Faccia A Faccia

Si, sul retro, certamente è un errore (forse confusi dai titoli de “la resa dei conti”, della stessa collana?):confused:

strano… nella mia no:confused:

Bada sul retro, non davanti, è il primo nominativo degli attori (sull’edizione, cartonata “Colt Collection”). :rolleyes:

perdonate la svista… avete ragione: sul retro c’è Van Cleef:confused:
azz… non avevo mai prestato attenzione a questo errore:mad:

Anche di questo film riporto qualche passaggio del libretto del DVD pubblicato dalla Fabbri: «Gioca a mescolare ancora le carte Sergio Sollima nel suo secondo western (il primo è La resa dei conti ), arrivato per la prima volta nelle sale il 23 novembre 1967. Così dopo il racconto di una caccia all’uomo in cui aveva voluto dare voce alle ragioni della preda (facendo pian piano capire al cacciatore e anche al pubblico che l’apparenza può ingannare), questa volta va ancora più in là. In Faccia a faccia niente e nessuno resta alla fine ciò che che era all’inizio del film. Il pacifico professore Brad Fletcher si tramuta in un folle e delirante assassino assetato di potere, mentre il pericoloso bandito Solomon Bennet, detto Beauregard, man mano che la storia si dipana è sempre più nauseato dalla violenza fine a se stessa (arrivando addirittura a salvare la vita a Charlie Siringo, l’uomo dell’Agenzia Pinkerton incaricato di catturarlo). Anche quest’ultimo, disponibile a qualunque efferatezza pur di raggiungere il suo scopo, finisce per opporsi all’inutile uccisione dei fuorilegge sopravvissuti alla distruzione del covo delle “Pietre di fuoco”. Infine anche il più volte evocato Zachary Shot, l’uomo del “Branco selvaggio” di cui si parla fin dall’inizio del film per liberare il quale i compagni sono disposti a dare la vita, nell’ultimo quarto d’ora della pellicola si fa corrompere e guida il gruppo di mercenari inviati a massacrare proprio i suoi compagni.
…In Faccia a faccia, affrontando il tema dei cambiamenti umani di fronte ad avvenimenti eccezionali, Sollima descrive l’intellettuale, un po’ troppo abituato a essere freddo e razionale, come il portatore di una potenziale carica negativa mentre l’incolto ma intelligente fuorilegge, nella stessa situazione, finisce per farsi alfiere di valori positivi e meno teorici. Da non sottovalutare poi la questione del potere. Gli uomini anche più insospettabili possono essere corrotti dall’idea del potere e soprattutto dall’uso della violenza. Nel film la corruzione e il fascino che la violenza esercita su Brad Fletcher sono progressivi e sottolineati da dialoghi sempre più incalzanti. Quando impugna per la prima volta una pistola dice: «Certo che stringendola si ha come un’assurda sensazione di potenza con questo modo così naturale di aderire alla mano…». La strada è aperta. Dopo aver ucciso il primo uomo perde i freni inibitori, la violenza diventa uno strumento per aumentare e mantenere il suo potere personale mentre la sua cultura è complice nel fornirgli giustificazioni sempre più sofisticate. Quando alla fine Sollima affida al fuorilegge il compito di rimettere in ordine le cose, i codici tradizionali del western all’italiana sono completamente ribaltati. L’antieroe solitario che sfida il mondo per denaro, interesse, vendetta o anche solo per il gusto non esiste più. Qui tutti sono eroi, tutti antieroi e tutti odiosi assassini, dipende dal tempo, delle condizioni e dalle pulsioni nascoste».

Gran bel film, belle le interpretazioni di Volontè e Milian, anche se secondo me si doveva dare più spazio alla storia di Bennet, che risulta già a inizio film un po’ fiacco rispetto al personaggio di Fletcher, cosa che infatti si vedrà sempre più.

Mi è piaciuto moltissimo William Berger, che secondo me ha una faccia perfetta per il western, in questo film è strepitoso!

