Gazzosa alla Menta (Diane Kurys, 1977)

Che bello raga!!!
visto stanotte alle 3,30 :-p

tra il Pinoteau de Il tempo delle mele di qualche anno successivo e il Truffaut de Gli anni in tasca uscito l’anno precedente: Siamo all’inizio dell’anno scolastico 1963, al liceo femminile Jules Ferry di Parigi, frequentato da Anne Weber di 13 anni e da sua sorella Frédérique, un pò più grandicella. Il film non ha una vicenda da narrare, ma solo presenta la vita di ogni giorno delle due sorelle a scuola, in casa, con gli amici. La protagonista vera del film è l’età adolescenziale, con le sue piccole gioie e tristezze, con le sue curiosità e i suoi misteri. Gli anni della contestazione sono alle porte, un rapporto saffico vagamente accennato, il finale interlocutorio e molti altri spunti ancora, alcuni approfonditi, altri meno…

regia incerta di Diane Kurys ma in compenso le protagoniste in erba sono spigliate

non so neanche se uscirà mai il dvd italiano, ma se conoscete il francese (aiutandovi coi sottotitoli) potete provare a comprarlo in qualche dvd shop d’oltralpe :lobster:

n.b. per certi versi mi ha ricordato Mignon è partita della Archibugi, ma devo ammettere che questo è decisamente più coinvolgente :lobster:

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Un buon film, che alterna momenti disincantati e lirici (sono le istantanee che ci comunicano i messaggi più universali, trasmettendooci in modo vibrante i vissuti emotivi di due sorelle di 13 e 15 anni nelle fasi della crescita e del cambiamento) ad altri quadri che sono più marcatamente “di costume”, che ci raccontano che cosa potesse significare essere adolescente in una società che iniziava a trasformarsi ma il cui zoccolo duro rimaneva ancorato ad una visione del mondo molto conservatrice.
Fanno sorridere certi aspetti della rigidità con la quale veniva intesa la disciplina nell’elitario liceo femminile frequentato dalle due sorelle, tra il totale disprezzo del corpo insegnante verso la scuola pubblica ed i metodi di insegnamento denigratori e svalutanti messi in atto da alcune docenti.

Resta il fatto che il film è un’interessante fotografia di una fase di transizione della vita (l’adolescenza) in un’epoca di transizione della società (stiamo andando verso il ‘68). L’attenzione ai dettagli piccoli ma estremamente significativi dei vissuti delle giovani protagoniste mi ha ricordato un po’ quella poesia che si può trovare in certi lavori di Olmi o Avati.

Il titolo originale, “Diabolo menthe”, si riferisce ad un cocktail analcolico fatto con sciroppo di menta e limonata, che le protagoniste ordinano in un caffé dove si ritrovano con gli amici. Il brano che fa da tema principale è la magnifica omonima canzone del cantautore francese Yves Simon, che all’epoca ebbe un successo commerciale clamoroso, aiutando molto a spingere il film in Francia (infatti nella prima tiratura del 45 giri in copertina figura il cantante, unica personalità nota di tutto il progetto, mentre nelle stampe successive c’è il manifesto della pellicola).

Nella versione italiana purtroppo questo magnifico e delicato brano cantautoriale è stato sostituito dall’anonima e manieristica “Stay” di John Wilkie.

Si tratta di un film che in Francia è stato fenomeno di costume, film della vita per un’intera generazione, come lo fu nel decennio successivo Il tempo delle mele. Non so come andò qui da noi, ma penso che il successo fu parecchio più modesto, dato che attualmente non lo ricorda nessuno.

Visto grazie ad un passaggio televisivo su Lazio TV che purtroppo spesso e volentieri è fastidiosamente fuori sincro.

La regista ha firmato come pellicola successiva Cocktail molotov, che si incentra sulla vicenda di crescita e formazione politico/sentimentale di una ragazza diciassettenne nel maggio '68.