ritrovato sulla porta dell’ufficio di via Poma, dove la ragazza fu uccisa nell’estate del 1990.

Lo riferiscono fonti giudiziarie, dopo che gli esami hanno rivelato che solo una parte del sangue sulla porta è della vittima, mentre l’altro Dna potrebbe essere riconducibile a quello di Raniero Busco.

L’uomo era stato iscritto nel registro degli indagati per l’omicidio della Cesaroni, uccisa a Roma a 21 anni con 29 coltellate, lo scorso settembre, dopo che esami effettuati con tecnologie non disponibili all’epoca del delitto rilevarono sui resti della vittima residui di saliva riconducibili a Busco, una delle prime persone sospettate.

“E’ assolutamente vergognoso che ci sia ancora una fuga di notizie. Ancora una volta la stampa viene a sapere prima di chi ha interesse sulla vicenda, che ha aspetti delicati e i cui risultati non sono ancora resi pubblici”, ha commentato Paolo Loria, avvocato di Busco.

Da parte sua l’avvocato della famiglia Cesaroni, Lucio Molinaro, ha detto di avere parlato coi magistrati “i quali mi hanno detto che non ci sono anticipazioni sul nuovo rapporto. Siamo quindi ancora una volta in attesa di un dato certo che porti all’identificazione del killer di Simonetta”.

Alle indagini in corso, condotte dal Ris dei carabinieri, collabora un’esperta spagnola docente dell’Università di Santiago di Compostela.

Delitto via Poma,chiusa l’inchiesta
L’ex fidanzato rischia il processo

http://www.tgcom.mediaset.it/cronaca/articoli/articolo447332.shtml

Scusate ma io nn ci capisco piu nulla…non era proprio Busco uno dei pochi che in questa storia aveva un alibi di ferro all’epoca dei fatti?

VIA POMA: CHIESTO RINVIO A GIUDIZIO DI RANIERO BUSCO

Il provvedimento era nell’aria e, puntualmente, è arrivato. Per l’omicidio di Simonetta Cesaroni, massacrata con 29 coltellate il 7 agosto 1990 in un ufficio di via Carlo Poma, la procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio dell’ex fidanzato Raniero Busco, di 44 anni. Omicidio volontario, secondo quanto anticipato oggi dal settimanale Oggi, l’accusa contestata dal procuratore Giovanni Ferrara e dal sostituto Ilaria Calò.

Secondo gli inquirenti, i quali ritengono non sussistere alcun presupposto per un’eventuale misura cautelare nei confronti dell’indagato, ci sono tutti gli elementi per mandare sotto processo l’allora fidanzato di Simonetta. Questi sono rappresentati soprattutto dagli esiti delle consulenze compiute dopo l’accelerazione impressa alle indagini dalle nuove tecniche investigative, in particolare quelle riguardanti i test di rilevazione delle tracce biologiche e di analisi di quelle ematiche. L’ultima ha stabilito che il morso trovato sul seno sinistro di Simonetta e lasciato, secondo gli esperti, al momento dell’omicidio, è compatibile con l’arcata dentale di Busco.

L’accertamento tecnico, svolto da due medici legali e da due chirurghi dentisti, è consistito nella sovrapposizione dell’impronta dei denti dell’indagato con le immagini del morso. Per la procura non va inoltre sottovalutata l’analisi del Dna estrapolato da una traccia di sangue commisto trovata sulla porta dell’appartamento dove fu massacrata Simonetta che, per gli esperti, non permette di “escludere né di confermare la presenza del materiale genetico di Raniero Busco”. L’ex fidanzato di Simonetta, il quale ha sempre negato di aver a che fare con il delitto, finì sotto inchiesta due anni fa dopo la scoperta di una traccia della sua saliva sul corpetto che indossava la ragazza quando fu uccisa. Anche sul suo alibi la procura nutre perplessità: Busco ha sempre sostenuto che al momento del delitto era con un amico, ma questi negò affermando che quel giorno era al funerale di una parente.

Roma, svolta nel giallo di via Poma: Raniero Busco sarà processato il 3 febbraio
Secondo l’accusa, fu lui a uccidere a coltellate la giovane segretaria il 7 agosto 1990
Omicidio di Simonetta Cesaroni
l’ex fidanzato rinviato a giudizio

http://www.repubblica.it/2009/11/sezioni/cronaca/viapoma-delitto/viapoma-delitto/viapoma-delitto.html

Wow ci sono voluti 19 anni per accusare chi??? l’ex fidanzato…!
Cioè per accusare la persona piu vicina alla vittima in Italia ci abbiam messo 19 anni, la cosa che continua cmq a stupirmi è il fatto che in questa storia, in passato, l’alibi di Busco pare esser stato sempre di ferro. Mah! Io credo che cmq si concluderà ancora una volta con un nulla di fatto.

