Francesco Narducci e il mostro di Firenze

Ho letto in questi giorni, tutto d’un fiato, questo libro di Alvaro Fiorucci, https://www.ibs.it/48-small-dottore-di-perugia-libro-alvaro-fiorucci/e/9788860745002#,
dedicato alla figura del gastroenterologo fiorentino, morto nel 1985 presso l’isola Polvese sul lago Trasimeno, ed attenzionato per lungo tempo dagli inquirenti come possibile
mandante-complice degli assassinii di “Cicci il mostro di Scandicci”.
Il quadro che ne esce è davvero triste: quello di una inchiesta spesso forzata, all’insegna del sensazionalismo…
Ho intanto finito un secondo libro sul mostro di Firenze: Il caso Pacciani, storia di una colonna infame? scritto dal magistrato Felice Ferri… Anche qui viene condotta una lucida analisi delle
carte processuali, e spesso leggendone le pagine mi sono chiesto se il contadino di Mercatale non sia stato anch’egli una vittima sacrificale…

Mah, a parer mio il vero assassino non è mai stato trovato.

Se ti manca, devi leggere anche “Storia delle merende infami” di Nino Filastò (l’avvocato di Vanni), la cui ipotesi sull’identità del killer è quella che mi convince di più.

No, questo mi manca, lo recupero senz’altro.
Vanni, un altro poveraccio… Mitica la ricostruzione a Un giorno in pretura
del suo arrivo al pronto soccorso con un vibratore incastrato nel culo.
Canessa e soci gli hanno fatto dichiarare di tutto e di più…

La vicenda del Mostro di Firenze a parer mio è, e resterà per decenni, il caso di nera più intrigante ed affascinante mai accaduto in Italia.
Ora non riesco a dilungarmi quanto vorrei, mi limito a consigliarvi al volo la lettura di questo forum http://mostrodifirenze.forumup.it/index.php?c=2&mforum=mostrodifirenze

Concordo, inoltre il libro si legge veramente bene.
Mi piacerebbe leggerne un altro, quale mi consigliate?

Io di recente ho letto “Dolci colline di sangue”, scritto in maniera romanzata da Spezi (il giornalista che più di tutti si è interessato alla vicenda, finendo per essere lui stesso indagato) e Preston e “Compagni di Sangue”, scritto da Lucarelli e Giuttari, il capo della squadra mobile che identificò nei compagni di merende gli autori dei delitti.
Sono due libri complementari, perché seguono piste completamente differenti. La pista del primo è affascinante ma a mio parere inverosimile, la pista del secondo è quella più processuale e quindi…inverosimile anch’essa, a giudicare da come sono andate a finire le cose :smiley:

Dolci colline di Spezi lo devo recuperare, anche perché Spezi è stato vittima della follia del giudice Giuliano Mignini, l’artefice della pista Narducci e di quella dei compagni di merende. S’è fatto 23 giorni di carcere solo per avere espresso idee diverse da quelle della procura. Follia pura.
Secondo me la sua pista non è del tutto sbagliata: indagare sui sardi, e quindi sulla Beretta calibro 22, è secondo me corretto. Del resto il primo omicidio fu compiuto dal Mele con quella arma.
Mignini, per inciso, è lo stesso del caso Meredith…

La pista sarda è senza dubbio interessante e ha un senso (specie in riferimento al primo omicidio, quello a cui fai cenno e per il quale fu condannato Mele); il problema è che secondo me il movente indicato da Spezi fa un po’ acqua, lo trovo poco sostanzioso per una serie di delitti simili. Trovo di conseguenza inverosimile il killer da lui identificato.