Hai ragione, ma credo sia voluto. È Fletcher infatti la chiave di volta della storia. Sono le sue evoluzioni a spingere avanti la narrazione.

Ok! Ma secondo me se si fosse raccontata anche l’involuzione di Bennet (da spietato assassino a uomo di cuore) in parallelo all’evoluzione di Fletcher, il film ne avrebbe guadagnato ancor di più.

un western perfetto,
sarebbero bastati un’altra ventina di minuti per approfondire il personaggio di milian per parlare di capolavoro al pari del miglior leone

Personalmente credo che la forza del personaggio di Milian stia proprio nella sua asciutta e istintiva presa di coscienza. Se lo si disegnava con un tratto più preciso c’era il rischio di diluirne un po’ l’efficacia.

sarebbe da vedere come veniva svillupato, ma se il regista ha deciso di non farlo avrà le sue buone ragioni

A mio avviso, no. Sollima era un ottimo artigiano, ma il respiro epico del miglior Leone non è mai riuscito a raggiungerlo. Come non c’è mai riuscito nessun altro autore nostrano cimentatosi col genere. Non è questione di non saper approfondire: semplicemente Leone era Leone. Apprezziamo faccia a faccia per quello che è: un ottimo western con due grandi interpreti. In certi casi trovo che i paragoni siano addirittura deleteri, oltre che superflui; e i what if son pure peggio.

Ho visto questo film ieri per la prima volta dopo averlo comprato in dvd 1settimana fa e devo dire che,nonostante mi manchino tantissimi film recensiti come dei capolavori da vedere,mi ha davvero colpito notevolmente!!
Veramente un grande film anche se a mio parere,a differenza di quanto detto in questo forum da alcune persone,non è neanche lontanamente paragonabile ai film di Leone e Volontè da si vita a una grande interpretazione ma a mio avviso in confronto ad altre sue parti da cattivo non cè paragone…
E questo fa capire quanto siano stati grandi i film di Leone e i suoi personaggi perchè questo film è davvero molto molto bello!!

Fugaca OT: Corrado, secondo te Per un pugno di dollari - non pensare alla sua fama o alla sua innovatività - ha un respiro epico?

Secondo me l’unico film di Leone ad avere respiro epico è C’era una volta il West,in parte Giù la testa.
Gli altri sono ottimi film di genere.punto.

Scusate l’intromissione.

Ti rispondo in apposito thread, sennò Swat mi uccide.

sinceramente l’unico film di leone che posso ritenere superiore, senza esitare, a questo è IL BUONO, IL BRUTTO…

Ma va’ là. E Giù la testa, allora? E C’era una volta il West? Diamo a Cesare quel che è di Cesare, e a Leone quel che è di Leone. Fermo restando che stiamo discutendo di faccia a faccia, un ottimo western che non abbisogna di inutili paragoni (sarebbe come voler elogiare Profondo rosso accostandolo forzatamente ai film di Hitchcock).

Chissà che cosa avrebbe fatto Sollima se avesse avuto le disponibilità economiche dei produttori di Leone…
Non vorrei esserte frainteso. Leone è Leone ma quella generazione di registi ha prodotto tanti genii. Lo vedo “primus inter pares” non una stella polare (di chi visto che più o meno vengono tutti dalla stessa scuola?).

Non era solo questione di soldi, c’è gente che ha fatto western con meno mezzi di quello di Sollima ( i famosi “poveristici” d’ambientazione ciociara). Leone quando ha fatto il suo primo western era a basso budget, eppure già lì si respirava un’atmosfera particolare, epico o no era senz’altro innovativo. Diciamolo: Sollima era un buon artigiano, Leone un genio. Inutile fare paragoni, non credo renda giustizia a un ottimo regista come Sollima aggrapparsi ai “what if” (spesso tirati in ballo per tanti altri onesti mestieranti, vedi Fulci e Bava). Faccia a faccia resta uno dei migliori western “non leoniani” girati in Italia, e a me tanto basta.