El charro de las calaveras (Alfredo Salazar, 1965)

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Siamo dalle parti dell’exploitation messicana più genuina e naif.
Nella stessa pellicola convivono un eroico cavaliere mascherato senza macchia, un lupo mannaro, una strega, un morto vivente, un vampiro, il cavaliere senza testa e due scheletri incappucciati.

Il film, diviso in tre blocchi, segue le gesta del misterioso cavaliere dei teschi, un eroe tutto di un pezzo che vaga per il messico rurale difendendo la povera gente dalle insidie soprannaturali. Nel primo"episodio" combatte il lupo mannaro, nel secondo il vampiro, nel terzo il cavaliere senza testa. In ciascuno dei tre casi lo schema è semplice: un temibile mostro assassino che insidia il paese, due aiutanti pressoché inutili (un goffo e bizzarro omone trasandato nel ruolo del buffone per i siparietti comici, un bambino per l’immedesimazione del giovane pubblico) e una muliebre bellezza in pericolo da salvare. Tutto il resto sono scazzottate e effetti speciali di gomma e cartapesta.

Il fascino di un cinema popolare che ormai non esiste più, in cui per una messinscena efficace serviva davvero poco, poiché il grosso lo faceva la fantasia dello spettatore ed il suo desiderio di divertirsi e lasciarsi trasportare ed incantare dalla vicenda.

Scoperto grazie al prode @Manzotin che l’ha sottratto all’oblio e realizzandone i sottotitoli italiani.

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