Se Federico per “affascinante” intende qualcosa di legato a un fascino morboso e perverso, allora tutta la faccenda relativa al mostro di Firenze è in tal senso imbattibile. E attende un film all’altezza, diciamo qualcosa di simile a “Zodiac” di Fincher: ma ci vogliono regista e attori adeguati. Nel panorama cinematografico italiano attuale, la vedo dura…

Leggevo sul libro di Ferri, per l’appunto, che Tom Cruise aveva comprato i diritti di Le dolci colline di sangue per poterci fare un film.
Pare che adesso tali diritti siano passati di mano… non so a che punto sia il tutto e se vedremo mai un esito positivo della vicenda.


Il libro di Spezi, come dicevo, non l’ho letto. E’ un certo “Carlo”, della genìa dei sardi, che soggiornò a Bergamo negli anni dal 1974 al 1981, anni in cui appunto non ci furono delitti?

I libri di Ferri e Fiorucci che citavo te li consiglio senz’altro, davvero ben fatti, documentati e non cialtroneschi (e sulla vicenda alcuni ce ne sono, tipo quello scritto con la “pazza” Gabriella Carlizzi).
Adesso ho appena iniziato questo https://www.amazon.it/Mostro-dautore-Tommaso-DAltilia/dp/889027431X di Tommaso D’Altilia, che vuole essere una sorta di analisi sul caso in generale, da un punto di vista della giurisprudenza…l’autore arriva da una famiglia di “principi del foro”.

Lo si trova qui, aggratise: https://www.scribd.com/doc/106193062/Tommaso-d-Altilia-Mostro-d-Autore

Esattamente. L’ipotesi di Spezi si basa quasi esclusivamente sul passaggio di mano della pistola, che dovrebbe essere la stessa sia per quanto riguarda l’omicidio del '68 che per tutti i delitti seguenti.
Che poi Spezi non lo scrive chiaramente, ma fa palesemente intendere che questo Carlo sia Antonio Vinci, figlio di Salvatore Vinci e nipote di Antonio Vinci.

Eh, infatti il tema è proprio quello del passaggio della pistola. Alcuni, nelle carte processuali, sostengono che invece le pistole erano si due Beretta ma diverse: una “long rifle a canna lunga da 8 colpi”, l’altra a canna corta con dodici colpi, o viceversa, non ricordo bene.
A un certo punto, venne spedito agli inquirenti, da un anonimo, un pezzo di Beretta, un carrello, che si rivelò poi appartenere a una Beretta calibro 22. Chissà se quel pezzo proveniva davvero dall’arma del mostro.

Comunque, se l’ipotesi della stessa arma fosse certa al 100%, e per me la cosa può reggere, smontata la pista dei sardi rimarrebbe da capire come possa essere passata dalla mano degli “isolani” a quella del mostro…


Eh, infatti. Sempre per quanto riguarda i sardi, un altro fatto che è rimasto oscuro è quello del figlioletto di Mele, che fu portato la notte dell’assassinio della Locci e Lo Bianco in una casa nelle vicinanze.

Vero, infatti la storia della pistola è uno dei grattacapi maggiori di tutto il caso. La cosa secondo me veramente assurda è il come si sia riusciti a collegare il delitto del '68 a quelli successivi. La cosa accadde dopo il delitto di Baccaiano ('82), quando tale maresciallo Fiori si ricordò improvvisamente del delitto di Signa (quello del '68, per il quale Mele in quel momento era in galera, reoconfesso), andò a riprendere in mano il fascicolo e dentro ritrovarono i bossoli di 14 anni prima, cosa assolutamente incredibile visto che tali prove avrebbe dovuto essere distrutte anni prima. Ad aggiungere inverosimilità alla cosa c’è da dire che il processo del '68 si svolse a Perugia (non ricordo però come mai), quindi non capisco come Fiori potesse aver avuto questa intuzioni, sebbene comunque nel '68 fosse operativo a Signa.
Forse Fiori fu imbeccato da qualcuno, che aveva tutta l’intenzione di riaprire il caso anche del delitto di Signa, scagionando (per rendergli un favore?) lo stesso Mele.
Per me comunque il delitto del '68 non ha nulla a che vedere con quelli seguenti, perlomeno per quanto riguarda la mano che effettivamente sparò.