Anche a me fa ridere,DALLA RABBIA,che si sia arrivati a questo dopo 19 ANNI.A prescindere dalla colpevolezza o meno dell’ex fidanzato…

La lettera di Simonetta a Babbo Natale
all’amica: “Raniero potrebbe maltrattarmi”

http://roma.repubblica.it/dettaglio/la-lettera-du-simonetta-a-babbo-natale:-vorrei-che-raniero-mi-dicesse-ti-amo/1861501

Simonetta e Busco, rapporti burrascosi
La sorella: “'Volponi era agitato più di me”

http://roma.repubblica.it/dettaglio/simonetta-e-busco-rapporti-burrascosi-la-sorella:-volponi-era-agitato-piu-di-me/1861092

Sarà acquisita una registrazione in tv di Raniero Busco. La moglie: Basta bugie su di lui

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/02/04/sara-acquisita-una-registrazione-in-tv-di.html

E’ morto suicida il portiere del palazzo dove avvenne l’omicidio

http://www.repubblica.it/cronaca/2010/03/09/news/suicida_a_taranto_pierino_vanacore_il_portiere_del_delitto_cesaroni-2564991/

E’ ripreso nell’aula bunker di Rebibbia il processo per il delitto di via Poma
I familiari dell’ex portiere suicida non c’erano ma saranno ascoltati in seguito
Vanacore ha lasciato un altro scritto
“Distrutti senza nessuna colpa”

http://www.repubblica.it/cronaca/2010/03/12/news/vanacore_12_marzo-2605911/

Processo via Poma, un testimone racconta
“Un giovane balordo uscì dagli uffici”

http://roma.repubblica.it/cronaca/2010/03/16/news/poma_testimone-2695893/

Vanacore non si è avvelenato, prima di annegare: si infittisce il giallo della morte

http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/bari/notizie/cronaca/2010/20-maggio-2010/vanacore-non-si-avvelenato-prima-annegare-si-infittisce-giallo-morte-1703050755339.shtml

Via Poma, periti: “Di Busco
morso sul seno di Simonetta”

La testimonianza dell’accusa.“La mia forza è l’innocenza”, ha detto Busco al termine della tredicesima udienza per l’omicidio di Simonetta Cesaroni, uccisa il 7 agosto 1990

http://roma.repubblica.it/cronaca/2010/07/19/news/delitto_di_via_poma_busco_la_mia_forza_l_innocenza-5680377/

Via Poma, i periti: “Sul corpetto di Simonetta
tracce Dna di 3 uomini. Niente morso sul seno”

Depositato il documento. In uno dei campioni di tracce biologiche prelevate sull’intimo della Cesaroni risulta “con certezza la presenza di almeno tre soggetti maschili”. Lo sostengono i consulenti dopo aver esaminato 12 campioni prelevati tra corpetto e reggiseno della vittima, su quest’ultimo due sono attribuibili a Raniero Busco. Inoltre i segni sul seno di Simonetta non sarebbero compatibili con un morso. E cadrebbe così la prova principe contro l’ex fidanzato. Cambia anche l’ora del delitto avvenuto “tra le 18 e le 19 circa”

http://roma.repubblica.it/cronaca/2012/03/21/news/via_poma_la_super_perizia_potrebbe_scagionare_busco-31964917/

Augias: ‘‘Via Poma, ormai impossibile una verità’’

E’ impresa disperata la ricerca di un colpevole a distanza di 22 anni dal delitto di Simonetta Cesaroni. Un caso si risolve a pochi giorni dal delitto. O mai più

http://video.repubblica.it/cronaca/augias-via-poma-ormai-impossibile-una-verita/91003?video

Per l’ennesima volta, mi vien di fare “ah-aaah!l’avevo detto, io…”: nel senso che concentrarsi su Busco, anzi ACCANIRSI su di lui, mi è sempre parso troppo…facile, via! Ennesimo tentativo di “creare” un colpevole “ideale”, dopo anni e anni dal crimine…
P.S. Augias comunque spara una cazzata: un colpevole si può identificare anche dopo 50 anni, e più. Basta che nel frattempo qualcuno non sia finito in galera, o peggio, ingiustamente…

Busco assolto in appello

http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/12_aprile_27/via-poma-sentenza-processo-appello-2004242093727.shtml

E giustamente, vista la succitata perizia. Riassumendo: credo proprio che il colpevole non lo troveranno mai…

Segnalo già da qualche giorno l’uscita di un nuovo e molto completo libro sul delitto di via Poma da parte di Paolo Cochi, Francesco Bruno e Paolo Loria. Speriamo serva a far riaprire il caso nuovamente e ovviamente a non dimenticare

https://amzn.to/39LVL6S

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