La notizia rischiava di passare un po’ in sordina, ma credo che siano due autori che in generale meritano di essere ricordati e personalmente forse compongono la coppia di scrittori a cui sono più legato in assoluto. Ho trovato questo articolo che stava sul Manifesto di ieri, credo che renda loro il giusto omaggio.
Che la terra vi sia lieve.
Profondo noir, i due maestri dell’America
Edward Bunker è morto a dieci giorni di distanza da Ed McBain. Vite e stili assai differenti, ma una stessa capacità di raccontare gli Stati uniti e di incidere sull’immaginario dei lettori
ANDREA COLOMBO
Sono morti a dieci giorni di distanza l’uno dall’altro, e con loro se ne vanno gli ultimi grandi padri del noir americano contemporaneo. Vite diverse, stili distanti, identica capacità di raccontare l’America e incidere a fondo sull’immaginario non solo di un esercito di lettori e spettatori ma anche degli autori che hanno imparato da loro, e sono innumerevoli. Salvatore Lombino, classe 1926, scomparso l’8 luglio nella sua casa del Connecticut, era già un autore affermatissimo, con lo pseudonimo Evan Hunter, a 28 anni. Due anni dopo avrebbe cambiato di nuovo pseudonimo e genere: da Evan Hunter a Ed McBain, dal primo grande romanzo sulla rivolta giovanile, Blackboard Jungle,a una delle più longeve e fortunate serie poliziesche di tutti i tempi, quella dell’87° Distretto. È sopravvissuta al XX secolo e persino al suo autore. L’ultimo romanzo, scritto mentre già combatteva contro il cancro alla gola, uscirà tra qualche mese: Learning to Kill.
A 28 anni Edward Bunker, ucciso dal diabete il 18 luglio scorso al Burbank Hospital, stava invece in galera e se aveva scritto qualcosa teneva il manoscritto ben nascosto sotto la branda, a San Quentin. Era nato l’ultimo giorno del `33, il suo primo romanzo Come una bestia feroce sarebbe uscito solo quarant’anni più tardi, nella breve pausa tra un periodo di detenzione e un altro. La faccia di Eddie Bunker (attore in 22 film e sceneggiatore non solo di film tratti dai suoi libri) la conoscono tutti grazie al primo successo di Quentin Tarantino, Le Jene.Era Mr. Blue. Ma assai più che al regista profeta del pulp Bunker ha passato le consegne ai grandi scrittori noir della generazione successiva: prima di tutti James Ellroy, che ha riconosciuto il debito pubblicamente.
McBain è stato uno degli scrittori più prolifici dei suoi tempi: oltre cento romanzi, pubblicati con pseudonimi vari oltre ai due principali. Bunker, invece, ha scritto solo tre romanzi e due meravigliosi libri autobiografici, ma sono tutte pietre miliari. Come una bestia feroce e Cane mangia cane dicono tutto quel che c’è da dire sulla rapina a mano armata, Animal Factory è il testo definitivo sulle carceri americani. Nelle due autobiografie, Educazione di una canaglia e il capolavoro Little Boy Blue, Bunker ripercorre il sentiero indicatogli dal suo maestro e primo ispiratore, Caryl Chessman, l’autore di Cella 2455. Braccio della morte gassato nel `60 dopo una battaglia durata oltre dodici anni.
Avevano molto in comune, Chessman e Bunker: una spiccata tendenza criminale mai degenerata in omicidio, un QI tanto superiore alla media da farli definire «geni», la capacità innata di fare miracoli con la penna in mano, svelando ai lettori i segreti della mentalità dei ragazzi dell’Underworld Usa della seconda metà del XX secolo, diversissima da quella degli squali della grande criminalità, organizzata o meno. Chessman, il condannato a morte più famoso della storia penitenziaria, non riuscì a scampare al braccio della morte. Bunker fu più fortunato, anche grazie all’aiuto e alla protezione di Louise Wallis, moglie del tycoon di Hollywood Hal Wallis, un mogul specializzato proprio in gangster movies.
Edward Bunker sapeva tutto della strada e del carcere. Per questo Hollywood lo utilizzò non solo come ispiratore di trame, attore in parti di secondo piano e sceneggiatore, ma anche come «maestro d’armi». Nei crediti di Heat, con De Niro e Pacino, o di Vigilato speciale (con Dustin Hoffman, tratto dal suo primo romanzo) lo scrittore compare in veste di technical advisor. Significa che il suo compito era spiegare alle star come si muove, parla e pensa un criminale laureato a San Quentin.
Anche McBain sapeva tutto di come lavora la polizia in una grande metropoli (Manhattan, ma nei romanzi dell’87° Distretto si chiama Island) anche se non per esperienza diretta. Lavorava come un giornalista e di quelli coscienziosi, e non si esercitava solo sulle tecniche d’indagine. Adoperava i suoi ragazzi dell’87° per descrivere New York, seguendo meticolosamente, anno dopo anno e a volte con più titoli all’anno, le trasformazioni sociali e i cambiamenti nella mentalità dei suoi abitanti: i criminali, le loro vittime e i loro cacciatori servivano tutti allo stesso scopo, raccontare la metropoli americana, il suo rapidissimo mutare, altrettanto rapide trasformazioni della sua popolazione. I ragazzi dell’87° quasi non invecchiano. L’imberbe Bert Kling del 56 è ancora un ragazzo 50 anni più tardi. Ma il tempo si è fermato per magia solo per loro. Nel contesto invece procede come nella realtà, e se qualcuno un giorno vorrà sapere come è cambiata l'America dai
50 all’inizio del nuovo secolo non troverà strumento migliore delle cronache newyorchesi raccolte nella serie dell’87° Distretto.
Anche McBain, inevitabilmente, è stato saccheggiato dal cinema e dalla tv e il contributo più noto (la sceneggiatura degli Uccelli per Hitchcok) non è il più significativo. Lo sono tanti film tratti dai suoi romanzi e forse anche maggiore è il debito non riconosciuto: una serie di enorme popolarità negli '80 come Hill Street era clonata sul suo distretto, ma soprattutto un’intera scuola di scrittori, registi e sceneggiatori, ha imparato da lui come si fa a scrivere grandi trame poliziesche riuscendo nello stesso tempo a raccontare la realtà con maggior puntualità e minor presunzione di quasi tutti gli autori mainstream.
In questo Salvatore Lombino e Eddie Bunker, lo scrittore affermatosi giovanissimo e il carcerato «nato per perdere» (come è stata titolata in alcuni paesi la sua autobiografia), erano meno distanti di quanto non sembri. Venivano dalla generazione e dalla scuola che ha dimostrato come il noir, e in generale tutta la letteratura detta «di genere», possa essere adoperata per finalità che vanno ben oltre i propri confini codificati, quella che ha aperto la strada a James Ellroy e David Peace. Non è che ci mancheranno: già ci mancano.