Si, esatto, nasce tutto da Fiori. Perché ritieni che il caso del '68 sia slegato dagli altri?
A ben guardare, almeno per le idee che mi son fatto, ci sono diverse cose in comune, a parte l’assenza del prelievo dei feticci.

Perché:

  1. E’ l’unico in cui può esserci un movente valido, ovvero la gelosia. Tutti gli altri delitti non hanno moventi logici, se non il reperimento di feticci.
  2. Il figlio della donna uccisa (che era a bordo dell’auto teatro del duplice omicidio) sembra che fu accompagnato fino ad una casa distante qualche centinaio di km dalla scena del crimine; il mostro non penso avrebbe mai fatto una cosa simile. Si sarebbe limitato a fuggire ed ignorare il bambino (che tra l’altro probabilmente conosceva l’assassino del '68, assassino che non si fece scrupolo a farsi vedere in volto dal bimbo stesso).
  3. E’ troppo distante dagli altri delitti. So che non è raro avere strisce di omicidi che si sono allungate parecchio nel corso degli anni, ma questo caso a mio modo di vedere è diverso.

Per il resto è pur vero che ci sono oggettivi elementi di coincidenza tra il delitto di Signa ed i successivi, come il modus operandi, il probabile appostamento per lo studio delle vittime, la scelta delle vittime stesse e l’arma del delitto.

Ma il figlioletto di Mele non fu portato in una casa abbastanza vicina al luogo del delitto? Peraltro si è scritto che a portarlo fu lo stesso Mele, a quanto pare.
La distanza tra il '68 e il '74 è più o meno la stessa che ci fu dal secondo delitto, Pettini-Gentilcore (1974), al terzo, De Nuccio-Foggi (1981), per cui non sarebbe di per sè un fatto strano


Leggo dal libro di Ferri (pagina 16) che il bimbo, Natalino Mele, figlio di Stefano, fu portato dallo stesso padre in una casa a 3 km di distanza dal luogo del delitto.


Le cartucce usate dal Mele erano effettivamente le stesse dei successivi delitti del mostro, le Winchester calibro 22 serie H, la “H” stampigliata sul fondello.

Se non erro la casa distava circa 2 km o poco meno, ma potrei benissimo sbagliarmi.
Ma infatti se fu proprio Mele a portarlo significa che era lì sul luogo del delitto e quindi:

  • se fu lui ad uccidere significa che ovviamente i delitti successivi non poteva averli eseguiti lui, in quanto in carcere. In questo caso quindi la mano del delitto è per forza di cose diversa;
  • se invece fu un sardo ad uccidere, lo fece sicuramente con Mele presente, ed uccise con un movente “valido”, come la vendetta nei confronti dell’adultera (adultera in quanto moglie di Mele ed amante di uno o più sardi :D). Questo movente lo troviamo solo in questo delitto, i successivi restano ingiustificati!
    Per me il collegamento tra il delitto del '68 e gli altri fu creato ad arte per depistare e confondere le indagini.

2 o 3 km, non cambia, non sono le centinaia a cui facevi riferimento :slight_smile:
Eh, ma infatti del delitto fu accusato e condannato Stefano Mele.
Per questo, secondo me, la pista dei sardi non è campata per aria. A meno che qualcuno di loro abbia passato, venduto, gettato la pistola, finita poi nelle mani del mostro


Pace all’anima sua, ma la donna si dava molto da fare, a quanto pare :smiley:

I bossoli erano quelli assurdamente ritrovati all’interno del fascicolo a 14 anni di distanza; secondo me sono stati aggiunti di proposito al fascicolo (dopo essere stati recuperati dalle scene dei delitti fino all’82 e non repertati) per inquinare le indagini.
Chi può averli fatti ritrovare? Probabilmente un poliziotto o qualcuno del giro: in tal caso il mostro potrebbe essere proprio lui, essere un suo complice o avere agganci diretti con la polizia.