Eroe vagabondo aka Buono a nulla (Walter Santesso, 1966)

Questa prima prova dietro alla mdp di Santesso (che si riserva anche il ruolo di interprete principale) è un dramma agrodolce leggero e malinconico, che alterna momenti più divertenti ed avventurosi ad altri amari e riflessivi.

Seguiamo le disavventure di un sempliciotto, un ragazzo buono e volenteroso ma un po’ limitato dal punto di vista intellettivo. Il protagonista cerca di darsi da fare come può per tirare a campare ma tutti i lavori che trova sono precari, instabili, poco redditizi e poco soddisfacenti. Oltre che dal punto di vista lavorativo, anche sul piano delle relazioni umane il ragazzo è sfortunato, si attornia di persone che si approfittano di lui e, incapace di approcciarsi in modo critico alla gente, cerca sostegno e conforto in chi non ha a cuore il suo benessere.

Il film alterna a momenti riusciti (una parte iniziale molto intrigante e dinamica, ad esempio) ad altri un po’ pesanti e prolissi, senza mai però perdere del tutto quella sua particolare singolarità che mantiene vivo l’interesse fino al termine della pellicola.

Girato ed ambientato in Spagna, rivela un’anima parzialmente neaorealista nel mostrare senza abbellimenti la verace semplicità dei luoghi abitati dai personaggi di questa vicenda, con osterie che sono catapecchie, casolari pieni di crepe, infissi scrostati e via dicendo.

Ho trovato molto moderna, per l’epoca, una soggettiva vorticosa del protagonista salito su una giostra durante una festa di paese.

Il film si apre con un monologo potente, pronunciato dall’opulento e ricco padrone che sfrutta la manodopera di disperati, vagabondi ed anche bambini: “Anche questa dovevo sentire? Ma che storia è?!? M’avete forse preso per un Rockfeller? Ma chi ve le ha messe in testa queste… Queste puttanate? Ah ah ah! Anche i diritti sindacali… Sciacalli! Un branco di sciacalli, ecco quello che siete voialtri! Ma attenzione però… Perche io faccio presto eh, vi ributto sulla strada tutti quanti, sapete, se mi fate girare le scatole… Riparlatemi di sindacato e vi faccio vedere io!”

Debbo dire che come abbrivio di un film del '66 mi ha colpito, con quella parolaccia piazzata lì in modo così incisivo e netto… Efficace e coraggioso, non me l’aspettavo!

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